di Francesco Cirillo
A come Autonomia differenziata. Sarà l’anno del referendum sull’autonomia differenziata voluta dal centrodestra ma sponsorizzata ed ideata dalla lega di Calderoli, Salvini, Zaia ed affini. Qui si parrà la nostra nobilitate, qui si vedrà e capirà il grado di coscienza, non solo dei calabresi ma di tutto il Sud. Se non dimostriamo in massa la nostra capacità e volontà di rigettare una simile legge, sarà la fine assoluta. Ma come scrissi l’anno precedente i calabresi sono Assuefatti a tutto. Alla ‘ndrangheta, alla bruttezza, al cemento, all’erosione delle spiagge, alla malasanità, alla mala politica, alla scuola dirupata, alla maleducazione, all’inospitalità, all’invasione di turisti, alla loro maleducazione e prepotenza, alla mancanza di regole civili. Puoi fare tutto al calabresi e alla Calabria e loro mai si ribelleranno, lamentarsi, si sempre, ma mai alzerà un pugno contro un potere costituito. La ‘ndrangheta è forte anche per questo. E quindi il calabrese potrebbe anche assuefarsi alla volontà di non votare o votare per l’autonomia seguendo le indicazioni del centrodestra al quale stanno aderendo in massa sindaci e amministratori.
B come Brancolare nel buio. Quello che fanno tutti i magistrati calabresi, Gratteri in prima fila che non vedeva l’ora di andarsene dalla Calabria ed ora è finalmente approdato a Napoli. Come tanti altri magistrati calabresi anche lui ama brancolare nel buio più assoluto. Le loro inchieste di solito riguardano pesci piccoli, piccoli spacciatori di droga, ladri di auto, piccoli furtarelli, qualche sindaco pasticcione. Il potere della ‘ndrangheta, quello vero, tanto descritto nei tanti libri di Gratteri è nelle banche, dove riescono a muovere più di una finanziaria del governo. Quei soldi sono sempre lì, circolano nelle banche, vengono riciclati e nessuno osa toccarli.
C come Centri storici abbandonati. E’ la caratteristica dei nostri paesaggi. Nessuno vuole vivere nei paesi dell’interno. Senza scuole, senza poste, né farmacie, né medici di base. Le popolazioni emigrano nei paesi della costa, nei capoluoghi, nell’hinterland vicino. Abbandona le case e anche le terre, gli animali, le greggi. La desertificazione dei paesi, porta la desertificazione culturale, l’abbandono delle proprie radici, per una nuova vita nel nulla che non gli appartiene. Il centro storico di Cosenza, uno dei più belli d’Italia, crolla a pezzi e nessuno fa niente se non quei pochi abitanti che cercano di tenere ferma l’attenzione con manifestazioni di ogni genere. La risposta all’abbandono viene da Riace dove case abbandonate sono state date a famiglie di immigrati, di conseguenza il centro storico è rinato, la scuola è stata riaperta e così le piccole attività commerciali.
D come Disastri. Il paesaggio non esiste più, quello che era tipico della regione fatto di spiagge dorate, di parchi e verde , di mare sempre pulitissimo, di terre agricole coltivate, di pastori, di centri storici ben curati, è stato devastato dalla cementificazione selvaggia. Tutto viene autorizzato in nome del progresso, del turismo, del futuro. Case, ville , palazzi, villaggi, hotel, tutto è permesso, tutto viene mangiato e tutto diventa degrado, anche se ammantato da una finta bellezza fatta di allumini anodizzati e plastiche . Col paesaggio degradato si perde il senso della bellezza. I giovani crescono e si abituano alla monnezza lungo le strade, alle spiagge chiuse dagli stabilimenti balneari, dal mare sempre sporco. Il degrado diventa normalità. Educare alla bellezza è quindi un arduo compito al quale nessuno può sopperire.
