Il Natale che inaugura l’Anno Santo

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Umberto Baldo e la Redazione di Tviweb

In questi giorni mi sono posto questa domanda: ma perché in questa nostra Europa sempre più scristianizzata in questi giorni anche gli atei o gli agnostici porgono gli auguri di “Buon Natale”?

Messa così potrebbe sembrare una contraddizione; se per te il Natale non conta nulla, se è un giorno come un altro, perché persisti con gli auguri?

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Non è facile dare una risposta esaustiva; se non quella che per me, comunque la si veda, non si cancellano con un tratto di spugna duemila anni di storia.

Certo si può pensare che il processo di secolarizzazione che investe da tempo sia la Chiesa Cattolica che quelle Protestanti dimostri che il Cristianesimo nell’Europa contemporanea non conta più tanto come religione, bensì come un’eredità di grande rilevanza civile, perché ha contribuito a costruire il sistema dei valori della società liberale.

Oppure il Cristianesimo si può utilizzare, come in realtà fanno certe forze politiche populiste, come categoria di esclusione dello straniero di diversa religione (ricordate le polemiche sui simboli cristiani nelle scuole?)

Resta il fatto che viene da chiedersi che cosa sarebbe oggi l’Europa senza due millenni di cristianesimo. 

E, d’altra parte, che cosa sarebbe il cristianesimo nel mondo senza la presenza del cristianesimo europeo (non voglio qui polemizzare sulle accuse woke di colonialismo religioso).

Ma il tempo corre amici miei, e con il tempo civile anche quello liturgico.

Visto che siamo arrivati al Natale, osservo che stranamente quest’anno non sono emerse le solite polemiche prenatalizie sull’abolizione nelle scuole delle parole, dei canti e dei simboli cristiani.

Mi sembra già un buon passo avanti sulla strada del rispetto dei nostri valori e delle nostre tradizioni.

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Possiamo girarci attorno finché vogliamo, disquisire, filosofare, spaccare il capello in quattro, ma Il Natale, se non si vuol essere ipocriti, ha un festeggiato preciso e chiaro, con un nome ed una storia non da poco: Gesù di Nazareth! 

Certo si può non crederci, pensare che sia una storiella per bambini, ma ciò non toglie che questi giorni si festeggiano per un evento ben preciso, per quell’incontro tra Dio e l’uomo, unico nel tempo, e che allo stesso tempo si rinnova. 

Non ci si crede?  Nessun problema, nessuno obbliga nessuno ad avere una fede!

E’ innegabile che il Natale come lo viviamo oggi non è più solo quello della preparazione del presepe, del cenone con tutta la famiglia, della cucina della nonna, del panettone o del pandoro, della poesia dei bambini dopo la cena, con i soldini che i parenti regalavano ai bambini dopo  aver ascoltato “la poesia di Natale”.

A cambiarlo ci ha pensato la grande industria e la globalizzazione, che hanno fatto sì che i diversi simboli del Natale oltrepassassero i confini, approdando in giro per il mondo, ed entrando lentamente a far parte dell’immaginario collettivo.

Così è stato per l’albero di Natale, e poi per Babbo Natale, la cui figura, il vecchio paffutello con la barba vestito di rosso che conosciamo tutti, è stata delineata dalla pubblicità della Coca-Cola: pensate che prima dell’operazione mediatica che ha visto alleati l’azienda della famosa bibita zuccherata, la stampa e i grandi magazzini, Santa Claus era raffigurato come una sorta di elfo magrolino.

In breve il Natale è stata la prima festa di matrice religiosa ad assumere portata davvero globale, prima ancora che finisse la Guerra Fredda.

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Ciò è accaduto parallelamente al progressivo allontanamento del Natale dal suo significato originario: ricordare la nascita, avvenuta in Medio Oriente, di quel bambino ebreo che i cristiani avrebbero considerato il figlio di Dio. 

Una ricorrenza destinata a radicarsi soprattutto in Europa, e poi a espandersi nel mondo, grazie al colonialismo. 

Nel senso religioso, il Natale è una festa di preghiera e di speranza: ma in questi termini coinvolge solo una parte dell’umanità, quella con radici cristiane. 

Intesa in senso laico invece, si potrebbe banalmente dire commerciale, ormai da tempo la festa interessa qualche miliardo di persone (persino in Giappone conoscono Babbo Natale, che chiamano Santa-San).

