Per la procura di Salerno c’è «l’evidenza della prova in ordine a tutti i reati in contestazione» e «non sussiste pregiudizio per le indagini preliminari». Per questo motivo il sostituto procuratore Alessandro De Vico, con atto controfirmato dal procuratore capo Giuseppe Borrelli e dal vicario Luigi Alberto Cannavale, ha chiesto ed ottenuto dal gip Valeria Campanile, il giudizio immediato per il sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, Franco Alfieri. A processo, con prima daat fissata per il 4 febbraio prossimo, senza passare per l’udienza preliminare, vanno anche gli altri sei indagati nell’inchiesta che ha travolto il comune cilentano per la «manipolazione» della gare d’appalto della pubblica illuminazione favorendo, appunto, l’impresa della famiglia Alfieri. Si tratta della sorella del politico, Elvira Alfieri, degli imprenditori della Dervit Alfonso D’Auria e Vittorio De Rosa, del funzionario comunale Carmine Greco e il braccio destro di Alfieri, componente dello staff del sindaco, Andrea Campanile. Tutti, ricordiamo, sono agli arresti domiciliari. A corredo della richiesta la procura ha allegato anche un numero importante di intercettazioni dalle quali si evincerebbero i titoli di reato. Per tutti le contestazioni sono di turbata liceità degli incanti; per i fratelli Alfieri e De Rosa anche corruzione, nel caso del sindaco per atti contratti ai propri doveri d’ufficio; e, sempre per lui, c’è anche la contestazione di falso in atto pubblico. Nel collegio difensivo gli avvocati: Agostino De Caro, Cecchino Cacciatore, Antonello Natale ed Enrico Tedesco.
LA RICOSTRUZIONE
Gli illeciti ipotizzati dalla procura vengono dettagliatamente indicati sia nella richiesta di giudizio immediato e sia nel decreto del gip attraverso un’analisi delle singole posizioni. Franco Alfieri viene indicato quale «effettivo detentore del potere decisionale nel settore dei pubblici appalti, nonché «beneficiario delle illecite utilità». Infatti, compiendo atti contratti ai propri doveri di ufficio, per garantire alla Dervit Spa l’aggiudicazione delle procedure negoziate relative all’impianto di pubblica illuminazione a Capaccio Paestum e il regolare pagamento dei lavori, ordinò a Carmine Greco di disporre «ad esclusivo beneficio della Dervit» una perizia di variante di 160.692,26 euro relativamente al primo lotto funzionale dell’intervento di efficientamento energetico a Capaccio. Alfieri, in concorso con la sorella Elvira, legale rappresentante della Alfieri Impianti srl (di fatto da lui gestita), avrebbe intascato in cambio 250.302, 60 euro nonché «l’utilità patrimoniale consistita nella stipula di un contratto di sub appalto tra la Dervit e la loro impresa familiare». Il contratto ottenuto da Elvira Alfieri – secondo l’impianto accusatorio – sarebbe stato stipulato sulla base di accordi tra Franco Alfieri e De Rosa e riguardava il sub affidamento dei lavori di pubblica illuminazione della città di Battipaglia secondo modalità ben precise: la Alfieri Impianti avrebbe acquistato dal fornitore Aec illuminazione pali e corpi illuminanti provvedendo a rivenderli alla Dervit per un ammontare uguale alla somma percepita da Elvira Alfieri e calcolato sulla differenza tra il prezzo di vendita praticato dalla srl del politico alla Spa di De Rosa e il prezzo d’acquisto corrisposto al fornitore.
LE POSIZIONI
Andrea Campanile viene riconosciuto nell’inchiesta non soltanto come uomo di fiducia di Alfieri ma anche come «messaggero», in nome e per conto del sindaco, delle direttive da impartire agli organi tecnici della procedura e ai responsabili della Dervit, designata per l’aggiudicazione.
In particolare il suo interlocutore era Alfonso D’Auria, procuratore speciale della Dervit deputato a tenere i contatti con l’amministrazione. Sarebbe dunque stato uno dei protagonisti di spicco che ha contribuito a turbare la gara della procedura oggetto delle indagini (il primo lotto dell’impianto di illuminazione di Capaccio). Sarebbe stato lui, seguendo le indicazioni di Campanile, che agiva su impulso di Alfieri, a far redigere alla Prioject Dervit – propaggine organizzativa della Dervit Spa – il progetto per partecipare alla gara poi vinta. Progetto di cui risultava, però, progettista Carmine Greco, dipendente comunale, che avrebbe agito anche lui su impulso di Alfieri.
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