Per i Centri Porsche di Trento e Bolzano la sostenibilità è una delle priorità assolute. “Grandi progetti per il 2025. E il futuro sono le auto elettriche. Dobbiamo cambiare”

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TRENTO. Un concetto fondamentale per il presente e il futuro, un termine utilizzato – spesso impropriamente – e trascurato da molti, troppi. Non certamente dai Centri Porsche di Trento e Bolzano, che hanno messo la sostenibilità in cima alla lista delle proprie priorità.

 

E non da oggi, perché ormai da anni quello del rispetto dell’ambiente è uno dei “cavalli di battaglia” delle due sedi regionali della casa automobilistica di Stoccarda. Non si tratta né un “vezzo”, tantomeno di un “vanto”, bensì di una necessità. Assoluta.

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“Il tema della sostenibilità è importantissimo – ha esordio Marco Cinardo, brand manager dei Centri Porsche di Trento e Bolzano – ed è fondamentale prodursi in azioni concrete sul territorio. La nostra è una “mission” che è già iniziata nel 2020 con la realizzazione della nuova sede di Trento all’insegna di fortissimi principi di sostenibilità, vedasi l’installazione dei pannelli fotovoltaici, ed è proseguita all’insegna del claim “Road to zero”, ovvero la ricerca di di partnership con aziende che parlano la “nostra stessa lingua”. Penso a La Sportiva, alle Cantine Ferrari, alla Menz & Gasser, aziende che – come Porsche – guardano al futuro con un occhio diverso quando si parla di impatto zero e rispetto dell’ambiente anche se – è innegabile – tutto ciò nel breve periodo ha aumentato i costi. Nel 2023 abbiamo chiesto ad un’azienda esterna la certificazione ESG e siamo riusciti a portare sul campo, immediatamente, una serie d’attività NET0, dunque completamente dipendenti da energie rinnovabili, abbiamo incentivato la mobilità elettrica tra i nostri collaboratori e nei servizi ai clienti, utilizzando altresì materiali ecosostenibili per tutta l’attività di food & beverage, abbigliamento e gadget. Tanto è stato fatto, ma siamo solamente all’inizio di un percorso che vogliamo ci porti lontani”.

 

Ecco, appunto, cosa “bolle” in pentola?

 

“Nel 2025 – prosegue il direttore generale Giacomo Poggi – abbiamo in serbo diversi progetti. Vogliamo stringere altre partnership e rendere più forti quelle già esistenti con aziende che condividono la nostra visione e proseguire nell’opera di promozione e sensibilizzazione riguardo le tematiche ambientali, con una “vision” proiettata al futuro. Ad esempio siamo “entrati” nelle scuole: l’Enaip di Trento, pur essendo da anni tra i primi istituti italiani, non ha corsi specifici sulla manutenzione delle auto elettriche. Ecco, i nostri responsabili sono andati e continueranno ad andare a fare formazione sul mondo dell’elettrico, gli studenti vengono a vedere come lavoriamo, svolgono stage da noi e qualcuno è stato assunto nella nostra struttura. I tecnici del futuro dovranno conoscere l’italiano e l’inglese per poter leggere rapidamente manuali ed etichette perché, come è noto, dal 2035 non si potrà più circolare con vetture che emettono CO2. Già adesso le case automobilistiche devono progressivamente ridurre le emissioni di anidride carbonica, altrimenti incorrono in multe salatissime. In Italia siamo ancora indietro anni luce. Il 20% delle auto che vengono vendute dovrebbero essere elettriche, mentre nel 2023 il dato raggiunge appena il 4,1%. Stiamo accumulando un deficit decisamente importante e, in assenza di incentivi statali, è innegabile che le vendite calino. Tutte le grandi casa automobilistiche hanno investito centinaia di miliardi di dollari sullo sviluppo dell’elettrico perché, in questo momento, si tratta del sistema più efficiente, quello del futuro. I clienti sono titubanti, ma questa può anche essere l’occasione per “smontare” alcune fake news che circolano. In primis non è vero che in Italia non esistono le colonnine elettriche per la ricarica, basti pensare che nel nostro Paese sono circa il triplo rispetto a quelle presenti in Francia e ne stanno nascendo tantissime, soprattutto quelle ad alta velocità che consentono di fare il pieno in tempi brevissimi. In Italia i costi per l’energia sono molto alti? E’ vero e di questo dovrà occuparsi la politica, ma è altrettanto vero che una ricarica elettrica è molto più economica rispetto al rifornimento a combustibile. Infine, per testimoniare il nostro impegno in termini “pratici”, voglio ricordare come l’azienda, in occasione di un appalto per la costruzione di alcuni colonnine, ha consentito la partecipazione alla gara solamente a realtà in possesso di un bilancio sostenibile certificato. Chi non lo aveva non ha potuto concorrere”.

