La professione di Tecnico sanitario di laboratorio biomedico: le strategie di sviluppo professionale

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La professione del Tecnico sanitario di laboratorio biomedico (TSLB) ha vissuto stagioni di grande e profonda trasformazione, dovuta soprattutto alla tecnologia, che nel tempo ne ha aumentato l’autonomia attraverso continui aggiornamenti in termini di nuove conoscenze che vanno oltre l’ambito prettamente laboratoristico. La professione si è arricchita, inoltre, di percorsi formativi sempre più articolati con diplomi di laurea magistrale, master universitari di primo e secondo livello, aprendo così nuove opportunità di riconoscimento di ruolo nelle aziende sanitarie sia pubbliche che private.

Oggi 22 dicembre, si celebra la Giornata nazionale e lo sforzo maggiore che la professione TSLB è chiamata ad affrontare con riferimento a questo possibile fronte di sviluppo di carriera riguarda l’apertura a logiche e strumenti di tipo manageriale e lontani dai contenuti professionali di origine. Questi spazi contendibili sono un terreno rispetto al quale occorre apertura alle dinamiche aziendali più complessive e capacità di gioco d’anticipo rispetto ad alcuni processi organizzativi, in modo da poter essere considerati interlocutori in grado di supportare l’azienda nei processi di cambiamento.

Lo sviluppo della professione si accompagna e trova alimento nella nuova modalità di erogazione dei servizi (livelli di finanziamento ridotti, copertura dei bisogni parziale e universalismo selettivo e randomico, sistemi regionali in difficile equilibrio tra pareggio di bilancio e mantenimento dei livelli erogativi, espansione dei volumi e/o riorganizzazione di servizio con il PNRR, evoluzione dalla logica prestazionale al governo della domanda e dei percorsi, gestione delle prestazioni) e le conseguenti trasformazioni negli assetti organizzativi.

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In questo scenario, è sempre più richiesto un approccio multidisciplinare e multi professionale che implica la necessità di reti e relazioni tra professionisti. Diventa quindi strategico favorire la costruzione e il consolidamento di tali reti, attraverso attività di networking tra professionisti italiani e internazionali. È fondamentale, sia dal punto di vista professionale che gestionale, che il TSLB sia coinvolto in tali attività per sviluppare una capacità di interfaccia con gli altri professionisti e superare il limite imposto alla professione dalle “mura del laboratorio”.

Il superamento delle “mura del laboratorio” è un tema che abbiamo affrontato recentemente attraverso il confronto internazionale da cui è emerso che il ruolo del TSLB comporta poco o nessun contatto con la persona assistita, ma i dati di laboratorio provenienti dalla collocazione professionale del TSLB sono essenziali per la gestione e la cura della persona stessa. Tuttavia, è interessante notare che solo 7 di 28 Paesi dell’Unione europea hanno linee guida nazionali per la flebotomia, emesse da società nazionali o, più raramente, prodotte dal governo. La conformità stimata con le linee guida per il prelievo venoso e microbiologico non invasivo per i laboratori nei Paesi che hanno linee guida nazionali disponibili è scarsa, indipendentemente dal fatto che la flebotomia sia sotto il controllo del laboratorio o meno.

La maggior parte delle flebotomie viene eseguita da infermieri e tecnici di laboratorio, indipendentemente dalla popolazione delle persone assistite. Solo il 5%-11% dei prelievi venosi viene eseguito da flebotomi specializzati, mentre il 45%-65% viene eseguito da infermieri e il 10%-32% da tecnici di laboratorio. Generalmente, gli infermieri eseguono la flebotomia meno spesso in ambito ambulatoriale che ospedaliero, mentre i tecnici di laboratorio eseguono la flebotomia più spesso in regime ambulatoriale che in ambito ospedaliero. Quasi il 70% dei Paesi prevede uno specifico training per la flebotomia nel percorso di studi del tecnico di laboratorio.

In modo del tutto unico, i tecnici di laboratorio in Danimarca sono responsabili della flebotomia sia per le persone ricoverate che per quelli ambulatoriali nella maggior parte delle strutture sanitarie (ospedali accademici, ospedali generali, strutture di assistenza primaria). I flebotomi specializzati sono coinvolti nella flebotomia solo nei Paesi Bassi, in Belgio, in Irlanda e nel Regno Unito. Non ci sono flebotomi specializzati in altri Paesi (Simundic et al. 2013).

