I giovani, il lavoro e la formazione a Rieti

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Una ricerca dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Rieti ha evidenziato che i livelli di occupazione continuano a dipendere in larghissima parte dal grado di scolarizzazione dei genitori. Risultato? Povertà ed esclusione sociale sono un circuito chiuso che si autoalimenta.

L’ascensore sociale si è bloccato, lo evidenzia l’indagine Livelli di istruzione e ritorni occupazionali, realizzata dall’Istat.

Anche la dispersione scolastica, come accade per il conseguimento del titolo terziario, è associata alle caratteristiche della famiglia di origine. L’incidenza degli abbandoni precoci risulta molto elevata anche nella nostra provincia, se il livello di istruzione dei genitori è basso. In base al report, un giovane su quattro (23,9%) fra 18 e 24 anni con genitori che hanno al massimo la licenza media, ha lasciato gli studi prima del diploma. Il dato scende al 5% se almeno un genitore ha un titolo secondario superiore e all’1,6% se è laureato.

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La situazione nella scuola secondaria è simile a quella universitaria. La differenza non si vede però nella quota di chi si iscrive e riesce a laurearsi ma nel diverso indirizzo scolastico preso. Gli studenti con genitori che hanno livelli elevati di istruzione scelgono quasi tutti il liceo mentre i figli di genitori con bassa istruzione vanno in maniera più marcata agli istituti tecnici e ai professionali.

I dati sulla dispersione scolastica comunque migliorano. Nel 2023, la quota di 18-24enni italiani con al massimo la licenza media inferiore e non più inseriti in un percorso di istruzione o formazione è stata pari al 10,5%. Un dato in diminuzione di un punto percentuale rispetto al 2022 ma che resta tra i più alti dell’Ue dove la media si attesta al 9,5%.

L’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Rieti aveva già evidenziato la situazione dei giovani nella nostra provincia mostrando i numeri relativi ai NEET. A Rieti e provincia vivono infatti 21.515 giovani tra i 15 e i 29 anni. I Neet sono ben 4.641, giovani che non studiano, non frequentano corsi di formazione e non cercano lavoro.

Sul tema della dispersione scolastica un ruolo fondamentale lo ha sicuramente l’Istituzione Formativa Rieti, che nel 2024 nelle 4 sedi provinciali ha fatto registrare numeri importanti. Ben 133 allievi a Poggio Mirteto, 146 a Rieti, 52 a Passo Corese e 76 ad Amatrice, per un totale di 407 allievi.

“Un lavoro eccellente, nella provincia di Rieti, lo svolge l’Istituzione Formativa che ha raggiunto numeri da record e che copre, con la sua attività, quasi l’intera provincia. Una realtà importante, diventata un’eccellenza, che sta sperimentando anche l’apprendistato duale, raccogliendo il gradimento delle imprese che riescono così a trovare figure professionali altrimenti irreperibili. Abbiamo quattro realtà importanti – afferma Cinzia Francia Presidente dell’Istituzione Formativa – Rieti, Amatrice, Poggio Mirteto e Passo Corese. Nonostante le difficoltà, anche logistiche, vedi Amatrice, il numero degli alunni è cresciuto notevolmente, ma quello che ci rende appetibili è che oltre l’80% dei ragazzi trova lavoro appena terminati gli studi. Occorre rimuovere lo stereotipo che vuole che le scuole tecniche e professionali siano da considerarsi scuole di serie B e questo spinge i genitori ad indirizzare i propri figli verso i licei”.

Davide Lorenzini, direttore delle sedi di Rieti e Fara in Sabina, aggiunge: “L’Istituzione Formativa è un punto di riferimento importante per le imprese, basta pensare che nel corso dell’estetica il 60% trova subito lavoro, in quello dell’acconciatura il 75% e nell’autoriparazione/meccatronica addirittura il 100%. In quest’ultimo comparto i ragazzi sono richiestissimi – conclude il direttore Lorenzini – in quanto possono svolgere da subito la mansione di responsabile tecnico di officina e in realtà potrebbero aspirare, avendone i requisiti, ad avviare una attività in proprio”.

“Il paradosso sta nel fatto che, da un lato – ribadisce Franco Lodovici, Presidente di Confartigianato Imprese Rieti – non abbiamo professionalità adeguate alle nuove mansioni, dall’altro un numero sempre più elevato di disoccupati che però non cerca lavoro, non studia, né pensa di farlo nel breve tempo. Sono tanti i comparti artigiani interessati dal fenomeno, dall’edilizia all’impiantistica, dalla metalmeccanica all’autotrasporto e così via. Come Confartigianato stiamo lavorando su diversi fronti – conclude il presidente Lodovici – recentemente abbiamo sottoscritto un protocollo con l’Istituzione Formativa, guardiamo con attenzione agli ITS, cerchiamo di rilanciare l’apprendistato in tutte le sue forme. Purtroppo i giovani hanno perso il piacere di fare lavori che appagano anche dal punto di vista personale, lavori che esaltano la qualità e le professionalità, oggi prima di tutto a prevalere è l’aspetto economico e il cosiddetto posto sicuro, se non cambiamo rotta, non potremo certo andare lontano”.

 

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