 

Il futuro è elettrico. Impossibile tornare indietro e, soprattutto, il cambiamento è necessario. Parola di Maurizio Fauri, docente del dipartimento d’Ingegneria Civile Ambientale e Meccanica dell’Università di Trento e già collaboratore del Ministero dell’Ambiente e della Sostenibilità Energetica.

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“Dal 2016 ad oggi – queste le parole del professor Fauri – stiamo assistendo ad una vera e propria “deriva” delle temperature. Siamo costretti a cambiare, non per scelta, bensì per necessità. C’è grande scetticismo, lo comprendiamo, ma ogni nuova tecnologia richiede una diversa mentalità e, soprattutto, un adattamento. Le fonti alternative a quelle tradizionali ci sono, funzionano e lo testimoniano i dati: nel 2015 l’eolico e il solare hanno superare l’idroelettrico e, al giorno d’oggi, rappresentano la prima fonte in Europa. Certo non vi è l’aspetto legato alla programmabilità, ma le proiezioni indicano chiaramente come – nel 2050 – il settore elettrico sarà quello dominante nell’ambito dei trasporti. Voglio citare un dato: il 7 aprile 2024 è stato appurato come il 99% dell’energie utilizzata sia stata quella prodotta dal sole. La svolta è quella di accumulare l’energia e poi utilizzarla quando serve e questo è possibile anche attraverso le auto elettriche”.

 

Si parla tanto di auto elettriche e gran parte dei dubbi di chi dovrebbe acquistarla nascono dal fatto che le auto alimentate ad energia elettrica sono considerate più pericolose perché soggette ad incendi.

“E’ un’altra grande fake news – conclude Fauri – perché il rischio d’incendio di un veicolo elettrico è 60 volte inferiore rispetto a quello a cui sono soggetti i veicoli a combustibile. Uno studio americano ha certificato come, ogni 100mila veicoli, solo 25 ad alimentazione elettrica abbiano riportato tali conseguenze, rispetto ai 1.530 dei veicoli a combustione. Sono dati, questi, importantissimi che devono essere correttamente divulgati. Non è assolutamente vero che è più “rischioso” guidare un’auto elettrica. Anzi”.

 

Una delle realtà con cui i Centri Porsche di Trento e Bolzano hanno stretto una partnership è l’azienda “One More” di Egna, specializzata nella produzione di abbigliamento da sci e outdoor. I principi della realtà altoatesina sono due: sostenibilità e qualità, come ha spiegato la Ceo, Helga Lazzarino.

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“La nostra politica è la stessa di Porsche – ha spiegato la dottoressa Lazzarino -. One More è nata nel 2018 e, sin da subito, abbiamo utilizzato il più possibile tessuti “sostenibili”, rivolgendoci ad aziende del territorio che avevano registrato brevetti che per noi erano interessanti. Penso al tessuto simil pelle ricavato dagli scarti delle mele, con cui facciamo le giacche da sci o al nylon rigenerato da scarti plastici. Siamo orgogliosi sia della nostra produzione con riciclati al 100% e, altrettanto, felici di poterci appoggiare a realtà del territorio regionale: la filiera corta è un altro dei pilastri della sostenibilità. La nostra produzione avviene in laboratori di regioni limitrofe: ci affidiamo a piccoli lavoratori, quasi tutti a gestione familiare che confezionano i nostri prodotti che poi rivendiamo. Attualmente siamo presenti in 15 paesi: a noi si rivolgono direttamente i negozianti, ma anche i professionisti della montagna, che hanno intravisto nel nostro marchio i principi della qualità e della sostenibilità. Certo, non è sempre facile, i costi sono elevati, ma ne vale certamente la pena”.

 

Nel corso dell’evento, coordinato da Corrado Tononi e andato in scena nella cornice della sede di via Alto Adige a Trento, sono intervenuti anche Marco Scartezzini (Liber Group), Francesco Barone (Tsm – Trentino School of Management) e Camilla Girardi, presidentessa di FederAuto del Trentino.





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