Perché nessuno ha mai interrogato ‘l’artificiere delle stragi’ Friedrich Schauddin?

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Friedrich Schauddin, nato a Zagabria da famiglia austriaca era un criminale di grosso calibro, trafficante di armi al servizio di agenzie occulte per le quali svolgeva i lavori sporchi, anche stragi. Tra il 1992 e il 1993 la sua mano arrivò a rifornire di esplosivo i gruppi stragisti che erano stati attivati nella penisola. Conosceva molti lati oscuri della destabilizzazione ma non tradì mai i suoi capi.
Morto nel 2014 in carcere a Francoforte si portò con se numerosi segreti.
Il suo nome emerse per la prima volta proprio nell’ambito delle indagini per la strage del rapido 904 del 23 dicembre 1984 per poi ripresentarsi nell’ambito della strage di via Georgofili, passando per l’attentato a Capaci del 23 maggio 1992 e in quello di via d’Amelio del 19 luglio.
Lo hanno chiamato l’artificiere delle stragi non a caso: è lui infatti ad essere il collettore di un mercato di armi parallelo trasversale che include la Jugoslavia e il Nord Est dell’Italia e che si interseca con la formazione paramilitare di Gladio.
Da quei canali, come provano documenti che DarkSide – Storia Segreta d’Italia ha visionato in anteprima, transitano carichi di Semtex, un potentissimo esplosivo in uso ai militari, diretto in Sicilia proprio negli anni delle stragi. Nonostante i numerosi elementi e la condanna a 22 anni di carcere per la strage del Rapido 904 Friedrich Schauddin non verrà mai ascoltato dai magistrati in merito ai fatti più oscuri della nostra Repubblica.


La strage dei Georgofili: una testimone mai ascoltata

Una cittadina tedesca disse di aver visto e riconosciuto Schauddin in una pensione di Firenze prima della strage di via dei Georgofili del 27 maggio 1993.
“La donna – si legge sul sito di Dark Side – farà un ospitata tv anche da Maurizio Costanzo ma, come riscontrato tra i documenti” non “verrà mai ascoltata dagli inquirenti. Nel frattempo Schauddin, che è stato ritirato in ballo anche nel 1992 a proposito del presunto colpo di Stato organizzato dal generale Franco Monticone, si sente talmente sicuro che, il 16 ottobre 1993, rilascia un’altra intervista, sempre a L’Unità, con un titolo alquanto significativo: ‘Schaudinn: Sono qua perché nessuno mi interroga?'”
Il quotidiano lo rintracciò telefonicamente a Francoforte e Schaudinn svelò che nel 1988 scrisse al giudice Pier Luigi Vigna presso il Tribunale di Firenze ed alla Commissione parlamentare sulle stragi, dicendosi disposto a spiegare la sua posizione ma che nessuno aveva alcun interesse ad ascoltarlo. Poi lanciò messaggi in codice: “Dovete cercare chi nel 1986 trasse vantaggio del mio arresto per strage ed allora scoprirete qualcosa di interessante. Io non ho niente a che fare come hanno riconosciuto le autorità tedesche con la strage del rapido 904”.
Non vi sono dubbi che una ‘zona grigia’ ha per molti anni protetto il ruolo e i segreti di Schauddin e che, nel 1988 quando era in attesa del processo e della concessione degli arresti domiciliari, agevolò la sua fuga da Ostia, su un’auto guidata da lui e con documenti falsi che gli consentirono di rifugiarsi in Germania.
Le sue protezioni erano così alte da permettergli di accusare, nell’intervista a L’Unità del 16 ottobre 1992, addirittura il giudice Vigna di aver consentito la sua fuga (illazioni mai dimostrate). Il 19 ottobre 1992, sempre al quotidiano l’Unità, disse di avere nella sua casa a Francoforte ben 2 quintali di documenti sulle stragi. Ma la loro visione da parte dei giornalisti aveva un costo: 2 milioni e mezzo di lire (circa 1750 euro odierne).
In queste carte, Schauddin sostenne che non c’erano i nomi degli autori delle stragi ma “che si riesce a capire come fatti, che hanno comportato cosi lunghe indagini, siano stati manipolati, pilotati e male usati e per deduzione potrà arrivare a chi copre gli esecutori materiali di quelle stragi. Sono loro che devono spiegare perché li coprono”.

Fonte: Darksideitalia.it

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