Nella notte tra il 16 e 17 dicembre è arrivato l’ok all’emendamento che introduce lo stop alle agevolazioni fiscali per l’installazione delle caldaie a condensazione già dal 2025.
Un atto che rappresenta il primo passo dell’Italia verso il recepimento della Direttiva Case Green fin dalla legge di Bilancio. L’emendamento, approvato dalla Commissione Bilancio alla Camera, sancisce l’addio delle agevolazioni fiscali per le caldaie a combustibili fossili, sia nell’ambito della ristrutturazione edilizia (Bonus ristrutturazioni) sia nell’ambito di interventi di riqualificazione energetica (Ecobonus).
Se è vero, com’è vero, che la certezza si avrà solo con l’approvazione della finanziaria, le preoccupazioni dell’intera filiera sono più che fondate in virtù delle recentissime informazioni pervenute. Si parla, infatti, di «esclusione degli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie uniche alimentate a combustibili fossili» da entrambe le detrazioni fiscali. È allarme quindi per l’industria del riscaldamento, una realtà italiana che occupa migliaia di addetti e genera un fatturato di circa 3 miliardi di euro, oltre ad un indotto importante di imprese medio-piccole della filiera impiantistica. Il percorso di transizione energetica ed ecologica deve necessariamente tenere conto del contesto nazionale, in cui oltre il 61% degli edifici residenziali si trova in classe energetica F e G (fonte Nomisma). Inoltre, un comparto di eccellenza non può essere messo in ginocchio senza una graduale riconversione alla decarbonizzazione che tenga conto di fattori economici e sociali, oltre che problemi infrastrutturali legati ad una elevata elettrificazione delle abitazioni.
CNA Installazione e Impianti Forlì-Cesena esprime forte preoccupazione per le gravi ripercussioni che tali decisioni avrebbero sulla filiera delle imprese impiantistiche e di installazione. Le imprese del settore, già alle prese con una congiuntura economica difficile, rischiano di essere seriamente danneggiate, con ripercussioni sull’occupazione, la competitività e l’innovazione tecnologica nel nostro Paese.
Tra le maggiori criticità da sottolineare:
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Impatto sulle imprese di installazione e manutenzione
La tagliola in atto rischia di rallentare in modo significativo la domanda di interventi di installazione e sostituzione di caldaie a condensazione. Le imprese che operano in questo settore, prevalentemente PMI e realtà artigianali, si trovano ad affrontare una situazione di incertezze economiche e investimenti non sufficientemente tutelati. Tale riduzione dei bonus mette a rischio la loro sopravvivenza e crescita; -
Conseguenze sull’occupazione
La filiera impiantistica è una delle principali fonti di occupazione per i lavoratori del settore, che spaziano dall’installazione alla manutenzione, senza dimenticare gli operatori nei magazzini e i tecnici specializzati. La contrazione del mercato, conseguente alla minore domanda di caldaie a condensazione, porta a un potenziale aumento dei licenziamenti e della precarizzazione del lavoro, con il rischio di perdere professionalità altamente specializzate; -
Sostenibilità e obiettivi ecologici
Le caldaie a condensazione rappresentano un giusto compromesso tra le tecnologie più avanzate ed efficienti sul mercato per la riduzione dei consumi energetici e l’abbattimento delle emissioni di CO2. Le scelte politiche che limitano l’accesso ai bonus per questi impianti rischiano di compromettere gli obiettivi ecologici nazionali e di rallentare la transizione energetica in quanto non equa e giusta, penalizzando di fatto la sostenibilità e la riduzione delle emissioni di gas serra; -
Impatto sulle famiglie e aumento del divario sociale
Oltre agli effetti negativi sulla filiera e sull’occupazione, grande preoccupazione è rivolta alle famiglie ed al divario sociale che verrebbe a generarsi, in quanto gli unici impianti di riscaldamento che rimarrebbero incentivati hanno costi ancora molto elevati sia per la fornitura che per la posa (circa 4-5 volte in più rispetto alle caldaie a condensazione), non certamente accessibili a tutti. Oltre al problema dei costi, molte soluzioni abitative non avrebbero poi spazi e caratteristiche idonee ad ospitare unicamente impianti ibridi o in pompa di calore.
Sebbene la transizione energetica sia una priorità, la politica dovrebbe avere la responsabilità di garantire un equilibrio tra sostenibilità e realtà economiche locali, soprattutto in un contesto di alti costi energetici e con una rete pubblica di distribuzione che richiede tempo per essere adattata a soluzioni massive alternative. Interventi troppo drastici e radicali avranno come unico effetto quello di frenare la corsa alla conversione ecologica ed aumentare in maniera ingenerosa il divario sociale, e tra le famiglie, e tra le imprese.
In queste valutazioni CNA Installazione e Impianti Forlì-Cesena si fa portavoce delle preoccupazioni delle oltre 500 imprese associate del comparto che lavorano nella nostra provincia.
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