Beatrice Rubini, Executive Director di Crif, ci ha presentato un quiz disponibile online che ha coinvolto diverse classi di scuole superiori. «Solo il 40% dei 15enni dice di sentirsi a proprio agio quando si parla di denaro. La media OCSE è del 50%»
A volte i luoghi comuni raccontano soltanto una parte di verità. All’estero dicano quel che vogliono sui nostri difetti, ma lungo lo Stivale abita un popolo di grandi risparmiatori, termine che molto spesso viene associato agli italiani. E in effetti i numeri sembrano confermarlo. «Risparmiare resta un costitutivo dello stile di vita italiano», si legge in un documento pubblicato a inizio 2024 dal Censis. «Dichiara di riuscire a risparmiare quasi il 77% degli italiani e, in particolare, risparmia il 77,3% dei residenti al NordOvest, il 77,3% dei residenti al Nord-Est, il 77,2% al Centro e il 75,7% al Sud e Isole».
Ma se siamo così bravi perché Crif, azienda attiva nel settore delle informazioni creditizie e dell’open banking, ha deciso di sviluppare un edu game per trasmettere competenze di base sulla materia?
Risparmiare: si impara giocando
Con Saver Game – disponibile direttamente da browser – l’obiettivo è far sì che gli utenti rispondano a una serie di domanda legate all’educazione finanziaria, materia su cui in Italia non brilliamo particolarmente. Secondo Banca d’Italia, a domande sui principali concetti economici – inflazione, tasso di interesse e diversificazione del rischio – risponde correttamente appena il 35% degli intervistati.
«Come Crif ci occupiamo di tematiche legate alla capacità di pianificare e supportare le famiglie nelle finanze. Ci siamo resi conto, leggendo studi OCSE, che molto spesso la pianificazione è un problema di conoscenza. Abbiamo dunque deciso di portare la questione alle giovani generazioni attraverso un gioco». Beatrice Rubini, Executive Director di Crif, ha presentato a StartupItalia l’impostazione alla base di Saver Game, progetto che ha coinvolto alcune classi superiori dell’Istituto Silva Ricci di Legnago (Verona).
Come si può intendere la pianificazione quando si tratta di risparmiare soldi? «Per noi la pianificazione vuol dire la capacità di definire un budget e darsi limiti di spesa chiari – ha argomentato Rubini -. Attraverso il risparmio si può raggiungere un obiettivo o aver quel gruzzolo che ci consente di gestire eventuali imprevisti».
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Nell’epoca dove la distanza tra noi e un corriere che suona per consegnarci un pacco sta in pochi touch sullo schermo dello smartphone, l’altra questione è controllare l’acquisto di impulso. «Si tratta di spesa intelligente e di quanto si deve spendere. L’acquisto di impulso, che prevale sulla ragione, tante volte è legato a quello».
Parlare di soldi è ancora un tabù
Nell’educazione al risparmio rientra anche una buona competenza in materia di gestione dei debiti. «Prendere a prestito denaro è una buona soluzioni per un investimento per cui non si avrebbero disponibilità immediate, ma bisogna assicurarsi che le rate non superino il 30% delle proprie entrate». Tutte queste nozioni, ci ha raccontato Rubini, sono contenute in piccole pillole nel quiz di Saver Game. «Con questo progetto educational, Crif si pone l’obiettivo di diffondere una maggiore consapevolezza sul tema del risparmio sia tra i giovani sia tra gli adulti».
C’è poi un’altra questione tanto importante quanto delicata, perché resta per molti ancora un tabù. Parlare di denaro in Italia non è facile e questo, giocoforza, restringe le possibilità che l’educazione finanziaria, al risparmio e agli investimenti cresca e si diffonda. Il problema parte fin da giovanissimi: «Solo il 40% dei 15enni dice di sentirsi a proprio agio quando si parla di denaro. La media OCSE è del 50%. Questa situazione è frutto anche dell’offerta scolastica, con conoscenze perlopiù teoriche».
Secondo Rubini c’è una abitudine che potrebbe aiutare a tenere sotto controllo maggiormente le uscite, sia per i genitori che vogliono rendere più autonomi i figli sia per gli adulti. «Bisogna usare strumenti che permettono di controllare le spese, come le carte prepagate. In Italia le usa appena il 37%. Poter aver un conto a disposizione in cui ho traccia di quel che spendo per singola categoria è sempre più importante».
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