Il legame politico e diplomatico tra India e Bangladesh appare sempre più fragile, con il rischio concreto di una crisi imminente. All’inizio di dicembre 2024, si sono riaccese le controversie relative alla persecuzione della minoranza indù in Bangladesh: un tema che assume particolare rilevanza simbolica in prossimità del 6 dicembre, data in cui ricorre il Friendship Day, giornata celebrativa del riconoscimento ufficiale da parte dell’India dello Stato del Bangladesh nel 1971 e della cooperazione pacifica tra i due. Tuttavia, le recenti tensioni rischiano di destabilizzare il governo ad interim del Bangladesh, il quale appare incapace di affrontare l’ondata di violenze settarie e il crescente malcontento sociale. Sul piano internazionale, questa instabilità apre spazi di manovra per l’ingerenza di attori esterni, in particolare della Repubblica Popolare Cinese. La Cina potrebbe infatti sfruttare l’opportunità per sfidare il predominio geopolitico dell’India nella regione, rafforzando la propria influenza sul Bangladesh, Paese di importanza strategica sia per la Baia del Bengala sia per l’intera area dell’Indo-Pacifico.
Le relazioni tra India-Bangladesh: dall’indipendenza alle conflittualità attuali
Il Bangladesh ha condiviso il destino dell’India sotto il controllo coloniale britannico, diventando parte del Pakistan nel 1947. Sarà solo nel 1971, dopo una lunga guerra di secessione dal Pakistan, che il Bangladesh acquisirà ufficialmente l’indipendenza. Alla guida del primo governo fu Sheikh Mujibur Rahman, considerato padre fondatore della patria e forte alleato dell’India. Il suo assassinio nel 1975 segnò l’inizio di un periodo di forti instabilità e tensioni interne e nelle relazioni con Nuova Dehli. Da allora il paese ha oscillato tra periodi di distacco e di avvicinamento al gigante indiano.
L’arrivo al potere di Sheikh Hasina nel 2009, figlia del fondatore Mujibur Rahman, segnò una nuova fase di cooperazione. Considerata una delle donne più potenti al mondo, Sheikh Hasina era infatti una stretta alleata del Primo Ministro Indiano Narendra Modi. La forte alleanza tra i due paesi è venuta meno a causa della caduta del governo della lega Awami di Sheikh Hasina il 5 dicembre 2024: Hasina è stata costretta a dimettersi in seguito alle proteste di massa contro presunte elezioni irregolari e un governo sempre più autoritario. La sua residenza ufficiale a Dacca era stata presa d’assalto da migliaia di manifestanti. Sheikh Hasina avrebbe poi lasciato il paese per trovare rifugio in India.
L’8 agosto è stato creato un governo ad interim, guidato dal premio Nobel per la pace Muhammad Yunus. Nei mesi successivi alla sua installazione le tensioni tra le fazioni religiose hanno continuato ad aumentare portando ad accese ostilità nella prima settimana di dicembre 2024, momento in cui le relazioni tra i due paesi hanno affrontato forti instabilità. Oggetto del conflitto sono le accuse provenienti da politici indiani ed estremisti indù riguardanti la persecuzione delle minoranze indù in Bangladesh, che rappresentano circa l’8% di una popolazione di 170 milioni di abitanti.
Da allora la comunità indù ha subito più di 200 attacchi nel paese, una situazione che ha portato a maggiori tensioni tra le fazioni e innestato proteste di gruppi nazionalisti come il Vishva Hindu Parishad (VHP). Le tensioni sono aumentate in seguito all’arresto del monaco Chinmoy Krishna Das e, successivamente, di due preti a lui collegati. Chinmoy Krishna Das è stato arrestato con accuse di sedizione e atti di disprezzo verso la bandiera del Bangladesh durante una manifestazione contro la persecuzione della comunità indù. Sono seguite manifestazioni dei sostenitori indù fuori dal tribunale nel quale stava avvenendo il processo. Queste tensioni interne, pur radicate in questioni religiose e politiche, riflettono un problema più ampio: il rischio di una rottura politica tra India e Bangladesh, che apre spazi di manovra per attori esterni, in particolare la Cina.
