Intervista a Vincenzo Colla, neovicepresidente della Regione Emilia Romagna

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Vincenzo Colla è il nuovo vicepresidente dell’Emilia Romagna. Storico sindacalista, già assessore allo sviluppo economico e green economy nella giunta Bonaccini, ora si occuperà anche di energia, formazione professionale, università e ricerca. Durante la campagna elettorale di Michele De Pascale ha coordinato la stesura del programma di centrosinistra ed ha assunto un ruolo chiave nella vittoria dem alle ultime elezioni regionali.

Si aspettava la vicepresidenza? Che tipo di mandato si aspetta di svolgere?

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Sinceramente non me lo aspettavo. Quando ho rinunciato a candidarmi alla presidenza ho fatto una scelta per il futuro di questa Regione e non me ne sono mai pentito. Anzi, mi sono messo subito a disposizione per aiutare Michele nella stesura del programma. L’ho fatto senza chiedere nulla in cambio e ora la nomina a vicepresidente mi onora molto e lo ringrazio per questo. Sicuramente non vedo gerarchie in Giunta: siamo tutti sullo stesso piano e lavoreremo fianco a fianco per il bene comune.

Ritiene che De Pascale abbia agito in modo efficace nelle nomine, in termini di rappresentanza?

La Giunta nominata da de Pascale è un’ottima scelta che tiene conto del risultato elettorale e di tutte le forze che hanno contribuito alla stesura del programma di mandato. La forza del voto gli ha consentito di fare le scelte che ha ritenuto più opportune per realizzarlo al meglio.

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Fra le deleghe assegnatele, ci sono università e ricerca. 

Sono sempre stato convinto del ruolo fondamentale dell’università per tenere l’Emilia-Romagna nel mondo, per sviluppare e mantenere la qualità delle nostre imprese, per attrarre investimenti, per attrarre e trattenere competenze. Ho sempre avuto un rapporto molto proficuo con i rettori e le strutture regionali. Ora col nuovo incarico lo andrò a consolidare da subito, nel dare risposte ai loro bisogni e mettere in campo nuove progettazioni in relazione alle nostre comunità.

Quale è, secondo lei, il potenziale economico dell’Emilia-Romagna e quali settori richiedono maggiore attenzione e meritano particolare riconoscimento?

L’Emilia-Romagna è stabilmente ai vertici in Italia e in Europa, ma non ci possiamo accontentare. È in atto una transizione velocissima e molto complessa, sia in termini tecnologici che ambientali, che rischia di travolgere il sistema. Ne stiamo vedendo un’anticipazione nella mobilità, con il passaggio all’elettrico, ma anche per tutte le nuove tecnologie abilitanti trasversali a tutti i settori. Dobbiamo essere pronti.

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In che modo l’Emilia-Romagna può investire nella ricerca e contrastare o almeno attenuare il fenomeno della fuga dei cervelli all’estero?

Vogliamo implementare il grande lavoro che stanno svolgendo i nostri Clust-ER, i laboratori, i tecnopoli, e in generale tutta la rete alta tecnologia. Questo modello integrato pubblico privato, che vede fianco a fianco imprese, università, laboratori, sta dando risultati eccezionali. Non è un caso se recentemente la Commissione europea ci ha attribuito il marchio di Regional Innovation Valley. È proprio all’Europa che in questo mandato vogliamo guardare per costruire reti e rafforzare relazioni che ci consentano di sostenere sempre più e meglio la ricerca. È chiaro che prima di tutto dobbiamo attrarre e trattenere talenti. È in questo mandato, infatti, che ci aspettiamo di cogliere i risultati della legge che abbiamo approvato per primi in Italia, a febbraio 2023. 

Continuerà a occuparsi di economia sostenibile nella giunta De Pascale? In che modo?

Certamente. La sostenibilità oramai va considerata parte integrante di qualsiasi attività umana, pertanto, non può più essere disgiunta dall’attività economica. Ma dobbiamo sempre ricordare che vanno tenute ugualmente insieme sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Per quanto mi riguarda, proseguirò a sostenere gli investimenti nella sostenibilità con bandi dedicati ad imprese, professionisti, agli enti locali, alla formazione. È una scelta dell’Emilia-Romagna, ma è anche e soprattutto una scelta dell’Europa.

Ha avuto un ruolo centrale nella campagna elettorale, guidando la stesura del programma del centrosinistra. Ritiene che l’inclusività e la varietà delle proposte abbiano contribuito in modo decisivo alla vittoria elettorale?

Ne sono sicuro. Abbiamo realizzato un percorso aperto e partecipato. Tutte le rappresentanze hanno potuto dire la propria e inserire le rispettive proposte programmatiche. Questa condivisione ha fatto capire alla gente che qui c’è unità. Un’unità che non è di facciata ma si basa su un lavoro che ha prospettive concrete.

Quali punti del programma considera prioritari e intende realizzare durante il mandato appena avviato?

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Dobbiamo proseguire sulla digitalizzazione, per tenere nel cambiamento anche le piccole e medie imprese. Abbiamo la fortuna di avere a Bologna il tecnopolo: vanno sfruttate tutte le sue potenzialità per far reggere le filiere nella loro interezza, non solo le grandi imprese. Serve poi uno scatto in avanti in tema di sicurezza: non possiamo più accettare incidenti sul lavoro che si potrebbero evitare con investimenti in formazione e tecnologia.

Cosa non è stato fatto nel precedente mandato regionale e ritiene debba essere affrontato con urgenza da questa nuova amministrazione?

In questo mandato dobbiamo concentrarci sull’economia sociale. Il tema demografico, a cui si collega tutto quello del welfare e delle nuove povertà, va messo in cima alla lista. Anche da noi si affacciano nuove povertà, che fino a qualche anno fa non avevamo: dobbiamo lavorare sulla ricucitura sociale per una nuova redistribuzione che funzioni davvero.

Come è andato il voto in Regione

Come sarà formata la nuova Assemblea regionale  

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