Farmina, il pet food di Nola è diventato globale: nuovo impianto in Usa e piano di espansione in Asia

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di
Alessia Cruciani

L’azienda campana, con un fatturato da oltre 400 milioni di dollari sta per avviare la produzione in Carolina del Nord, inaugurando il quinto stabilimento dopo Italia, Serbia e Brasile

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«La Cina? È molto gattara. Stati Uniti e paesi anglosassoni? Domina il cane. Di cui si vedono pochi esemplari in Russia (difficile portarli a spasso a -40 gradi). Nei paesi musulmani ci sono solo gatti. In Europa è un pareggio. Tirando le somme, a livello globale il cane vale per il 55-58% del mercato contro il 45-42% del gatto. Il cui cibo costa di più, perché molto proteico, ma mangia nettamente meno del cane». A scattare la fotografia sul mercato degli animali domestici è Angelo Russo, 59 anni, ceo di Farmina Pet Foods, azienda italiana con oltre 50 anni di esperienza nel campo della nutrizione e del benessere animale, specializzata nel segmento dell’hyper-premium.
A dar vita all’azienda nel 1965 a Nola (Napoli) è Francesco Russo, papà di Angelo, che fonda la Russo Mangimi per produrre cibo per animali da reddito. Nel 1999 inizia la collaborazione con l’inglese Farmina (poi rilevata), che forniva consulenza per la produzione di pet food. «C’erano prospettive diverse rispetto agli animali da reddito, su grandissima scala. Un lavoro che poteva dare soddisfazione anche per l’espansione a livello internazionale. Ci siamo affacciati all’estero decidendo di vendere pet food di altissima qualità. Per riuscirci c’è bisogno di tanta scienza, quindi investimenti in ricerca scientifica con le migliori università al mondo. E il mercato ci ha dato ragione: è stato necessario aprire altre fabbriche», racconta Angelo Russo.

Il nuovo stabilimento

Con un fatturato 2023 di 427 milioni di dollari, 75 mercati presidiati e 1.300 dipendenti, l’azienda conta oggi 4 stabilimenti di produzione (Nola, San Paolo in Brasile e due in Serbia, a Belgrado, dove Russo ormai vive dal 2012) a cui si sta per aggiungere un nuovo impianto a Reidsville, in Carolina del Nord dove, annuncia Russo, «la produzione inizierà a marzo 2025. Siamo eccitati all’idea di avere uno stabilimento negli Stati Uniti, è il mercato più grande del mondo. Già esportiamo negli Usa con successo dal 2016 ma ora abbiamo fatto lo sforzo di avviare un’azienda locale dato che la richiesta superava la nostra capacità produttiva». 

La missione

La mission che si è imposta Farmina è di produrre alimenti di alta gamma destinati a migliorare la salute dei pet attraverso l’educazione alla corretta nutrizione e alla prevenzione, da scegliere e dosare in base alle caratteristiche di ogni singolo cane o gatto con la consulenza gratuita di veterinari e consulenti. Da qui le collaborazioni con importanti istituti di ricerca indipendenti come la cattedra di Nutrizione e alimentazione animale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e l’istituzione del Farmina Vet Research. «Siamo tra i più cari del mercato ma noi vendiamo nutrizione su misura non solo cibo, con la possibilità di seguire nel corso degli anni lo stesso proprietario e assistere l’animale da cucciolo ad adulto, da adulto a senior — spiega Russo —. Pensiamo anche alle materie prime. Per esempio, c’è pollo e pollo: si va dal petto alla farina di ossa. Sono qualità nettamente differenti. È necessario avere uno scambio di informazioni con il veterinario consigliando la dieta più adatta. Infatti, abbiamo sviluppato una gamma impressionante di prodotti, ognuno dei quali può soddisfare i parametri di salute di quel particolare animale. Sono tutte ricette comprovate scientificamente che a volte vengono anche prescritte dai veterinari per curare alcune patologie».

Il mercato

Come è stato fare impresa e svilupparla al Sud Italia? «Purtroppo non abbiamo avuto più problemi di quelli di un’impresa del Nord. Le cose a Napoli non funzionano come nel resto d’Italia, la burocrazia è troppo farraginosa. Non è più un problema esclusivo del Sud, ma nazionale. Non c’è una sicurezza giuridica in cui un’impresa può operare. Una debolezza del sistema Italia che limita gli investimenti», risponde il ceo di Farmina, che poi ricorda come ogni anno entrino «milioni di persone nel mercato del pet food con prospettive di crescita del 30%».
Nelle intenzioni di Angelo Russo c’è un’ulteriore espansione in Asia, soprattutto Cina, Thailandia, Malesia e India: «Quest’ultima si vivendo un forte sviluppo nel pet food, per questo ci puntiamo fortemente e apriremo una fabbrica anche lì. Ma il nostro non è un business che punta sulla massa, non vendiamo nella gdo. Siamo di nicchia e ci rivolgiamo a dealer professionali, veterinari, trainer, pet shop specializzati, allevatori, groomer.
Alla fine, chi è più buongustaio: il cane o il gatto? «Sicuramente il gatto: ha una capacità maggiore di sentire ed è più selettivo. Il cane, al contrario, mangia di tutto. Anche se quelli di piccola taglia, con una vita molto domestica, sono diventati schizzinosi come i gatti. Spesso gli danno anche il filetto ribeye di razza scozzese. Difficile competere».

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