Le note preparate da Jackie Kennedy in previsione dei viaggi istituzionali al fianco del marito e presidente John F. Kennedy ricordano, a leggerle oggi, indicazioni di scena per uno spettacolo di alta moda. Riemersi dagli archivi del jet set politico solo di recente, si tratta di fogli scritti a mano a formare un ottimo catalogo del guardaroba che la rese la first lady alla moda del secolo scorso, una diva ante litteram, una cultrice dell’immagine. In definitiva, un’anticipatrice di quella cultura visiva che tanto avrebbe caratterizzato i decenni successivi. Nelle parole di Wayne Koestenbaum (Jackie Under My Skin: Interpreting an Icon, 1995) Jackie Kennedy fu, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, la prima “imprenditrice delle apparenze”, oltre che un’ottima artista della performance. Nel 1960 fu lei stessa a scrivere, con falso disincanto, “Tutto questo parlare di come mi vesto e di come sistemo i capelli mi ha divertito e lasciato perplessa”. Eppure i suoi abiti “strategici” ci raccontano altro. Esprimono, ovvero, un guardaroba meticolosamente orchestrato a proiettare una certa immagine di sé, quella della first lady tutta d’un pezzo, avvolta in abiti “da lady”. Ladylike, suggerisce la piattaforma di raccolta dati Launchmetrics, segnalandola fra le tendenze che definiranno il 2025. E in essa ritroviamo per intero l’armadio di Jackie Kennedy, trendsetter di allora e di oggi per capi come la shrunken jacket, vale a dire la giacca “accorciata”, o “rimpicciolita”, di forma squadrata e silhouette aderente.
Controparte mini della giacca oversize, la shrunken jacket conferma due coefficienti della moda contemporanea. Da una parte, il bipolarismo della moda 2025: quel matrimonio di opposti che – come si dice – “si attraggono”, e di cui si è già parlato. Dall’altra, l’attrattiva che le dive del passato ancora esercitano sul design, offrendo un bacino di ispirazioni che pare inesauribile. L’uniforme della apparizioni pubbliche di Jackie Kennedy prevedeva, ad esempio, tailleur sartoriali, abiti a trapezio, fili di perle sovrapposti, guanti bianchi, cappelli a pillbox e, immancabile, un capospalla ben strutturato e dal taglio corto. Accanto al generale revival anni Cinquanta, alle mantelline – intese come equivalente formale del cardigan – all’organza e alle cuciture principessa, la shrunken jacket regge dunque la costellazione della nuova moda ladylike.
Il termine è emerso a definire il senso di delicata moderazione proposto in numerosi look della prossima stagione come alternativa elegante e morigerata alla tendenza opposta di abiti in foggia di lingerie, oltre che contrappunto al caos disordinato dell’Estate 2024. Per la giornalista Callie Holtermann il look del 2025 è compreso nella sinossi “È infilare i capelli dietro l’orecchio. È un colletto alla Peter Pan. È sgranocchiare qualche lampone!”. E in effetti, nell’Autunno Inverno 2024/2025 di Miu Miu, gli elementi c’erano tutti, fatta eccezione per i lamponi e con il plus di giacche dall’orlo mozzato, di forma squadrata, ravvivate da una palette al neon. La tendenza si proietta nella stagione successiva con Prada, laddove il commento del duo creativo alla guida del marchio sul tempo degli algoritmi si è espresso in una formula sobria, in pieno stile Jackie Kennedy.
Le uniformi suggerite da Sandy Liang hanno proseguito il racconto di opposti e complessità avviato sulle passerelle della Primavera Estate 2025. Nella volontà di rappresentare un universo di ruoli, dove la donna può essere, al contempo, principessa, diva, spia e intellettuale, Sandy Liang si è espressa in disegni dai volumi ridotti, attillati nella loro regressione verso un’estetica infantile, da girl rosa confetto, contrapposti a mini abiti svolazzanti e semi trasparenti, top glitterati e tutine sportive. Lo stesso contraccolpo “in levare”, con silhouette ridotte al minimo dei tessuti, si è visto, infine, nei capispalla di N°21 e Coperni, sempre ingentiliti da colletti alla scolara e orli scivolati sul finale.
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