Strasburgo avverte: «Il ddl Sicurezza viola la Convenzione Ue»

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«Chiedo rispettosamente ai membri del Senato di astenersi dall’adottare il disegno di legge n. 1236, a meno che non venga sostanzialmente modificato per garantire che sia conforme agli standard pertinenti del Consiglio d’Europa sui diritti umani». A scriverlo è il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Michael O’Flaherty, che elenca uno per uno gli articoli del ddl Sicurezza fortemente indiziati di violare le convenzioni europee e internazionali in una lettera indirizzata al presidente del Senato Ignazio La Russa e, tramite lui, a tutti i senatori italiani impegnati nella seconda lettura del testo di legge. Non è certo la prima iniziativa di questo genere verso alcuni dei 46 Paesi membri da parte dell’organizzazione internazionale con sede a Strasburgo, e non è la prima volta per l’Italia, ma per la seconda carica dello Stato è lesa maestà e la lettera è «un’inaccettabile interferenza nelle decisioni autonome e sovrane di un’assemblea parlamentare».

FORSE IMMAGINANDO la reazione dell’«Honorable President», nella sua lettera il commissario O’Flaherty spiega fin da subito che «una parte importante del mio lavoro è impegnarmi nel dialogo con i governi e i parlamenti degli Stati membri e assisterli nell’affrontare possibili carenze nelle loro leggi e pratiche». Quello che probabilmente non poteva immaginare, il professore che da vent’anni lavora nel campo dei diritti fondamentali e ha ricoperto diverse importanti cariche a livello internazionale, è che potesse essere definito dal presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri un «ignoto e inutile figuro».

FATTO STA CHE, dopo la bocciatura dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) che a settembre aveva chiesto di rivedere le norme più liberticide del ddl Sicurezza, ora nella lettera datata 16 dicembre e resa pubblica ieri anche il Commissario europeo avverte il rischio di violazione degli articoli 10 (libertà di espressione) e 11 (libertà di riunione e di associazione) della Convenzione europea dei diritti umani.

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Una parte importante del mio lavoro è impegnarmi nel dialogo con i governi e i parlamenti degli Stati membri e assisterli nell’affrontare possibili carenze nelle loro leggi e praticheMichael O’Flaherty

I FARI del Consiglio d’Europa si sono accesi in particolare sugli articoli 11, 13, 14, 24, 26 e 27 del ddl che «introducendo reati definiti in termini vaghi e che includono altre severe restrizioni», rischiano di «creare spazio per un’applicazione arbitraria e sproporzionata, colpendo attività che rappresentano un legittimo esercizio della libertà di riunione o espressione pacifica». Lo fa l’articolo 11 che prevede «un’aggravante generale per i reati commessi all’interno o in prossimità di stazioni ferroviarie e metropolitane e sui convogli»; l’articolo 13 che estende il Daspo urbano già introdotto dal Decreto Minniti; l’articolo 14 perché «introduce il reato penale (in sostituzione dell’attuale illecito amministrativo) di turbativa della circolazione con il proprio corpo, punito con la reclusione da sei mesi a due anni se commesso da almeno due persone»; l’articolo 24 che «impone pene detentive tra sei e 18 mesi per la deturpazione di edifici o beni utilizzati per funzioni pubbliche, quando l’obiettivo è quello di danneggiare l’onore, il prestigio o il decoro di un’istituzione». E infine gli articoli 26 e 27 che introducono il reato di rivolta nelle carceri e nei centri di detenzione e accoglienza per migranti e richiedenti asilo, con pene che vanno «da uno a 5 anni di reclusione (e da due a otto anni per coloro che promuovono, organizzano o dirigono la ribellione) non solo per atti di violenza o minacce, ma anche per resistenza, inclusa la resistenza passiva».

A QUESTO PROPOSITO O’Flaherty ricorda che «i detenuti continuano a godere di tutti i diritti e le libertà fondamentali garantiti dalla Convenzione», sottoscritta anche dall’Italia e che «non esclude i diritti di associazione dei detenuti» e il loro «diritto alla libertà di espressione», comprese «alcune forme di protesta pacifica che possono comportare una resistenza passiva». In sostanza il Commissario di Strasburgo ricorda che «la Corte ha anche ripetutamente affermato che una manifestazione pacifica non dovrebbe essere soggetta alla minaccia di una sanzione penale e in particolare alla privazione della libertà», e che «il legislatore ha la responsabilità di trovare il giusto equilibrio tra il rispetto della libertà di riunione pacifica e la protezione dei diritti altrui».

Gli articoli 11, 13, 14, 24, 26 e 27 del ddl,  «introducendo reati definiti in termini vaghi e che includono altre severe restrizioni», rischiano di «creare spazio per un’applicazione arbitraria e sproporzionata, colpendo attività che rappresentano un legittimo esercizio della libertà di riunione o espressione pacifica»Il Consiglio d’Europa

UNA RACCOMANDAZIONE che Ignazio La Russa ha trovato «non solo irrituale ma contrario a qualunque principio democratico» da parte del Commissario – «a me finora del tutto sconosciuto», ha detto il presidente del Senato – in quanto chiede «di non votare una legge per altro il cui testo è ancora in formazione e all’esame della commissioni». Eppure già nel giugno 2017 l’allora Commissario per i diritti umani Nils Muižnieks avvertì il parlamento italiano delle criticità riscontrate nella legge (in quel momento in discussione alla Camera) che intendeva introdurre nel codice penale italiano una configurazione del reato di tortura distante da quella adottata dalla Convenzione Onu ratificata dall’Italia. Più recentemente il Consiglio d’Europa ha richiamato il nostro Paese per i maltrattamenti dei migranti nei Cpr e per le profilazioni razziali da parte delle forze dell’ordine.

«IL DDL SICUREZZA va a questo punto ritirato immediatamente», è la richiesta che si leva da tutti i partiti di opposizione, dalla Cgil e dalle associazioni che lavorano sui diritti umani come Antigone. Preoccupa anche l’incredibile risposta di La Russa al Commissario O’Flaherty: «È inammissibile – protesta Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Politiche europee – che la destra continui a sentirsi al di sopra della legge, fuori dalle regole fondamentali della costituzione del diritto europeo e delle convenzioni internazionali. Il presidente La Russa, purtroppo, ci ha abituato ad uscite scomposte e a gamba tesa, ma questa volta si è superato il limite».



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