In un anno molto complesso sul fronte del riscaldamento globale, segnato da temperature record e dalla previsione che il 2024 potrebbe essere l’anno più caldo di sempre (secondo le rilevazioni di WMO e Copernicus), l’area alpina si conferma tra le regioni più vulnerabili e duramente colpite dagli effetti del cambiamento climatico.
Non solo fenomeni ed eventi climatici estremi, ma anche temi come trasporti, protezione degli habitat e della biodiversità, efficientamento energetico, dissesto idrogeologico, risultano essere sempre più centrali per chi – come Fondazione Lombardia per l’Ambiente – si occupa dello studio del territorio nell’ottica di favorire politiche di mitigazione e adattamento a questa nuova realtà.
In questo scenario l’Italia si prepara ad assumere la Presidenza della Convenzione delle Alpi per il biennio 2025-2026, succedendo così alla presidenza slovena. Entrata in vigore nel 1995, la Convenzione delle Alpi ingloba tutti gli otto Paesi dell’area alpina (Austria, Francia, Germania, Italia, Principato del Liechtenstein, Principato di Monaco, Slovenia, Svizzera e Unione europea). Negli anni i Paesi sottoscrittori hanno ratificato 10 trattati tematici, definiti protocolli attuativi, e 2 dichiarazioni politiche.
Per dare un’idea numerica, la superficie geografica totale della Convenzione delle Alpi ammonta a 190,700 km² toccando una popolazione di quasi 15 milioni di individui. Inoltre, le Alpi ospitano 30.000 specie animali e 13.000 specie vegetali, sempre più in pericolo non solo per l’aumento delle temperature, ma anche per il turismo di massa – secondo il Wwf sono circa 120 milioni i turisti che ogni anno trascorrono le vacanze nella regione alpina.
Come spiega il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, “l’oggetto della Convenzione sono la protezione dell’ambiente alpino e lo sviluppo sostenibile del suo territorio con particolare riferimento a: trasporti, pericoli naturali, connettività ecologica, gestione dell’acqua, grandi predatori, ungulati selvatici e società, strategia macro-regionale, agricoltura di montagna, foreste montane, turismo sostenibile, energia”.
Fondazione Lombardia per l’Ambiente darà un contributo fattivo al biennio di presidenza italiana, valorizzando le competenze scientifiche maturate in diversi progetti europei come i due Alpine Space ALPHA e H2MA e il progetto Interreg Europe Climate, solo per citarne alcuni che trattano proprio i temi chiave della Convenzione. Un’altra grande occasione di studio delle Alpi è avvenuta grazie al progetto ClimADA, che in virtù di un’ampia collaborazione tra enti scientifici ha permesso di ricostruire l’impatto antropico nella regione, insieme alle dinamiche delle specie vegetali e dei grandi eventi storici degli ultimo secoli (come Chernobyl).
Un coinvolgimento che avviene in concomitanza con due importanti eventi. Da un lato il 2025 sarà l’Anno internazionale per la conservazione dei ghiacciai, promosso dalle Nazioni Unite per accendere i riflettori sull’importanza dei ghiacciai nel mitigare le temperature e fornire i necessari approvvigionamenti idrici alle aree urbane. Basti pensare che, proprio secondo le evidenze del progetto ClimADA di cui la stessa Fondazione è stata capofila, il ghiacciaio dell’Adamello, il più profondo ed esteso d’Italia, potrebbe scomparire attorno al 2080. Dall’altro, le Alpi si preparano a ospitare le Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano-Cortina 2026, un evento che ha fatto della sostenibilità uno dei suoi elementi centrali. Una sfida che riguarderà tutti gli aspetti sopra citati, dai trasporti al turismo, al quale dobbiamo farci trovare preparati nel rispetto non solo dei valori sportivi ma anche di quelli ambientali.
Grazie alle sue competenze scientifiche, Fondazione Lombardia per l’Ambiente continuerà a supportare le istituzioni e le comunità locali nell’attuazione degli obiettivi di sostenibilità e climatici non solo nel prossimo biennio, ma con un focus puntato sui Goal dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
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