È durata quasi 3 ore la seduta del Consiglio comunale che aveva all’ordine del giorno “Il Piano operativo di razionalizzazione periodica delle partecipazioni societarie del Comune di Ragusa. – Periodo di riferimento anno 2023”.
L’aspetto surreale è che i consiglieri dovevano votare il piano sulla base della esaustiva relazione, correda da una nota dei revisori dei conti che evidenziavano come, da parte loro, non era necessario il parere, considerato che le partecipazioni restavano immodificate, senza, quindi nessuna razionalizzazione.
E questo si sono sforzati di far capire, in primis i consiglieri di maggioranza Antoci e Iurato, ma loro stessi hanno contribuito, e qui sta l’aspetto surreale, ad alimentare il dibattito.
Il problema era dato dal fatto che tra le partecipate c’è Iblea Acque e dal fatto che i revisori hanno messo in guardia il Comune dal continuare a far crescere il credito che l’ente vanta nei confronti della società in house per il servizio idrico integrato.
Ma, l’atto all’ordine del giorno si riferiva alla situazione al 31 dicembre 2023, le considerazioni sull’attuale situazione fra il Comun e Iblea Acque si riferivano, addirittura al credito previsto per il prossimo mese di aprile. Ma nessuno si è sentito in dovere di dire: “ma di cosa stiamo parlando?” e di troncare l’inutile dibattito, alimentato anche dal sindaco e dall’assessore al bilancio.
Del tutto evidente che l’amministrazione, suo malgrado, si trova in una situazione difficile e imbarazzante, complessa come l’ha definita il sindaco, pur nella consapevolezza che si è aderito a norme regionali e che, in ogni caso, tutte le possibili soluzioni di interruzione del rapporto, auspicate da molti esponenti della minoranza, possono solo essere deliberate dall’ATI Idrico.
Ripercorrendo l’iter che ha portato all’odierna situazione, una norma regionale imponeva alle ATI idriche di scegliere un gestore, privato, in house o pubblico/privato.
La scelta è passata al vaglio dei consigli comunali, peraltro con lo spauracchio della perdita dei finanziamenti PNRR per le reti idriche, fino a qui tutto a posto.
Dove i sindaci, tutti, hanno dimostrato inadeguatezza al ruolo e mancanza di competenze, il dotare la società in house di soli 97.000 euro di capitale sociale e di non aver saputo monitorare l’avvio della società.
Invece di pretendere, alla consegna dei ruoli, le volture dei contratti energia elettrica, il Comune di Ragusa ha, allegramente, continuato a pagare le bollette, circa 350.000 euro al mese.
Ora il debito accumulato, proiettato ad aprile 2025, sarebbe di circa 14 milioni e la situazione rischia di saltare, in bilancio il Comune ha dovuto mettere le somme fra quelle di dubbia esigibilità, qualcuno si è svegliato e ha proposto un piano di rientro a Iblea Acque, dai tre mesi oggetto di trattative, la società sarebbe passata alla proposta di una restituzione in dieci anni, considerando le somme come un finanziamento infruttifero dei soci. Ma se Ragusa con il 23% esce 14 milioni, gli altri undici Comuni saranno in grado di uscire in soldoni, il restante 77% per il finanziamento infruttifero o li mettiamo solo noi?
Questa domanda, nel carosello di interventi, è mancata. I consiglieri di minoranza hanno trascinato il dibattito solo sulla questione debito di Iblea Acque, addirittura ammettendo che la gestione ha fatto passi da gigante, per efficienza, negli ultimi tempi, e nulla eccependo sulle competenze di quelli che ci lavorano.
Sforzi sovraumani dei consiglieri di maggioranza, Iurato e Antoci, per controllare il dibattito, impegnati a difendere le scelte del sindaco, come primo cittadino e come Presidente del Comitato per il controllo analogo di Iblea Acque.
Una situazione aggravata dalla consueta mancanza di trasparenza, con una amministrazione che sollecita un piano di rientro, riceve risposte, ma non rende partecipi nemmeno i consiglieri comunali di quanto sta accadendo, non riesce a produrre il fantomatico piano di rientro, esce solo, a gocce, lo scambio di missive con la società, obbligato perché ci sono già richieste di accesso agli atti.
Tutto è nato dalla nota dei revisori dei conti che hanno rifiutato il parere sull’atto “Piano operativo di razionalizzazione periodica delle partecipazioni societarie del Comune di Ragusa”, non essendoci proposte di razionalizzazione, trovando, però, tempo e spazio per discettare sul debito di Iblea Acque.