La crescente complessità dei test e delle tecnologie di laboratorio richiederà sempre più laboratory stewardship, cioè l’intervento del professionista di laboratorio nella fase iniziale del ciclo per fornire consulenza volta a migliorare l’appropriatezza della richiesta di esami e, nella fase finale, per collaborare a migliorare l’appropriata interpretazione ed utilizzazione dell’informazione di laboratorio.

L’implicazione del TSLB nell’esecuzione del prelievo venoso e/o capillare, in quanto attività prodromica all’esecuzione delle analisi, permetterebbe di ridurre notevolmente gli errori legati alla fase pre-analitica, minimizzando l’interdipendenza da altre figure professionali. Inoltre, favorirebbe l’espansione della figura del TSLB dal back-office al front-office attraverso la comunicazione e un approccio diretto e moderno verso gli assistiti, ponendoci anche come figura di riferimento per gli assistiti e i professionisti.

Attualmente, la direttrice strategica più promettente sembrerebbe essere la consolidazione dell’autonomia e l’esclusività del TSLB in quelle attività che, de facto, gli appartengono. Tali attività sono legate alla conoscenza e alla padronanza della tecnologia e dei processi analitici. La consolidazione del sapere e l’esclusività dell’esecuzione permetterebbero di ottenere governance e responsabilità della logistica.

Sebbene l’ambito operativo sia ampio, ci siamo concentrati maggiormente su qualità e innovazione, due pilastri fondamentali per il nostro lavoro. La persona assistita e la qualità sono e continueranno a essere il nostro punto di riferimento principale. La nostra missione consiste nel garantire risultati migliori attraverso l’impiego di strumentazioni sempre più performanti e all’avanguardia. La digitalizzazione, in questo contesto, svolgerà un ruolo essenziale: migliorare la qualità della vita del cittadino, favorendo efficienza, trasparenza e semplificazione, oltre a valorizzare le risorse umane.

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La digitalizzazione e l’automazione del sistema sanitario necessitano di una figura in grado al tempo stesso di ‘governare’ l’innovazione è ‘garantire’ la qualità dei processi. È su questo fronte epocale che il TSLB possiede già le capacità di qualificarsi quale competenza preminente. Guardando al futuro, è indispensabile investire nelle competenze tecnologiche, digitali ed informatiche.

La digitalizzazione del sistema sanitario richiederà sempre di più la collaborazione di un’equipe multidisciplinare e multi professionale (ingegneri, informatici, data scientists, ecc) all’interno del sistema laboratoristico. Il TSLB dovrà essere in grado di interfacciarsi con queste nuove figure e ciò richiederà lo sviluppo di competenze che divergono da quelle prettamente laboratoristiche.

In tema di valorizzazione professionale, la prospettiva di una specializzazione orizzontale come requisito iniziale potrebbe meglio riflettere, rispetto alla situazione attuale, gli sviluppi del sapere del TSLB, qualificando meglio i professionisti in termini di status. D’altra parte, una specializzazione orizzontale segmenterebbe la professione e imporrebbe una infungibilità tra i professionisti che costituirebbe un vincolo ulteriore alla gestione del personale nelle aziende. Una seconda questione riguarda la specializzazione verticale e, in senso più ampio, la progressione nelle competenze durante la carriera professionale. Con la maturazione della professione diventa quindi fondamentale iniziare a comprendere e prefigurare meglio i percorsi di sviluppo possibili per la grande maggioranza dei TSLB, i quali dovranno essere sempre più stimolati ad approfondire le loro conoscenze e a diventare sempre più «esperti». 

In sintesi, considerando le nuove traiettorie professionali, si sta aprendo una fase di crescita professionale, nella quale i mutati contenuti professionali hanno bisogno di trovare condizioni organizzative molto diverse dal passato per poter dispiegare pienamente le proprie potenzialità, a vantaggio non solo della professione, ma soprattutto del sistema sanitario nel suo insieme.

Adottare questa visione ci consentirà di guardare oltre il presente, immaginando un futuro in cui la nostra professione diventerà sempre più specialistica, apprezzata, indispensabile e autonoma imprenditorialmente.

Roma, 22 dicembre 2024

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