L’esperienza di Serrenti, il cambiamento verso una transizione verde parte dalle persone

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Il piccolo centro sardo nel 2010 ha realizzato la prima micro rete pionieristica. I fondi europei di coesione (Pon Fesr 2014-2020), uniti ad altri finanziamenti, hanno permesso all’amministrazione locale di «migliorare il sistema e far conoscere il progetto». Lo racconta Maurizio Musio, tecnico elettronico del comune 

Efficientamento energetico, uso delle rinnovabili e sistemi di gestione intelligente. Sono questi i tre elementi che hanno portato Serrenti, un piccolo centro in Sardegna nel Medio Campidano con poco meno di 5mila abitanti, a entrare nella lista dei comuni virtuosi e a ricevere undici premi nazionali. Serrenti aveva già intrapreso questa direzione, ma i fondi europei di coesione (Pon Fesr 2014-2020), uniti ad altri finanziamenti, hanno permesso all’amministrazione locale di «migliorare il sistema e far conoscere il progetto», spiega Maurizio Musio, tecnico elettronico del piccolo comune sardo. 

Con i progetti “Illuminamente” e “S.E.I.” (Sistema energetico intelligente), il comune ha lavorato in sinergia, intervenendo su due fronti: da un lato, sul risparmio di kWh e dall’altro sulla gestione dell’energia, sviluppando una delle prime pionieristiche micro reti intelligenti. 

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La prima micro rete è stata realizzata nel 2010, grazie alla condivisione dell’energia prodotta dal primo impianto fotovoltaico (da 19,8 kW) installato sul tetto della scuola media e connesso con il teatro comunale. La fortuna del comune, prosegue Musio, è la prossimità della maggior parte degli edifici pubblici: il polo delle scuole, il teatro, l’impianto sportivo, la zona municipio e degli uffici comunali, il Laboratorio delle arti e della terra, sono tutti edifici vicini tra loro e che, quindi, favoriscono la condivisione dell’energia. 

“Illuminamente” «ha permesso di ridurre la potenza istantanea, cioè il consumo di kWh, sia nell’illuminazione pubblica e negli edifici pubblici», spiega l’esperto. Con il progetto S.E.I. (Sistema energetico intelligente) sono invece nate le micro reti. «Si è cercato di ottimizzare tutto il processo. Ed è il finanziamento Pon Fesr della regione Sardegna, sulla sperimentazione delle Smart Grid, ad aver permesso la loro valorizzazione», precisa Musio. 

«Mentre nascevano gli impianti fotovoltaici», racconta, «abbiamo creato – una volta che abbassati i consumi energetici anche del 40 per cento, una rete fisica dell’impianto all’edificio adiacente. È nata questa micro-rete pionieristica che pian piano si è sviluppata in varie zone». Si è quindi riusciti a ottenere un grande risparmio di energia e un aumento dell’autoconsumo dell’energia fotovoltaica. Ora, aggiunge Musio, «l’energia viene distribuita in modo ottimale negli edifici associati, con un aumento del 10 per cento dell’autoconsumo».

È quindi seguito un secondo progetto di micro-grid nel 2012, con un impianto solare installato sulla copertura della scuola materna e associato agli edifici della scuola primaria, dell’asilo nido e della palestra comunale. La terza rete è stata invece realizzata nel 2015, con un impianto fotovoltaico sul tetto del municipio messo in condivisione con l’ex caserma, dove in modo provvisorio sono stati collocati gli archivi comunali, e con la Casa Corda, sede di altri uffici comunali. E, ancora, la quarta e la quinta micro-grid distribuiscono energia mettendo in rete diversi altri edifici e spazi pubblici, come il parco comunale e il mercato civico.  

La casa dell’energia

fondi di coesione hanno permesso un passaggio successivo, dando l’opportunità al comune e al territorio, con laboratori didattici per ragazze e ragazzi. È nata la prima Casa dell’energia, di venti metri quadri, dove sono state raggruppate tutte le parti delle micro grid. «È stata ideata per poter mettere tutti gli apparati lontano dalla scuola, anche per la sicurezza dell’edificio. E un obiettivo in più: organizzare laboratori didattici», spiega Musio.

Oltre al ruolo educativo e formativo, la Casa dell’energia consente di accumulare l’energia elettrica prodotta dal fotovoltaico e orientarla nei diversi edifici comunali, secondo i livelli di fabbisogno dettati dall’orario e dalle stagioni. In base ai dati riportati da Legambiente, la prima struttura – operativa dal 2018 – ha permesso un autoconsumo di energia fotovoltaica da gennaio a giugno 2019 del 92 per cento (all’82 per cento se si considera l’intero anno), a fronte del 56 per cento registrato tra il 2010 e il 2016, quando è stato avviato il percorso. 

Tutto ciò ha portato a un risparmio in termini di consumo, in bolletta nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro e, infine, una riduzione delle emissioni in atmosfera di Co2. Per questo il progetto è stato nominato “Ciao ciao Co2”: rivolto ai bambini e alle bambine, li aiuta a capire in maniera semplice come cammina l’energia. Così con una seconda e poi una terza Casa dell’energia si è replicata l’esperienza.

Un secondo finanziamento, in seguito, ha permesso di diffondere le conoscenze e le esperienze virtuose del comune, attraverso un corso di alta formazione, in collaborazione con l’Anci, rivolto ai dipendenti comunali. «Servono tecnici lungimiranti che sappiano portare negli uffici l’innovazione tecnologica», conclude Musio, «e dimostrare che la transizione energetica può nascere, crescere e svilupparsi anche tra le persone. Il vero valore aggiunto delle comunità energetiche rinnovabili è che il cambiamento non arriva dall’esterno, ma parte da noi, dalle persone».

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Questo contenuto giornalistico fa parte del progetto “#CoesioneItalia. L’Europa vicina”, che è finanziato dall’Unione europea. I punti di vista e le opinioni espresse sono tuttavia esclusivamente quelli dell’autore e non riflettono necessariamente quelli dell’Ue. Né l’Ue né l’autorità che eroga il finanziamento possono essere ritenute responsabili per tali opinioni.

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