Crisi Globale e Nuovi Equilibri: Caduta del Governo Scholz, Accordo Etiopia-Somalia, Zelensky in NATO e il Passaggio Trump-Biden

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GERMANIA, CADE GOVERNO SCHOLZ

 

Il governo guidato da Olaf  Scholz è stato sfiduciato, dunque costretto alle dimissioni. Evento di cui già da qualche tempo si vaticinava il mese scorso nelle varie opinioni pubbliche continentali, la celebre “coalizione semaforo” è pertanto giunta alla fine, a seguito delle divergenze tra liberali e socialdemocratici circa le misure contro l’indebitamento. Si può dire, a ben vedere, che si tratta dell’ultima fase dell’era Merkel, la quale aveva provato il passaggio di testimone proprio con il cancelliere Scholz, oggi scopertosi fallimentare, di fronte alla crisi economica innescata dalla guerra in Ucraina e le conseguenze politiche che questa ha portato proprio in Germania. Le elezioni parlamentari si terranno il 24 febbraio e chiunque riuscirà a spuntarla – seguendo quanto offrono i sondaggi saranno i cristiano-democratici di Friedrich Merz – si troverà a guidare un paese in crisi profonda. Le pressioni americane e il modo in cui verrà condotto il tanto atteso negoziato sulla situazione in Ucraina per portare il conflitto ad un duraturo congelamento molto probabilmente peggioreranno la crisi d’identità tedesca, insieme poi all’avanzare del partito AFD, oggi primo negli stati della Germania orientale e prossimo ad accaparrarsi maggiori consensi in tutta la repubblica federale, specialmente in Baviera, principale regione della Bundesrepublik. Si profila quindi una Germania profondamente diversa quella che si mostrerà nei prossimi anni, introvertita e impoverita, in un continente europeo caotico, ora che i legami con la Russia sono stati recisi e probabilmente verranno indeboliti anche quelli con la Cina, non a caso i due principali partner commerciali, dopo gli Stati Uniti, della Germania.

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AFRICA, ACCORDO ETIOPIA-SOMALIA

 

Etiopia e Somalia hanno finalmente raggiunto un accordo che quantomeno congela le tensioni che i due paesi del Corno d’Africa avevano dopo la firma del memorandum tra Addis Abeba e Somaliland dello scorso gennaio e che garantiva all’Etiopia uno sbocco verso l’importante porto di Berbera con vicino una zona franca in cui edificare una base militare etiope, con in cambio il riconoscimento dell’indipendenza del Somaliland: il punto dell’accordo che ha fatto precipitare ai minimi storici le relazioni tra questi due paesi fino ad una pericolosa escalation militare; accuse e minacce si sono susseguite per mesi, fino all’inizio di dicembre quando il governo della Somalia ha accusato l’Etiopia di fornire armi e truppe nell’Oltregiuba, altra regione somala dichiaratasi autonoma nel 1998 e in rotta con il governo federale di Mogadiscio, con il rischio di inglobare nella contesa l’Egitto, già dichiaratamente ostile ad Addis Abeba, e di conseguenza di far sprofondare nel caos e nella guerra metà dell’Africa centrale. Al centro dei giochi vi è quindi il controllo del Mar Rosso, centrale per ogni collettività che intenda accaparrarsi le materie prime lì già presenti e quelle commerciate via mare tramite canale di Suez, da sempre sotto l’occhio dell’Egitto che cosí vedrebbe ampliarsi il proprio spazio di azione e influenza, fino ad ora negato proprio per il minor controllo degli egiziani su quella porzione di continente africano. Situazione, come già ricordato sopra, a rischio implosione proprio ora riguardo l’accordo siglato in favore dell’Etiopia intorno al porto di Berbera. Di conseguenza con l’intesa dell’11 dicembre la Turchia, che si è fatta garante della firma tra Etiopia e Somaliland, si è definitivamente erta a patron del Corno africano.

 

NATO, ZELENSKY A BRUXELLS

 

Incerto e preoccupato sul futuro del paese di cui è presidente, Volodymyr Zelensky ha preso parte ad un vertice a Bruxelles in cui ha chiesto ulteriori sforzi da parte dei paesi NATO in materia di aiuti militari all’Ucraina. Ennesima richiesta che ora suona impellente per il presidente ucraino, soprattutto a seguito della recente vittoria elettorale di Trump, pronto a suo dire ad un dialogo con Putin per fermare il conflitto. Il timore degli ucraini è infatti che il futuro negoziato sia svolto solamente tra Washington e Mosca cosí da impedire che Kiev possa avere voce in capitolo, e che pertanto sia costretta, cosa che molto probabilmente accadrà, ad accettare una spartizione territoriale ineguale, ossia a svantaggio degli ucraini stessi. Non è un caso infatti che il segretario generale Mark Rutte abbia espresso la necessità di migliorare le posizioni delle Forze armate di Kiev sul campo di battaglia prima di eventuali negoziati con Mosca, sollecitando gli alleati affinché l’Ucraina venga dotata di nuove difese aeree e rifornita del dovuto munizionamento: Zelensky punta quindi a ottenere altri diciannove sistemi per la difesa dei cieli a protezione delle infrastrutture critiche.

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USA, CONTINUITÀ TRUMP/BIDEN

 

A meno di un mese dall’insediamento di Donal Trump quale nuovo presidente americano, Joe Biden prepara il passaggio del testimone al prossimo inquilino della Casa Bianca, organizzando le carte, cioè i dossier politici e diplomatici, che attendono The Donald nel futuro imminente. Di recente infatti l’amministrazione uscente ha dato il via ad una nuova indagine sui semiconduttori “legacy”, capaci di superare i ventotto nanometri e prodotti in Cina, situazione che potrebbe condurre all’inasprimento delle sanzioni contro Pechino, non a caso misure già nell’agenda del tycoon newyorkese, dalle automobili alle telecomunicazioni: Katherine Tai, rappresentante per il Commercio, ha dichiarato che l’indagine mira a proteggere i produttori statunitensi e di altri Paesi dai massicci investimenti statali cinesi nell’industria nazionale dei chip per l’elettronica di consumo. L’indagine potrebbe offrire a Trump il mezzo per imporre dazi del 60 per cento alle importazioni dalla Cina. Il presidente uscente Biden ha già imposto un dazio del 50 per cento sui semiconduttori cinesi, che entrerà in vigore il primo gennaio. L’amministrazione in carica ha anche inasprito le restrizioni alle esportazioni di intelligenza artificiale avanzata, chip di memoria e attrezzature per la produzione di chip.

 

 

 

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