Il Natale di quest’anno, per la tradizione cattolica, assume però una valenza particolare, in quanto alle ore 19 di domani 24 dicembre, con l’apertura della Porta Santa in San Pietro, Papa Francesco inaugurerà ufficialmente il Giubileo, da lui dedicato alla “Speranza”.

Così è il Giubileo, e cos’è la Porta Santa?

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“Giubileo”, termine di origine antichissima, è il nome di un anno particolare: sembra derivare dallo strumento utilizzato per indicarne l’inizio; si tratta dello yobel, il corno di montone, il cui suono annuncia il Giorno dell’Espiazione (Yom Kippur). 

Ne ritroviamo una prima idea nella Bibbia: doveva essere convocato ogni 50 anni, poiché era l’anno ‘in più’, da vivere ogni sette settimane di anni (cfr. Lev 25,8-13)

La Chiesa Cattolica riprese questa tradizione nel 1300, quando papa Bonifacio VIII indisse il primo Giubileo, chiamato da allora anche “Anno Santo”.

La cadenza è cambiata nel tempo: all’inizio era ogni 100 anni; venne ridotta a 50 anni nel 1343 da Clemente VI, e a 25 nel 1475 da Paolo II, per consentire ad ogni generazione di viverlo almeno una volta nella vita.  

Oltre agli Anni Santi ordinari, ne sono stati proclamati di straordinari in occasioni speciali, come nel 1983 da Giovanni Paolo II per il 1950º anniversario della Redenzione, e nel 2016 da Papa Francesco, dedicato alla Misericordia.

Il Giubileo non è solo un evento religioso, ma anche culturale e storico. 

Ha avuto nei secoli un profondo impatto sull’arte, con commissioni di opere straordinarie per abbellire le chiese e accogliere i pellegrini, ma non va nascosta anche una sua valenza economica, per lo straordinario afflusso di visitatori che portano vitalità (e soldi) alle città ospitanti.

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Non meravigliamoci; il Giubileo che partirà il 24 dicembre, con un giro d’affari presunto di 4 miliardi, avrà un impatto economico anche sulla Città di Roma: e non potrebbe essere altrimenti, con oltre 30 milioni di pellegrini previsti nel corso di tutto l’Anno Santo. 

“Ci aspettiamo 100mila visitatori al giorno”, ha dichiarato il sindaco Roberto Gualtieri ad agosto, ossia 35 milioni di persone.

Certo è anche un’occasione unica offerta agli speculatori per taglieggiare i pellegrini, tanto che i giornali riferiscono che cresce la rabbia tra turisti e residenti: “Altro che Anno Santo dei poveri, questo è un business” (se otto euro per un caffè ed una bottiglietta d’acqua in zona Vaticano vi sembrano pochi!).

Tornando al rito dell’inaugurazione, la Porta Santa è un elemento simbolico e liturgico presente in alcune delle principali basiliche cattoliche, in particolare a Roma. È una porta speciale, murata, e aperta solo in occasione degli Anni Santi o Giubilei. 

Il rito dell’apertura Porta Santa risale al Giubileo del 1500, indetto da Papa Alessandro VI Borgia. 

Attraversarla simboleggia un cammino spirituale, un “passaggio” dalla condizione di peccato alla grazia, sottolineando il tema della riconciliazione e della conversione; un gesto di fede e penitenza per ottenere l’indulgenza plenaria, cioè il perdono totale dei peccati commessi

Non esiste una sola Porta Santa, in quanto ognuna delle quattro maggiori basiliche di Roma hanno una Parta Santa: San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura, Santa Maria Maggiore.

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A titolo di curiosità, solitamente la Porta Santa è murata dall’interno, e viene aperta simbolicamente dal Papa o da un suo delegato con un martello.  Al termine dell’Anno Santo la porta viene nuovamente murata.

Alla fine di questi ragionamenti in libertà mi sembra di poter concludere che  la vera magia del Natale non risiede nei simboli storici, e nemmeno nello spirito natalizio.

Il Natale è un ricordo indelebile in ognuno di noi e, per quanto possa cambiare nel corso del tempo, resta sempre uguale. 

È una storia che resiste al tempo. 

E, in fondo, è una bella storia.

Quindi amiche ed amici, ovunque voi siate, qualunque sia il vostro credo, e anche  se siete atei o agnostici, per un giorno abbandonatevi all’atmosfera della Festa, e con questo spirito assiema alla redazione di Tviweb vi porgo i migliori auguri di Buon Natale.

Umberto Baldo e la Redazione di Tviweb

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