Manovra di bilancio, tutte le partite del Veneto: Olimpiadi, Tav, scuole paritarie

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Martina Zambon e Silvia Madiotto

Stangata per il distretto delle caldaie, respira l’automotive. Continua la battaglia per Venezia

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Se quella regionale è andata, la legge di bilancio nazionale è in dirittura d’arrivo. In comune c’è una ridotta capacità di manovra. Colpa del deficit, dei vincoli Ue, del Superbonus. I parlamentari veneti confermano che c’è da stringere la cinghia. «Nel 2025 ci sono sacrifici da fare – conferma Luca De Carlo, FdI – ma con l’obiettivo del rilancio l’anno successivo». Così, la consueta messe di finanziamenti legati ai singoli territori risulta ben più esigua del passato. L’impatto della manovra sul Veneto è un mosaico di norme nazionali che qui incideranno di più soprattutto per la vocazione imprenditoriale della nostra regione. Ma ci sono anche alcuni riferimenti specifici al Veneto.

Fondi ad hoc e richieste

Ci sono 50 milioni di euro per il 2025 e altri 57,8 milioni per il 2026 per «garantire la sostenibilità delle Olimpiadi invernali 2026 sotto il profilo ambientale, economico e sociale»: i soldi sostengono le opere di infrastrutturazione e l’accessibilità agli impianti di Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige e quindi sono cifre che vanno distribuite fra i territori dei Giochi, non solo Verona e Cortina. Il capitolo di finanziamento della Legge speciale per Venezia è molto ridimensionato rispetto alle aspettative del Veneto (il Consiglio comunale aveva chiesto 150 milioni…): si stanziano «per gli interventi per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna risorse pari a 5 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2025». Una goccia nel mare. E per restare in laguna, l’altro tasto dolente è il rifinanziamento (già esiguo) della Zls di Venezia e Rovigo in scadenza a fine mese. Tanto che anche ieri la Camera di Commercio e tutte le associazioni datoriali hanno chiesto al governo un emendamento last minute. Richiesta che, pare, non potrà essere accolta. Se ne riparlerà, spiegano al governo, così come per la Legge speciale, a inizio 2025. Tornando alle prebende venete, 300 mila euro del ministero della Cultura vanno a rimpinguare il fondo per la Casa Museo Matteotti a Rovigo: l’obiettivo è «promuovere e valorizzare, in ambito nazionale e internazionale, la conoscenza e lo studio dell’opera e del pensiero di Giacomo Matteotti». Dai Fratelli veneti arriva anche una tripletta su aree prealpine di collina, pedemontane e della pianura in ambito agricolo (obiettivo incentivare le infrastrutture per l’agricoltura), moratoria sulla pesca e calendari venatori «cacciatori friendly». In serata arriva poi una buona notizia (slegata dal bilancio ma comunque attinente alle risorse nazionali) sulla Sanità: il Cipess riconosce al Veneto 380 milioni in più sul 2024.




















































Enti pubblici e scuole

Il blocco del 75% del turnover era la misura più contestata dalle amministrazioni locali (enti con più di 20 dipendenti): significava abbattere il tetto di spesa del 25%, riducendo quindi la possibilità di assumere nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni, già a corto di personale, e anche nelle Camere di Commercio. Rischio cancellato da un emendamento in manovra e quindi ogni ente potrà assumere in proporzione alle entrate correnti, secondo il principio di sostenibilità finanziaria. In Veneto, negli ultimi dieci anni i Comuni hanno perso tremila dipendenti, passando da 26.456 a 23.233. Nel 2022 le cessazioni dei rapporti lavorativi sono state 1.720 nei Comuni, 131 fra Province e Città metropolitana. Per dire, a parità di numeri, una cessazione su quattro non sarebbe stata coperta. Resta la soglia massima di spesa, ma senza il limite del 75%, garantendo quindi la capacità di programmazione degli enti. Restano invece i tagli per i Comuni: 20,2 milioni nel 205, poi altri 12,4 l’anno successivo e 14,4 nel 2027. A cui si aggiungono 22 milioni per la Regione nel 2025 e 60 milioni nel 2026 come contributo di finanza pubblica. Festeggiano le scuole paritarie, invece, con incentivi fino a 1.500 euro annui a studente per famiglie con un Isee fino a 40 mila euro. Un sostegno che vale soprattutto in Veneto, terra d’elezione delle scuole paritarie, a partire dalle materne. E per restare in ambito scolastico, la deputata trevigiana Pd Rachele Scarpa strappa fondi per la figura dello psicologo nelle scuole: 10 milioni.

Imprese e infrastrutture

Per sostenere le imprese, spiccano gli ulteriori 200 milioni per l’automotive che aprono anche alla componentistica e quindi all’intera filiera che in Veneto ha una delle sue teste di ponte. È stata accolta con favore, poi, la decurtazione dell’Ires dal 24 al 20% a patto che si reinvesta l’80% degli utili, anche sotto forma di assunzioni. In legge di bilancio si dà nuovo ossigeno ai Confidi per il mondo artigiano (previste contro-garanzie fino a 100 mila euro) e alle Pmi in generale con il rifinanziamento del fondo dedicato alle piccole e medie imprese (garanzie complessive per 170 miliardi). Un riverbero importante ce l’avrà anche il miliardo aggiuntivo trovato per la Tav. Il quadruplicamento dei binari lungo l’asse dell’A4 è una delle opere più attese fra i corridoi europei ancora da completare, opera messa a rischio dal caro materiali. Pesa in negativo, invece, il taglio degli incentivi sulle caldaie a gas dato che il Veneto vanta un comparto termotecnico di primo piano nel panorama nazionale. C’è un altro comparto, quello del trasporto pubblico locale, in cui privati e Regione, hanno rischiato di trovarsi a corto di 34 milioni dal fondo nazionale, pericolo scampato grazie a un emendamento della Lega. Quanto al turismo, infine, spunta una detassazione delle mance nei bar e nei ristoranti dal 25 al 30%. Una buona notizia nella Regione più turistica d’Italia.

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