E come Emigrazione. Dai dati dell’Istat apprendiamo che nel 2023 le nascite in Calabria hanno registrato una diminuzione dell’1.5%, contribuendo al declino della popolazione regionale che si è attestata a 1.838.000 individui (-4.6 per mille abitanti rispetto al 2022). Questo risultato negativo è stato influenzato dai valori del tasso migratorio totale e del tasso di crescita naturale della popolazione. Nonostante l’aumento delle iscrizioni nette dall’estero, con un tasso migratorio estero pari a +5.31 per mille, non è stato possibile ottenere un saldo migratorio totale positivo (risultando negativo a -0.1 per mille), a causa del persistente tasso migratorio interno. Quest’ultimo, relativo ai cambi di residenza dalla Calabria verso altre regioni e viceversa, si è attestato nel 2023 a -5.39 per mille. Per quanto riguarda la dinamica naturale della popolazione calabrese, nel 2023 si è registrato un tasso di crescita naturale negativo di -5,31 per mille, risultante da un tasso di natalità del 7,2 per mille e un tasso di mortalità del -11,7 per mille.
Emerge con forza la conferma della tendenza di lungo periodo che, purtroppo, vede la Calabria perdere residenti, con il rischio concreto di diventare sempre più piccola, impoverita e dipendente dall’assistenza pubblica. D’altra parte i recenti dati pubblicati dalla SVIMEZ avvalorano questa previsione, evidenziando il deterioramento della nostra regione nella Classifica europea del PIL pro capite, il quale è principalmente legato alla nostra incapacità di implementare politiche di sviluppo capaci di valorizzare settori in cui abbiamo margini di competitività, anche sui mercati internazionali. Le responsabilità sono diffuse, ma un ruolo significativo è svolto dall’atteggiamento culturale dei Calabresi, i quali sembrano vivere in un’eterna attesa di azioni risolutive da parte di attori esterni. E’ evidente che se passasse l’Autonomia differenziata per la Calabria sarebbe la fine completa dal punto di vista di sviluppo e lavoro e diventerebbe un villaggio turistico dove venire a fare i bagni.
F come Femminicidi. Come non ricordare la morte di Ilaria Mirabelli giovane cosentina vittima di un presunto incidente stradale di ritorno dalla Sila. Ma i conti non tornano, lei non risultava guidare, lei stava con un uomo violento, lei voleva rompere la relazione e come succede di solito in Calabria ecco gli insabbiatori, i corrotti, i collusi. Da mesi un unico grido si solleva ed è quello di Verità per Ilaria. Arriverà mai nell’immediato o bisognerà aspettare 35 anni come per l’assassinio di Bergamini?
G come Giovani. La Calabria non è un paese per giovani, ne ha perso in venti anni 162mila, quasi un terzo (per la precisione il 32,4%) dei 503mila residenti di età compresa tra 18 e 34 anni nel 2002. Ora sono poco più di 340mila. La regione si spopola e invecchia: tra le dinamiche evidenziate dall’Istat nella sua più recente fotografia demografica del Paese questa è la più inquietante.
I giovani sono i protagonisti del calo demografico in atto nella società italiana. In Calabria il dato è sconfortante: l’emorragia non si arresta e rischia, in prospettiva, di incidere in maniera pesante anche sul futuro del sistema universitario: è l’assenza di futuro tradotta in cifre. Da qui al 2080 la popolazione a Sud del Lazio scenderà di 8 milioni di residenti: il Meridione avrà quindi quasi la metà degli abitanti di oggi. Negli ultimi venti anni, invece, i residenti in meno sono già stati 1,1 milioni
H come Handicap. Essere calabresi e decidere di vivere eroicamente in questa terra costituisce oramai un handicap che andrebbe riconosciuto dall’ Inps come malattia ed ottenere così la 104.
I come Immobilismo. E’ tipico delle società meridionali di tutto il mondo non muoversi, farlo con calma, non correre, è un valore positivo a fronte della corsa, del fare tutto veloce, di farlo subito tipico delle regioni settentrionali, ma l’Immobilismo è qualcosa di negativo, sconvolgente, drammatico. Torni in Calabria dopo mesi e trovi tutto come lo avevi lasciato. La stessa buca, la stessa busta di immondizia alla piazzola, lo stesso cartello stradale mezzo divelto, la stessa opera pubblica ferma, le stesse persone spesso con lo stesso vestito, le stesse abitudini, le stesse discussioni, lo stesso lamentarsi che tutto sta fermo. L’Immobilismo è il male estremo del sud. Un sindaco democristiano una volta venne a sentire un mio comizio, alla fine del comizio quando scesi dal palco era sotto ad aspettarmi, mi strinse la mano e disse che avevo detto delle cose giuste, anche se contro di lui, i democristiani erano fati così, ma portandomi in un bar per offrimi un caffè mi disse sottovoce : “ tu hai ragione, mi prendo le mie colpe, ma sappi una cosa, se dici che vuoi cambiare il paese , i cittadini si spaventano e non ti votano perché hanno paura dei cambiamenti, fai come me, dì che lasci le cose come stanno e vedrai che ti voteranno. A quelle elezioni lui prese 1950 voti, io 150.
