La misura si applicherebbe agli utenti sui social media con più di 100mila follower su una singola piattaforma o 200mila su più piattaforme. Il progetto di legge obbligherebbe questi utenti a pubblicare rettifiche di notizie da loro condivise quando queste siano inesatte oppure false. L’organizzazione di fact-checking spagnola Maldita a Sky TG24: “Bene che si prenda in considerazione il modo in cui le persone fruiscono dell’informazione oggi, ma è meglio tenere le aspettative basse”. Ecco perché
Novità in Spagna nel contrasto alla diffusione della disinformazione sui social network: il governo di Madrid ha infatti presentato un progetto di legge finalizzato alla riforma del diritto di rettifica. La nuova proposta, spiega El Mundo, si applicherebbe – nel caso in cui fosse approvata – agli utenti sui social media con più di 100mila follower su una singola piattaforma o 200mila su più piattaforme. Il progetto di legge obbligherebbe questi utenti a pubblicare rettifiche di notizie da loro condivise quando queste siano inesatte oppure false. Il governo, sottolinea ancora il quotidiano spagnolo, ritiene che molte volte i contenuti di questi utenti abbiano una portata maggiore rispetto ai media tradizionali. Il ministro della Giustizia Félix Bolaños li ha definiti “utenti di particolare rilevanza”. Il ministro, sottolinea il Guardian, ha aggiunto che questi account e le piattaforme che li ospitano dovrebbero avere un meccanismo per facilitare il diritto dei cittadini di chiedere che le informazioni false o inaccurate che li danneggiano vengano corrette pubblicamente.
“È importante chiarire che finora si sta discutendo di una bozza che non è nemmeno pubblica, dunque è necessario essere prudenti”, spiega a Sky TG24 Carlos Hernández-Echaverría, vicedirettore della fondazione no-profit spagnola di fact-checking e data journalism Maldita. (Maldita, come Sky TG24, è partner del progetto europeo di ricerca AI4TRUST, che ha l’obiettivo di sviluppare una piattaforma contro la disinformazione che combini l’apporto dell’intelligenza artificiale con le verifiche di giornalisti e fact-checker).
Cosa prevede la nuova normativa
“Stiamo rendendo la vita più difficile a coloro che si dedicano alle bugie e diffondono fake news ogni giorno, e, quindi, è una buona notizia per la democrazia”, ha aggiunto Bolaños. L’obbligo di rettifica riguarderebbe i creatori di contenuti di piattaforme digitali come X, Facebook o Instagram, che, nel caso venga varata la legge, saranno sottoposti alla stessa regolamentazione dei mezzi di comunicazione convenzionali, per quanto riguardale leggi stampa, la diffamazione e il dovere di rettifica. La normativa fa parte del Piano di azione per la Democrazia, approvato a settembre dall’esecutivo progressista per contrastare le campagne di disinformazione online, e deve ancora essere presentata di fronte al Parlamento. ““Penso sia un bene che i legislatori tengano in considerazione il modo in cui la gente fruisce dell’informazione oggi, che va ben al di là di ciò che solitamente viene considerato ‘media’. Però credo si debbano contenere le aspettative”, ha detto ancora Hernández-Echaverría a Sky TG24: “Nella legislazione spagnola una persona che si sente calunniata da un articolo sui media ha diritto a chiedere una rettifica, ma nel pubblicare questa rettifica il media non riconosce una colpevolezza o tantomeno di aver mentito nel contenuto originale. Inoltre, il ‘diritto di replica’ esiste soprattutto per i soggetti direttamente colpiti dalle calunnie, non per il pubblico che vuole denunciare qualcosa che ritiene falso”.
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La ragione dei cambiamenti proposti
La decisione del governo, spiega ancora El Mundo, poggia sull’analisi secondo cui i media hanno vissuto una rivoluzione in conseguenza degli sviluppi tecnologici e della nascita di nuovi attori nel settore. E dunque – è ancora il ragionamento che viene fatto a La Moncloa, la sede dell’esecutivo spagnolo – è emerso il problema di affrontare temi quali i crimini d’odio commessi attraverso i canali social. “È necessario compiere uno sforzo di aggiornamento delle norme”, sono le parole riportate nel Piano del Governo. “Questo esercizio di adattamento è chiamato, innanzitutto, a fissare nel contenuto delle norme giuridiche le soluzioni che la giurisprudenza delle nostre corti va stabilendo attraverso l’esperienza pratica dei casi concreti”.
“Cosa serve per combattere la disinformazione”
Secondo il vicedirettore di Maldita, Hernández-Echaverría, “la prima cosa che i governi devono fare per contrastare la disinformazione è non crearla a loro volta e assicurare il loro supporto al pensiero critico, all’educazione e all’alfabetizzazione mediatica a tutti i livelli”. Inoltre “ovviamente ci dovrebbero essere norme, preferibilmente a livello internazionale, per far sì che attori particolarmente rilevanti come le grandi piattaforme digitali debbano mettere in campo misure per contenere i danni creati dalla disinformazione preservando allo stesso tempo la libertà di espressione”. Idealmente, continua Hernández-Echaverría, le grandi piattaforme “dovrebbero farlo da sole mosse da considerazioni etiche, ma quella nave è salpata da tempo. Non credo che i governi nazionali possano avere un grande impatto nel regolare le più grandi piattaforme digitali, ma l’Unione europea negli ultimi anni ha creato un ambizioso insieme di norme: tuttavia dobbiamo ancora vedere la loro implementazione per valutare l’impatto”.
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