Passa anche per il Lazio la sfida di Coldiretti sul Mercosur. ma perché è così importante. Al punto di mobilitare l’intera organizzazione, propriuo nelle settimane degli avvicendamenti al vertice
Che l’idillio tra Coldiretti ed il ministro Francesco Lollobrigida fosse diventato carente di elegia lo si era un po’ capito già agli esordi di questo 2024 che ci sta lasciando. Quando cioè l’associazione più influente del mondo agricolo italiano aveva dovuto registrare che non c’era solo il Green Deal Ue a compromettere la vita fiscale della categoria, ma che anche l’Esecutivo nostrano aveva una fetta di responsabilità.
Il nuovo indizio stavolta arriva da Il Sole 24 Ore e per mezzo della capacità di fiutare l’aria de Il Foglio. Che ha rilevato come sul tema Mercosur Coldiretti abbia assunto un atteggiamento “fuori ordinanza” rispetto alla linea del Governo e del ministro di Sovranità alimentare e comparto.
E che a fare quei distinguo sia stato proprio il “master and commander” dell’associazione, cioè il Segretario Generale Vincenzo Gesmundo, è cosa che dà ulteriore suggello a quel che pensa Coldiretti degli accordi con il Mercato comune dei Paesi dell’America Meridionale.
Guardando l’America del Sud
Di quelli e di una formula per cui Ursula von der Leyen spinge da giorni su Giorgia Meloni per trovare un accordo che faccia ai dazi quello che fanno in canguri ai cespugli del bush.
Ma di cosa parliamo? Unione Europea e Paesi latinoamericani che compongono il Mercato Comune del Sud (Mercosur) sono in lizza per validare un principio di accordo per la creazione “della più grande area di libero scambio al mondo”.
Si parla, potenzialmente, di più di 770 milioni di persone coinvolte, con l’Ue che di fatto è l’investitore straniero e partner commerciale più importante del Mercosur. Il tutto con oltre 60.000 imprese europee che già esportano nella regione dell’America Latina. Tutto questo però andrebbe a discapito del mercato interno e siccome il “core” del Mercosur è soprattutto agricolo si è posto un problema. E tra l’altro proprio nei giorni in cui Coldiretti Lazio si prepara all’avvicendamento con i nuovi gruppi dirigenti selezionati tre settimane fa.
Il rinnovo nel Lazio
È finito il “settennato” alla direzione di Sara Paraluppi, “chiamata a ricoprire nuovi incarichi in Confederazione”; le succede il 42enne reatino Carlo Picchi. L’ideale passaggio di consegne pubblico c’è stato un paio di settimane fa al Consiglio direttivo di Coldiretti Lazio tenuto presso la Camera di Commercio di Roma, alla presenza del Segretario Generale Vincenzo Gesmundo e del presidente della federazione regionale del Lazio e vicepresidente nazionale, David Granieri.
Sì, proprio lui, Gesmundo: il leader carismatico di un’associazione che non pare molto in endorsement con altri settori produttivi favorevoli all’accordo tra Unione europea e Mercosur. Settori come Confindustria, ad esempio, che ha in spunta soprattutto la crisi dell’automotive.
Sul fronte laziale le sfide di Picchi, che in Ciociaria e Cassinate ad inizio dicembre ha lasciato il campo a Gerardo dell’Orto, sono di quelle importanti e il neo direttore è decisamente skillato. Negli ultimi sette anni ha ricoperto “il ruolo di direttore della Coldiretti di Frosinone e Latina, dove è anche presidente dell’ITS Academy Fondazione Bio Campus”, ed a gennaio “assumerà anche l’incarico di direttore di Coldiretti Roma”.
La continuità “difficile” a livello Ue
Picchi dopo i ringraziamenti ha assicurato che proseguirà “in continuità con il lavoro svolto dal mio predecessore, continuando a far sentire la mia vicinanza ai colleghi, così come saremo accanto ai nostri soci e presenti sui territori, anche per comunicare le attività di Coldiretti a livello regionale, nazionale ed europeo”. Ed a livello europeo si innesta il bivio su cosa fare in ordine al Mercosur proprio adesso che sullo stesso il “gran capo” Gesmundo lo aveva definito potenzialmente “devastante”.
Ma analizziamo lo scenario: il trattato di libero scambio con il Mercosur, così com’è settato oggi, andrebbe ad abbattere i dazi, aprendo alle imprese italiane un mercato da 270 milioni di abitanti. Quali sono gli ambiti? Cruciali, a contare la storia recente dell’Ue. “La componentistica automotive, che è particolarmente in crisi; il settore dei macchinari e della meccanica, dove ci sono punte di eccellenza dell’industria italiana”. Poi “la moda e l’agroalimentare (dai vini agli spiriti fino alle indicazioni protette, che con questo accordo otterrebbero non solo meno dazi ma anche il riconoscimento della denominazione spesso imitata)”. Il Foglio parla di potenziali player che sono la “spina dorsale manifatturiera, forse un po’ acciaccata, che però tiene ancora in piedi il paese”.
Un accordo “potenzialmente devastante”
Cosa è accaduto in pratica? Che il Sole 24 Ore, il principale quotidiano finanziario del Paese, ha pubblicato un commento in prima pagina contro l’accordo con il Mercosur scritto da un monumento vivente del pensiero autarchico come Vincenzo Gesmundo.
Che però ha definito potenzialmente “devastante” l’accordo con il Mercosur. A suo parere l’“eccezionalismo agricolo” e la sua difesa dovranno “prevalere su tutte le altre considerazioni economiche, altrimenti ci saranno pesanti conseguenze sul consenso della politica”.
Insomma, se non è stata una legittima ma mezza truce minaccia poco ci è mancato. E qui veniamo a Bomba: le dichiarazioni di Gesmundo hanno seguito di poco le aperture di Lollobrigida e Meloni sulla ratifica dell’accordo. Il che significa che la luna di miele con l’ex “cognato ‘Italia” è finita.
E che anche Granieri ed il neo nocchiero Picchi, quello che forse meglio di tutti conosce Frusinate e Pontino, dovranno mediare fra un accordo conveniente a tutti ed un diniego che conviene solo a Coldiretti.
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