Banca d’Italia ha imposto un divieto temporaneo di distribuzione dei dividendi a Banca Sistema, a seguito di alcune osservazioni sulla classificazione delle esposizioni creditizie verso la pubblica amministrazione, derivanti da un’interpretazione diversa della nuova definizione di default. Il management ha comunicato l’impatto potenziale sul capitale della banca, che dovrebbe comunque mantenere un buffer di 150 punti base rispetto al requisito minimo di Cet 1 previsto dallo Srep (12,9%).
Tuttavia, il titolo Banca Sistema crolla a Piazza Affari del 14,45% a 1,208 euro (minimo intraday a 1,126 euro). Facendo seguito al comunicato dello scorso 8 novembre, nel quale rendeva nota l’avvenuta conclusione, nel mese di ottobre, dell’accertamento ispettivo di Via Nazionale avviato a luglio, l’istituto di credito, specializzato nell’acquisto di crediti commerciali verso la PA e di crediti fiscali e attivo nella cessione del quinto dello stipendio e della pensione, ha comunicato lunedì 23 dicembre di aver ricevuto il rapporto che contiene la formalizzazione di alcuni rilievi di conformità relativi, tra le altre cose, a regole e prassi adottate dalla banca per la mitigazione degli effetti degli orientamenti Eba sull’applicazione della definizione di default.
Carenze in materia di npl e governance
Contestualmente, Banca d’Italia ha richiesto l’adozione di una serie di iniziative necessarie alla rimozione di «carenze» riscontrate in materia di governance, assetto dei controlli interni e recepimento delle disposizioni normative in materia di crediti deteriorati, anche mediante la redazione di un capital plan triennale aggiornato.
Il principale rischio di credito di Banca Sistema riguarda la pubblica amministrazione e debitori pubblici (il 95% circa del portafoglio crediti scaduti della banca riguarda esposizioni nei confronti della PA con una limitata esposizione al rischio di credito). La banca ritiene che il contenuto del rapporto ispettivo «non modifichi il suo profilo di rischio». Inoltre, a prescindere dalla rappresentazione di un reale rischio di credito collegato, «l’interpretazione fornita dall’Autorità di Vigilanza sull’applicazione delle citate linee guida fa sì che tali crediti vengono sostanzialmente equiparati a quelli dei debitori privati, col paradosso che debbano essere classificati in stato di default soggetti di cui è indubbia la solvibilità», ha precisato Banca Sistema.
Stop ai dividendi
Su richiesta dell’Autorità di vigilanza, il cda di Banca Sistema ha conferito, ai due amministratori indipendenti di recente nomina, l’incarico a supervisionare la realizzazione di queste iniziative. Banca Sistema ha 60 giorni di tempo per rispondere a Via Nazionale, dopo di che il regolatore prenderà una decisione finale (senza tempistiche predefinite). In attesa, l’Autorità ha anche disposto che Banca Sistema «si astenga dal deliberare o dal porre in essere la distribuzione di utili prodotti a partire dal corrente esercizio 2024 o di altri elementi del patrimonio; la corresponsione della parte variabile delle remunerazioni di competenza dell’esercizio 2024 e seguenti».
Crediti scaduti in aumento
Le stime fornite a Banca d’Italia mostrano un aumento dei crediti scaduti da 79 milioni di euro a 372 milioni e un conseguente incremento degli asset ponderati per il rischio (Rwa), che porterebbe a un total capital ratio (tcr: include non solo il Cet1, ma anche altre risorse di capitale come il Tier 1 aggiuntivo e il Tier 2; offre una visione complessiva della solidità della banca, poiché tiene conto di tutte le forme di capitale regolamentare a disposizione) del 12,3% rispetto al 15,5%, rispetto al requisito minimo Srep del 12,9%. La banca, applicando la stessa metodologia di calcolo, ha stimato che al 30 settembre 2024 i crediti scaduti aumenterebbero da 90 milioni a 307 milioni, con un Tcr che si attesterebbe al 13,4% (rispetto al 15,9%).
Banca Akros: il Cet1 scenderà al 10,4%
«Stimiamo che l’impatto di -250 punti base derivante dalla riclassificazione dei crediti al 30 settembre comporterebbe una riduzione del Cet1 ratio dal 12,9% al 10,4%, con un incremento degli Rwa di circa 370 milioni di euro, rispetto a un Srep del 9,4% per il Cet1 e del 12,9% per il Tcr», calcola Banca Akros. «In termini di capitale, l’impatto equivale a quasi 40 milioni di euro o 0,5 euro per azione».
Di conseguenza, Banca Akros ha tagliato il target price sul titolo da 2,1 euro a 1,6 euro, deducendo i 40 milioni di euro (0,5 per azione) di impatto una tantum sul capitale dalla sua valutazione. Tale impatto potrebbe essere riassorbito in futuro con la progressiva riduzione dei crediti scaduti derivante da nuove pratiche di origination e recupero, precisa la banca d’affari. Il nuovo target price corrisponde a un multiplo prezzo/utile 2025 di circa 4,8 volte e a un p/e 2026 di circa 3,6 volte, che si confrontano con il p/e storico forward T+1 di Banca Sistema di circa 4,8 volte. Il rating resta buy.
Intesa Sanpaolo taglia il rating da buy a hold
Rating che, invece, l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo ha tagliato da buy a hold insieme al target price da 2 a 1,65 euro. «Considerando le similitudini con l’ispezione di Banca d’Italia su Bff Bank di maggio, con una decisione ancora pendente sul divieto di dividendi, riteniamo molto improbabile una distribuzione di dividendi da parte di Banca Sistema ad aprile del 2025. Pertanto, annulliamo le nostre stime sul dividendo 2024 e abbassiamo il nostro rating a hold», si legge nella nota dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo.
Va tuttavia rilevato che, a differenza di Bff Bank, Banca Sistema non è una dividend stock e quindi la sospensione della distribuzione è meno impattante, aggiunge Intermonte che comunque azzererà la distribuzione degli utili 2024 e aumenterà gli Rwa a circa 1,8 miliardi a causa dell’aumento dei crediti past due. «Di conseguenza i capital ratio dovrebbero subire un impatto negativo che, a nostro avviso, potrà essere in parte compesato dal rilascio degli utili accantonati sia per la distribuzione che per i bonus», afferma la Sim. Le nuove stime dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo vedono gli Rwa adjusted di Banca Sistema nel 2026 a 2.045,6 miliardi. «Nonostante una base di capitale ancora sopra i requisiti minimi prima delle azioni di mitigazione, data l’incertezza riguardo alla decisione finale di Banca d’Italia sul divieto di dividendi, il nostro rating passa a hold», conclude Intesa Sanpaolo. (riproduzione riservata)
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