Hanno scritto: “Come sopra visto i Revisori, non sono direttamente investiti dall’adempimento di legge di un obbligo di parere, ciò non toglie che si riconosce che sussistono valide ragioni per non sottovalutare gli adempimenti connessi al processo in esame, riconducibili al fatto che gli obiettivi ed i criteri d’azione connessi alla razionalizzazione delle partecipate, sono suscettibili di influire significativamente sul bilancio dell’Ente locale, sia in conseguenza di un’auspicata riduzione delle partecipate, sia con l’adozione di politiche di efficientamento che incidano soprattutto sulle società partecipate con reiterate perdite gestionali.
PRESO ATTO del piano di rateazione proposto dall’Ente alla Società IBLEA ACQUE SPA, giusta nota del 22.10.2024 prot. 121136, con cui lo stesso invitava la partecipata a sottoscrivere un piano di rientro triennale delle anticipazioni finanziarie erogate ed in essere al futuro mese di maggio 2025;
EVIDENZIATA la distonia della nota di riscontro di IBLEA ACQUE SPA, acquisita a prot. 139249 in data 09.12.2024 con cui la società in house sostanzialmente allunga a 10 anni il piano di rientro, al netto di compensazioni per spese di manutenzioni a carico dell’Ente;
RICHIAMATE le note di vigilanza emesse dalla Direzione Finanziaria dell’Ente e le raccomandazioni inoltrate in vari atti a firma dello scrivente Collegio;
Tutto ciò premesso e considerato, il Collegio dei Revisori dei Conti PRENDE ATTO che con la proposta in esame si intende mantenere la partecipazione in tutte le Società/Organismi partecipati esistenti al 31.12.2023; PRENDE ATTO, altresì, che non viene prevista alcuna azione di razionalizzazione delle stesse partecipazioni;
E CONSIDERATA la precorsa corrispondenza tra l’Ente e la partecipata IBLEA ACQUE SPA, come sopra richiamata, lo scrivente OdR RACCOMANDA
• di monitorare costantemente gli equilibri di cassa dell’Ente e di intraprendere con estrema urgenza le necessarie azioni/misure a presidio degli stessi, oltre ad attivarsi nell’immediato con le azioni di recupero dell’ingente credito vantato;
• evitare l’erogazione di ulteriori anticipazioni nel breve/medio periodo, nonché proroghe dei termini di pagamento del debito da parte della partecipata eccessivamente dilatate nel tempo, in quanto potrebbe configurarsi l’ipotesi di soccorso finanziario senza le necessarie condizioni e rispetto delle modalità di assunzione previste dalla norma;
• di valutare se persistono ancora oggi le ragioni e le finalità che originariamente hanno giustificato la scelta di affidare il SII alla società in house IBLEA ACQUE SPA.
In pratica, i revisori dei conti non la vedono bene per i conti dell’ente, i consiglieri di maggioranza hanno cercato di minimizzare la nota dei revisori, ben altro atteggiamento avrebbero avuto nel casso fosse servita a smontare le tesi dell’opposizione, l’assessore al bilancio ha cercato di limitare le sue competenze sulla questione, ribadendo che fino all’ultimo bilancio di previsione, nulla hanno eccepito i revisori, il sindaco, significativamente, ha mostrato diversi fianchi scoperti, ha parlato di situazione complessa, ha detto che, forse, un intervento di una società privata, in sede di scelta dei sindaci, avrebbe alleggerito la situazione, che l’avvio stentato della gestione è colpa anche dei sindaci, citando il capitale sociale minimo che ha reso più complicato l’avvio della società.
Parole che, di fatto, sono ammissione di responsabilità, anche indirette, sue e dell’allegra brigata di primi cittadini.
Di certo, non sarà facile uscire dall’impasse, come, nell’attuale condizione creditizia, sarà difficile tentare la carta della dismissione della società, che potrebbe pregiudicare ogni rientro, esponendo, peraltro, i Comuni all’intervento del pubblico che rea stato rifiutato a priori.
A tal proposito, si fanno avanti voci strane, qualcuno pensa che tutto sia frutto di una fine strategia, si è voluto, si è cercato di creare una condizione palesemente deficitaria per spianare la strada all’intervento del privato che, da più parti, viene considerato inevitabile.
E, a pensarci bene, considerati gli interessi malcelati dei privati, un magheggio simile non sarebbe una sorpresa.
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