Libri. La Calabria ha avuto grandi scrittori che hanno descritto la vita dei calabresi. Leggendoli si capisce come ci siamo persi. Nessuno ha ascoltato le loro grida, nessuno ha letto i loro versi, nessuno li ha davvero considerati, preferendo la mediocrità, la stupidità, e più di tutto l’ignoranza. Ora forse è tardi, ma qualcuno potrebbe cominciare a leggere, a divulgare le loro poesie, i loro scritti, qualcuno potrebbe cominciare a valorizzare i loro libri usciti, visitare le loro tombe, le case dove sono vissuti, mettere qualche indicazione in più, ristrutturare le loro case, farne musei, biblioteche , luoghi di incontri. Qualcuno potrebbe crederci. Incominciamo ad andare a Stilo e vedere la casa dove è nato Tommaso Campanella, a Melicuccà per quella di Lorenzo Calogero, a San Luca per quella di Corrado Alvaro. Organizziamo tour letterari, forse qualcuno potrebbe seguirli .
Mimmo. Lo chiamiamo tutti Mimmo, è Mimmo Lucano eletto alle europee del 2024 nella lista dei Verdi Sinistra come indipendente, ma ancora di più è stato rieletto sindaco di Riace. Una doppia vittoria che ha riportato il paesino della Calabria alla ribalta della cronaca , dopo le calunnie e le vendette che avevano fatto arrestare Mimmo per poi essere completamente scagionato da tutte le accuse. Riace rinasce quindi, lentamente per recuperare i 4 anni perduti con un sindaco Leghista divenuto tale solo grazie alla propaganda nazionale contro l’operato di Mimmo Lucano . Rinasce la scuola, la biblioteca, le attività artigiane gestite dagli immigrati. Mimmo è sempre presente con l’unico obiettivo di far ridiventare Riace capitale dell’umanità.
N come ‘Ndrangheta. Meglio non parlarne, tantomeno ne parlano i nostri politicanti. La ‘ndrangheta in Calabria non esiste, e il luogo comune è che sia sia trasferita a Milano o in Emilia Romagna. Qui va tutto bene e bisogna parlare sempre bene della Calabria. Lo disse anche l’ex governatore Spirlì – ebbene si abbiamo avuto anche questa disgrazia – appena insediatosi che bisogna parlare e far vedere solo le cose belle della Calabria. Certo per i video sarà un problema, inquadrare un paesaggio senza che si vedano le pale eoliche della ‘ndrangheta, il mare con le sagome delle navi affondate dalla ‘ndrangheta, le montagne sventrate dalla ‘ndrangheta per le cave, i fiumi inquinati dalla ‘ndrangheta, le spiagge e le colline distrutte dalla ‘ndrangheta, sarà un bel problema. Ma c’è photoshop comunque e i politicanti odierni sono ben attrezzati in questo senso.
O come Ospedali. Tranquilli i 18 ospedali chiusi dalla giunta di Scopelliti, così resteranno. Servono anche per i servizi giornalistici e creano comunque indotto. Il nuovo governatore Occhiuto, si è assunto i pieni poteri in materia di sanità, strappando la Calabria al commissariamento ma non ne ha riaperto nemmeno uno. I nostri malati continuano ad emigrare e ci affidiamo ai medici cubani curiosi di sapere che cosa riusciranno a fare se non i tappabuchi di un sistema sanitario fallito. Di certo c’è che i nostri medici continuano ad emigrare in Italia e all’estero, solo nel 2021 ne sono emigrati in Germania da tutta Italia ben 400. Nel Veneto girando per gli ospedali di Belluno, Treviso, Padova si incontrano continuamente medici ed infermieri calabresi spesso con funzioni di primario e capo reparto. Al nord non hanno bisogno di cubani ci sono i calabresi.
