+48, Trump vuole pace dove c’è guerra, attriti prevedibili

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Donald Trump non è ancora il presidente degli Stati Uniti, ma già parla come se lo fosse. E spesso ottiene l’effetto desiderato: molti leader europei della Nato sono così desiderosi di compiacerlo, o timorosi di irritarlo, che si dicono fin d’ora pronti ad aumentare le spese per la difesa oltre il 2%, senza avere ancora raggiunto quella soglia; e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky accantona l’obiettivo di riprendersi i territori occupati dai russi invasori.

Trump progetta di incontrare il presidente russo Vladimir Putin poco dopo l’inizio del suo mandato. Parlando a Phoenix, in Arizona, il magnate ribadisce l’intento di porre termine «in fretta» alla guerra in Ucraina: «Una delle prime cose che voglio fare è vedere Putin e anche lui è d’accordo».
Quanto alle crisi in Medio Oriente, Trump e il premier israeliano Benjamin Netanyahu si parlano sovente.

Ed è possibile che, per compiacerlo, Netanyahu accetti, solo dopo il suo insediamento, un’intesa per una tregua che, per ora, s’affretta a sabotare ogni volta che pare imminente. Intanto, acquisisce sul terreno tutti i vantaggi militari possibili dopo i colpi inferti ad Hamas, nella Striscia di Gaza, e agli Hezbollah a Nord, profittando anche della debolezza dei vicini, Siria e Libano.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Ma mentre pare ansioso di portare una pace quale che sia, non certo «giusta», là dove c’è la guerra, Trump non esita a minacciare di aprire fronti di conflitto altrove: specie commerciali, con la Cina, ma anche con i vicini Messico e Canada e con l’Unione europea. E sembra talora riportare indietro gli orologi della storia: il Canale di Panama diventa un nuovo fronte della competizione Usa – Cina per la supremazia globale.

Panama nuovo fronte della competizione Usa-Cina per la supremazia globale
Con una raffica di post sul suo social media Truth, e poi di nuovo nel discorso di Phoenix, Trump dichiara che gli Usa «devono riprendersi il controllo del Canale di Panama» perché «la sua sicurezza è fondamentale per il commercio statunitense e per il rapido dispiegamento della nostra Marina». Secondo il presidente eletto, il governo di Panama «dovrà accettare le richieste statunitensi». La reazione di Panama, scontata e magari velleitaria, non s’è fatta attendere: «Ogni metro quadrato del Canale appartiene a Panama e continuerà a essere così», dice il presidente di Panama José Raúl Mulino. «La sovranità e l’indipendenza del nostro Paese non sono negoziabili. Ogni panamense, qui e ovunque nel Mondo, le porta nel cuore e sono … una conquista irreversibile», recita un messaggio alla nazione diffuso sui social e sui media.

Trump accusa Panama di applicare tariffe «esorbitanti» e «ridicole» per l’uso del Canale, soprattutto «vista la straordinaria generosità degli Usa verso Panama» e nell’ottica della crescente influenza cinese nell’area. «Quando il presidente Jimmy Carter lo ha stupidamente ceduto, per un dollaro, durante il suo mandato, spettava solo a Panama gestire il Canale, non alla Cina, o ad altri».

Gli Usa rimangono il principale utilizzatore del Canale, davanti alla Cina il cui ruolo nella regione è però cresciuto a partire dal 2017, quando Panama, in cambio di concessioni economiche e commerciali, smise di riconoscere Taiwan e avviò relazioni diplomatiche con Pechino.L’arteria che collega gli oceani Atlantico e Pacifico, strategica per il commercio globale, è stata realizzata dagli Stati Uniti all’inizio del Novecento, sotto la presidenza di Theodore Roosevelt. Diversi successivi trattati ne hanno regolamentato la gestione: l’ultimo, concluso durante l’Amministrazione Carter, indicava al 31 dicembre 1999 il termine dell’affitto del Canale da parte degli Usa e il suo passaggio sotto la sovranità panamense.

Trump 2, nuovo ambasciatore in Italia dopo quello in Vaticano
Fra i numerosi ambasciatori ‘pescati’ fra parenti ed amici e, soprattutto, fra i donatori più generosi della sua campagna, Trump ha nominato l’uomo d’affari Tilman J. Fertitta ambasciatore in Italia, dopo avere scelto il presidente e co-fondatore di Catholic Vote Brian Burch come ambasciatore presso la Santa Sede.
Fertitta, nato a Galveston, in Texas, 57 anni, è il proprietario della squadra di basket degli Houston Rockets: è un imprenditore del settore dell’ospitalità e dell’entertainment ed è un personaggio tv. Nel 2023 Forbes valutava la sua fortuna a 8,4 miliardi di dollari. Fortune lo colloca al 260° posto nella lista delle persone più ricche.

Il nuovo ambasciatore in Italia ha origini siciliane: suo padre Vic aveva un ristorante di pesce e, dopo la scuola, Tilman dava una mano a sgusciare i gamberetti.
La sua carriera si snoda tra hotel, ristoranti, casinò e parchi di divertimento. È stato anche una star del reality show Billion Dollar Buyer su Cnbc. Nel 2017, ha acquistato i Rockets per 2,2 miliardi. Sposato due volte, ha avuto quattro figli dalla prima moglie. In passato, aveva donato a democratici e repubblicani in modo bipartisan, dai Clinton ai Bush. Nel 2020, diede 140 mila dollari a Trump e 5.600 a Biden – non grosse cifre. È un grande amico del senatore-astronauta democratico dell’Arizona Mark Kelly.







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