La ‘Collana di Perle’ cinese: qual è il ruolo del Dragone
Il crescente sentimento anti-indiano in Bangladesh ha offerto alla Cina un’opportunità per rafforzare la propria posizione nel Paese attraverso ingenti investimenti economici e infrastrutturali. Nel 2016, in occasione della visita del Presidente del Partito Popolare Xi Jinping, Pechino ha promesso 40 miliardi di dollari per progetti chiave in settori chiave quali energia, infrastrutture, tecnologia, istruzione e difesa. La vicinanza con l’attore indiano e soprattutto lo sbocco sul Golfo del Bengala rendono il Bangladesh un paese strategico nell’area, che connette il subcontinente indiano all’Asia sud-continentale.
L’accesso all’Oceano Indiano è fondamentale per Pechino e rende il Bangladesh un nodo cruciale in quella che i ricercatori statunitensi hanno definito Collana di Perle (String of Pearls), ossia la strategia militare e commerciale cinese lungo le linee di comunicazione marittime. Secondo la dottrina geopolitica la Collana di Perle rappresenta il tentativo cinese di espandere il controllo su porti e basi navali nell’Oceano Indiano, dallo Stretto di Malacca fino al Corno d’Africa, con l’obiettivo di emarginare la potenza indiana. Tra i porti cruciali per la strategia cinese, oltre Gwadar in Pakistan e Hambantota in Sri Lanka, vi è Chittagong in Bangladesh: quest’ultimo verrebbe consolidato come hub strategico per Pechino, collegando via mare il Golfo del Bengala alle vie commerciali globali.
La mappa mostra la Baia del Bengala con i porti di Chittagong e Cox’s Bazar in Bangladesh, aree di rilevanza strategica regionale
Lo sbocco sul mare è fondamentale anche per la Nuova Via della Seta (la Belt and Road Initiative – BRI), il progetto dal respiro globale del Governo cinese per la costruzione di infrastrutture strategiche per il commercio. Il Bangladesh è già parte della BRI e rappresenta per questa uno stato chiave, destinazione di ingenti finanziamenti. Tra le principali infrastrutture finanziate nel paese dalla Cina ci sono il Padma Bridge e il Karnaphuli Tunnel: se da un lato migliorano la connettività e lo sviluppo economico del Bangladesh, dall’altro accrescono l’influenza cinese a scapito dell’India.
La strategia cinese rischia pertanto di minacciare la sicurezza e gli interessi economici e politici indiani. Nonostante i recenti accordi tra India e Cina per risolvere la disputa sul confine himalayano durante il 16° vertice BRICS di ottobre 2024, la competizione tra i due giganti asiatici rimane aperta. La crescente influenza cinese in Bangladesh potrebbe compromettere la posizione dominante di Nuova Delhi, che rischia di vedersi “circondata” in quella che considera la propria sfera d’influenza naturale.
Considerazioni finali
Le attuali tensioni tra India e Bangladesh, aggravate dalle dispute religiose e dal vuoto di potere creato dalla caduta del governo di Sheikh Hasina, rappresentano un segnale di debolezza per l’India nella sua regione. La Cina, seguendo una strategia di lungo termine, potrebbe sfruttare questa crisi per espandere ulteriormente la propria influenza economica e strategica nel Bangladesh, aprendo nuovi scenari geopolitici.
Questo vacuum di potere e influenza potrebbe fornire alla Cina l’opportunità di trovare lo spazio per ampliare la sua influenza nell’area e confermare i propri interessi economici, sfruttando un importante sbocco strategico sull’Oceano indiano. Tale mossa potrebbe però portare ad un’escalation della competizione sino-indiana nell’Indo-Pacifico, ponendo Nuova Delhi di fronte a una sfida decisiva per il mantenimento della propria leadership regionale.
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