Luciano Ellena ha 63 anni e da due decenni fa il mulattiere, una professione alimentata da una grande passione. Luciano ha ripreso in mano un mestiere quasi dimenticato nella sua terra di orgine – a Chiusa di Pesio- un piccolo paese ai piedi delle Alpi marittime. Con lui tre asini e un’idea ben precisa: riproporre la someggiatura in chiave moderna, attraverso diverse attività che avrebbero potuto spaziare dal turismo alla pet therapy, senza dimenticare la vocazione principale di questi fantastici quadrupedi. La prima occasione si è presentata per aiutare a risolvere il problema degli approvvigionamenti dei rifugi.
«PER LA PRECISIONE LI RIFORNIAMO DA 17 ANNI, ma già quando ho cominciato l’obiettivo era quello di fare un mestiere per rendere onore a quegli animali che lavorano con l’uomo già da cinque, seimila anni. Abbiamo iniziato con il Pietro Garelli (una struttura a quasi duemila metri di quota, a Pian del lupo, ndr). Ora ne ho trenta, quaranta, tra muli, asini e cavalli. Riforniamo i nove rifugi del parco naturale delle Alpi marittime e del Monviso, oltre a due bivacchi. Ci spingiamo fino in Valle d’Aosta».
IL CONCETTO DI BASE E’ CHE UOMO E ANIMALE collaborano da tantissimo tempo, hanno un legame che la vita industriale ha relegato in un angolo e che i tempi erano maturi per recuperarlo. «Il mulo arriva da papà asino e mamma cavalla ed è stata una ibridazione voluta dall’uomo, non a caso. Il mulo prende la razionalità dell’asino e la velocità del cavallo. Sostanzialmente è un po’ come un furgone: puoi caricarlo molto perché porta – a seconda delle dimensioni ovviamente – anche cento chili, ma è più rapido dell’asino. Pensate alle vie del sale che dal mar ligure salivano nell’entroterra: serviva il giusto compromesso per riuscire a fare strada e portare i carichi. Io avevo fatto un po’ di tutto nella vita, ma sono figlio di contadini e mio nonno era boscaiolo. Mi ricordo che in paese da noi le strade non erano asfaltate e i muli c’erano, c’erano i carrettieri. Poi ho dovuto forgiarmi ovviamente: ho imparato la filosofia di Parelli – un metodo che si concentra sulla formazione dell’uomo perché possa comprendere meglio il comportamento del proprio cavallo, ndr – e ho imparato il linguaggio degli equidi. Il nostro non è un metodo costrittivo, lavoriamo in sintonia con l’animale. E poi, da due anni a questa parte, abbiamo aperto la scuola da mastro mulattiere. C’è interesse, formiamo cinque o sei persone ogni anno».
IL PROBLEMA DELL’APPROVVIGIONAMENTO DEI RIFUGI è sia economico che ambientale. Molti non sono raggiungibili con mezzi a ruote come auto o moto. Per i rifornimenti di alimenti e il rientro a valle dei rifiuti bisogna chiamare l’elicottero, che ha un costo molto elevato e consuma ingenti quantità di carburante. Ma anche dove è possibile utilizzare i mezzi, la movimentazione con animali ha ovviamente un minore impatto in termini di inquinamento acustico e ambientale. Nel 2019 Ellena ha vinto un bando del parco naturale delle Alpi marittime insieme ai gestori del rifugio Morelli-Buzzi, Marco e Paolo Giraudo, riuscendo a dare continuità e forza al progetto di movimentazione degli approvvigionamenti tramite i muli. La struttura è aperta dal 15 giugno al 15 settembre e i muli salgono per il sentiero che da Terme di Valdieri passa per la valle del Chiusson. «L’idea era di sfruttare l’antica mulattiera, che poi è stata trasformata in parte in strada reale, quando il sovrano veniva a caccia nei suoi possedimenti. In area parco molte di quelle strade e di quelle mulattiere sono ancora percorribili. Da noi vengono tre muli a settimana, in totale riescono a portare 250 chili, senza essere sovraccaricati».
LO SPECIFICO PROGETTO E’ INSERITO ALL’INTERNO di una visione del rifugio come elemento che si integra il più possibile in un contesto eco-sostenibile. «Abbiamo pannelli solari e una turbina ad acqua – spiega Paolo- che riescono a fornirci gran parte dell’energia elettrica di cui abbiamo bisogno. In anni ricchi di precipitazioni come questo, la turbina è riuscita a lavorare per tutta l’estate».
TORNANDO AI MULI, QUANDO RICEVE DEI FINANZIAMENTI, Ellena svolge anche attività di manutenzione dei sentieri e delle strade. Il maltempo, il transito del bestiame e l’attività dei turisti – con i mezzi a motore, ma anche a piedi o in mtb – hanno infatti un impatto importante sulla tenuta dei percorsi. Luciano in quel caso si occupa di sistemare la segnaletica, le pietre smosse, più in generale tutto quello che serve a mantenere i tracciati in ordine, ovviamente anche trasportando il materiale necessario. C’è poi l’attività turistica in senso stretto.
«ORGANIZZIAMO DEI TREKKING DAL MARE fino all’interno del parco, ci vogliono sei giorni per fare tutto il percorso. Sono 20-25 chilometri al giorno, 140-150 in totale. E poi, in inverno, facciamo anche esbosco e riforniamo i rifugi e i bivacchi con la legna. I nostri muli non dormono nelle scuderie, hanno una piccola casetta per ripararsi, ma li facciamo vivere all’aperto. Così mettono il pelo invernale. Basta una giornata e hanno cambiato vestito, sono animali stupendi, che viaggiano anche sulla neve».
INFINE, PRESSO L’AZIENDA AGRICOLA E AGRITURISTICA Lungaserra, insieme alla moglie Daniela Turco ha un’attività di pet therapy con i cani e una cooperativa sociale. Quest’ultima dà la possibilità di reinserirsi a persone che possono arrivare da accordi con la asl. «E anche in questo caso il valore degli animali è importantissimo nel permettere di progredire. Prendendosi cura di loro imparano a prendersi cura di sé stessi». Medice, cura te ipsum, un invito che – perché no – può benissimo venire dai muli: animali spesso visti solo come bestie da fatica, e che invece portano dentro di loro una grande saggezza.
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