P come Paura. Il calabrese ha paura. Ha paura della legge, delle forze dell’ordine, dei magistrati, del capo bastone, del sindaco, del prete. Ha paura di tutto e di tutti e per questo è pronto a sottomettersi senza ribellarsi, senza fiatare, senza un minimo di dignità. La paura ha fatto sì che il padrone divenisse ‘ndranghetista, che il prete si fottesse le donne maritate , che il barone imponesse lo “jus primae noctis”, che i latifondisti rendessero schiavi i contadini, che la legge proteggesse i ricchi e non i poveri, che il più forte prevalesse sui deboli.
Q come Qualità della vita . Dal dossier sulla Qualità della vita promosso dal Il Sole 24 ore, su 107 capoluoghi il sud resta all’ultimo posto: Catanzaro al 90°, Cosenza al 102°, Crotone al 105°, Reggio Calabria al 107°. Al primo posto le città del nord ! L’anno scorso i dati dell’Istat dicevano che la Calabria era all’ultimo posto sui lettori di libri, ferma al 23%. Insomma in Calabria non legge nessuno, neanche queli che dovrebbero farlo per professione.
R come Rispetto. “Rispetto è un «sentimento e atteggiamento di stima, attenzione, riguardo verso una persona, un’istituzione, una cultura, che si può esprimere con azioni o parole». Un lemma-concetto che, fanno osservare dalle parti di piazza dell’Enciclopedia Italiana Treccani, dovrebbe essere collocato al centro di un progetto pedagogico, paradigma quest’ultimo finito nel dimenticatoio di una società monadica e iperframmentata quale quella odierna in cui a godere del favore dello spirito dei tempi è la sua antitesi, la disintermediazione (in)felice. E dove, dalla polarizzazione affettiva e ideologica del mondo politico all’hate speech e all’inciviltà del web, fino alla litigation spiccia su ogni questione a livello di pianerottolo condominiale, a dettare le regole truccate del gioco collettivo è precisamente la mancanza di rispetto nei confronti degli altri”. Questo è quello che dicono alla Treccani, ma in Calabria una volta la parola “rispetto” valeva e come . La famiglia tradizionale era basata su questo: il rispetto, verso il padre e la madre, verso la famiglia, i compari, gli amici, le donne. Anche le regole dell’ndrangheta si basavano sul rispetto, verso il boss prima di tutto, ma anche verso le donne e i bambini. Poi la famiglia nucleare quella capitalista ha introdotto il patriarcato, la paternità, la sopraffazione e la parola rispetto si è perduta. Possiamo dirlo che in Calabria non c’è rispetto per nulla, per l’ambiente prima di tutto, per le altre cose poi.
S come Solitudine. Esiste in Calabria una società civile. fatta da associazioni di volontariato, da ambientalisti, da persone che dedicano le proprie attività al miglioramento della propria regione. Esistono anche piccoli imprenditori che si danno da fare per migliorare i propri prodotti, le proprie imprese, che fanno progetti. Esiste anche una Università a Cosenza che produce buoni laureati e che ha all’interno ottimi ricercatori spesso al centro di scoperte importanti dopo laboriosi studi. Ma tutto questo è circondato da un enorme senso di solitudine . Spesso queste persone non sono ascoltate dalle istituzioni, spesso devono ricorrere a mezzi eclatanti fatti di enormi sacrifici personali per farsi riconoscere studi o lavori che in altri luoghi dell’Italia sarebbe normale che venissero valorizzati. La politica è estranea a tutto questo mondo e questo rende ancora di più soli tutti, che preferiscono spesso emigrare in altre regioni o addirittura fuori dall’Italia. Ancora di più vivono la profonda solitudine gli artisti, i poeti, gli scrittori, i giornalisti non allineati. Di loro non ne vuole sapere nessuno e sono tutti figli di Lorenzo Calogero.
