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Eventi, cultura e sviluppo urbano: come un’eccellenza fiorentina trasforma la città e guida il turismo di qualità. Ne abbiamo parlato con il presidente di Firenze Fiera Lorenzo Becattini

Un quartiere fieristico e congressuale unico al mondo (e con oltre 100 mq totali di superficie), nel cuore rinascimentale di Firenze, accanto alla stazione di Santa Maria Novella. Fortezza da Basso, Palazzo dei Congressi, Palazzo degli Affari: sono queste le “gemme” gestite da Firenze Fiera. La privilegiata collocazione e il fascino dei suoi spazi, in cui l’architettura storica dialoga perfettamente con la contemporaneità, sono i fattori che ne fanno un unicum nel panorama fieristico-congressuale mondiale.

Al timone di questa struttura, che nel 2024 ha organizzato 118 eventi dei quali 23 internazionali, c’è Lorenzo Becattini, già deputato della Repubblica, presidente di Toscana Energia e sindaco di Reggello.

Lorenzo Becattini

Presidente, Firenze Fiera opera al centro della cultura fiorentina; recentemente lei ha parlato – usando forse un gioco di parole – dell’arte di trasformare le città: ci può dire di più?

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«Durante una iniziativa organizzata da Il Sole 24 Ore ho illustrato la particolarità di Firenze Fiera, una sorta di “città nella città” con la disponibilità di tre immobili di pregio, e ho parlato della nostra scelta di accompagnare alla gestione caratteristica (le fiere e i congressi) anche alcuni aspetti culturali, che vanno dal recupero di taluni ambienti al regalare libri sulla storia degli edifici da noi gestiti».

La cultura, e nel caso specifico gli eventi culturali, possono anche influenzare e indirizzare lo sviluppo urbano di una città?

«Sicuramente, e lo si può fare per esempio ristrutturando e recuperando spazi e immobili storici. A novembre è stato inaugurato il nuovo ingresso principale di Firenze Fiera in piazza Adua, che dà accesso al quartiere fieristico-congressuale.

Un’operazione infrastrutturale e culturale che aggiunge prestigio, decoro e sicurezza a tutta l’area e che è solo l’ultimo, in ordine cronologico, di tutta una serie di interventi edilizi e investimenti messi in atto dalla società in questi ultimi mesi per un importo di 650mila euro, cui va aggiunto 1 milione 150mila euro di investimenti nel 2024 sui lavori in Fortezza (un complesso che ha altissimi costi di ordinaria e straordinaria manutenzione, essendo stato realizzato nel 1534) per un importo totale di quasi 2 milioni di euro.

Poi ci sono gli interventi al nuovo Padiglione Bellavista (sarà in grado di contenere 2.500 persone), al Liceo Machiavelli (che in futuro potrebbe ospitare tutti gli uffici di Firenze Fiera, oggi distribuiti su più strutture), al Padiglione Spadolini (con un investimento di 1 milione di euro)».

Lei è stato anche docente di Economia regionale del turismo: è stata un’esperienza che le è tornata utile nel suo ruolo di presidente di Firenze Fiera?

«Sì, sono stato professore a contratto all’Università di Firenze dal 2005 al 2009 e prima ancora avevo avuto una impresa che faceva marketing, iniziative e promozione negli Stati Uniti. Entrambi i casi mi hanno aiutato a capire meglio la posizione che dovevano avere Firenze e la Toscana nel mercato del turismo e come implementare il ruolo del pubblico nelle attività legate all’economia turistica».

Qual è lo stato dell’arte del turismo congressuale fiorentino? E qual è il suo impatto economico sulla città?

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«Firenze Fiera ha registrato un fatturato da circa 23 milioni di euro nel 2024 e la parte puramente congressuale rappresenta oggi il 40 per cento del totale, ma crescerà ancora nei prossimi anni (nel 2023 sono stati oltre 60mila i partecipanti ai vari congressi ed eventi gestiti da Firenze Fiera, ndr). La città capoluogo raccoglie ogni anno 80 milioni di euro di tassa di soggiorno e una buona parte viene proprio dal turismo congressuale».

Ma che tipologia di turismo è quello congressuale? A Firenze si parla da tempo di overtourism: il vostro settore può sganciarsi da questo aspetto negativo?

«La nostra è una clientela internazionale di pregio, che sovente torna a Firenze da turista. Ma contribuisce solo in piccola misura all’intasamento del centro cittadino, in quanto buona parte della giornata la passa all’interno di strutture chiuse. Ma poi frequenta ristoranti e alberghi, acquista nei negozi, prende i mezzi pubblici e i taxi. È però necessario risolvere la questione accoglienza alberghiera. Da tempo auspichiamo la realizzazione dei cosiddetti alberghi di servizio, location eleganti ma a prezzi più contenuti. È pertanto in atto un confronto tra Firenze Fiera, amministrazione comunale e altri interlocutori interessati: una politica d’intervento complessiva per un così importante settore dell’economia».

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