T come Turisti mannari. Anche nel 2024 sono arrivati in tanti, come ogni anno e come avverrà anche nel 2025. Tenetevi lontano quindi dai centri turisticizzati, dalle spiagge affollate, dagli alberghi, dai campeggi, dalle sagre organizzate. I turisti mannari, sono come i cinghiali, si alzano la mattina presto per occupare le poche spiagge libere, la sera sono tutti sui lungomari a parlottare, occupano i primi posti nelle sagre paesane e cercano il loro cibo rifiutando sdegnosamente di conoscere la gastronomia regionale. Lasciano immondizie ovunque, all’arrivo quando svuotano le proprie case di proprietà di 35 mq e al ritorno nelle proprie città. Svuotano di tutto, un vecchio divano, materassi in quantità, reti metalliche , mobiletti, buste enormi di gusci di cozze. Offuscano la nostra identità regionale fatta di una forte connotazione culturale legata al nostro passato, cancellano la nostra gastronomia, evitano i nostri pochi musei e siti archeologici. Sono qui solo per gustare la bellezza, quando c’è del nostro mare e i nostri lungomari. Portano i soldi dicono loro e se non ci fossero moriremmo tutti di fame, e tutte le amministrazioni comunali si adeguano , esaltando la loro regione di provenienza dimenticando la nostra identità !
Il TIME l’anno scorso celebrava la nostra regione, come una delle terre più “sottovalutate” da visitare almeno una volta nella vita grazie a un mix di mare, cultura e natura che la rende molto attrattiva, insieme ai prezzi decisamente concorrenziali. Ma ciò nonostante di turisti stranieri se ne sono visti pochi anche se in aumento, non certo per l’articolo del Time. Ma se un turista straniero arriva e si trova fra i turisti mannari se ne scappa subito. Nel 2024 i turisti sono stati circa otto milioni distribuiti nei vari territori marini. Nello jonio attorno a Soverato, nel basso Tirreno fra Tropea e Scilla, nell’alto Tirreno fra Tortora e Fuscaldo. Evitate quindi questi luoghi recandovi dove è difficile arrivare in auto, dove la natura è ancora integra, quindi nei parchi, da quello della Sila, no Camigliatello durante le sagre, il Pollino, le Serre, Serra San Bruno per primo, la piccola Sila , l’Aspromonte. Visitate i borghi interni ancora ricchi di vera gastronomia e ospitalità, i musei straordinari quello di Reggio Calabria, di Locri, di Caulonia, dei Bruzi a Cosenza. Scegliete il sud della Calabria , le spiagge della locride e del reggino, e le spiagge di Riace dove ancora non esistono stabilimenti balneari e le spiagge sono ancora libere e dove troverete un cartello con scritto “ Spiaggia libera per chi entra e chi vi arriva dal mare “.
U come Uomini. LEONARDO SCIASCIA, Il giorno della civetta (Torino, Einaudi 1961). Questo è il brano in cui il padrino mafioso Mariano esprime il suo rispetto per il protagonista del romanzo, il capitano Bellodi: «Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre. Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo.» Libro da leggere e rileggere per comprendere i tanti ominicchi dei quali siamo circondati.
V come Velocità. Ed ecco il mito dell’Alta velocità anche da noi . I sindaci dello ionio, del tirreno che rincorrono l’alta velocità, brandendo i binari come panacea all’isolamento. Meglio lavorare sul piccolo piuttosto che sul grande e si colleghino i paesi e le città. Arrivi a Lametia terme all’aeroporto e non trovi navette che colleghino le città capoluogo, bisogna aspettare ore e cioè più del percorso fatto con l’aereo per raggiungerle. Ecco quindi la fila di parenti in auto fuori l’aeroporto. Devi scendere dalla Campania verso il tirreno ed ecco la fila di auto che parte da Lagonegro, appena usciti dall’autostrada fino a Tortora. Le strade fra i capoluoghi sono inesistenti, oltre che mortali, dissestate, con segnaletica inesistente o arrugginita o peggio ancora bucherellata da chissà chi. E c’è chi sogna il Ponte sullo stretto come vitale per la Calabria così come l’alta velocità.
Z come ZERO. Non è uno zero assoluto, io amo la mia terra , ma non si può vivere in questa regione se non la sia ama profondamente , ha tantissime bellezze, molte per fortuna sconosciute, ma moltissime ferite mortali e purtroppo all’orizzonte a parte lo stupendo Stromboli non vediamo nient’altro. Buon 2025 a tutti.
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