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‘Per il 2025 sogno un’agricoltura valorizzata e nuove prospettive per i giovani’

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Intervista a Fernando Monfeli, presidente dell’associazione Asta

 

VITERBO – E’ passato quasi un anno dalla protesta dei trattori e il presidio viterbese, sorto sulla scia delle manifestazioni nate in Francia, poi dilagate in tutta Italia in contrasto alle politiche dettate dell’Unione europea, ha visto tra i partecipanti attivi Fernado Monfeli presidente di Asta, l’associazione spontanea per la tutela degli agricoltori. L’associazione, nata col fine di rendere attivi e protagonisti gli agricoltori nelle scelte che inevitabilmente ricadono sul settore primario, ha elaborato nel tempo numerose proposte, partecipato ad incontri istituzionali e posto l’attenzione su problemi troppo spesso dimenticati. Un anno fa Monfeli e un nutrito gruppo di agricoltori ha presidiato il casello di Orte chiedendo più diritti e più tutele per il mondo agricolo. Al centro delle polemiche: la Pac, ossia la politica agricola comune dell’unione europea, le riforme ambientali e l’aumento dei costi di gestione.

Presidente, a distanza di un anno dalle proteste cosa è cambiato?

Poco o nulla purtroppo. A cominciare dalla Pac. I contributi che vengono devoluti a favore dell’agricoltura finiscono nelle casse dell’agroindustria. Le società che lavorano i prodotti agricoli si prendono la maggior parte dei fondi e il piccolo agricoltore muore di fame. Siamo ancora lontani da una politica che sia veramente equa e redditizia per le aziende agricole.

Un’altra rivendicazione diffusa è stata quella relativa agli aumenti generalizzati di materie prime e gasolio.

Dopo il covid e la guerra in Ucraina è iniziata una speculazione selvaggia che ha investito anche il nostro settore, a cominciare dal costo esorbitante delle materie prime, dei concimi e dei carburanti. Dopo la fiammata iniziale, i costi di gestione e produzione sono rimasti pressoché stabili e il margine di guadagno delle aziende è andato sempre più assottigliandosi.

Il reddito equo, primo obiettivo della Pac è stato dunque disatteso?

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Si, attualmente il reddito agricolo è inferiore di circa il 40percento dei redditi non agricoli. Per non parlare del problema legato alle importazioni che minano il mercato nazionale. Per questo motivo tra le nostre istanze c’era anche quella di regolarizzare la produzione attraverso l’iscrizione dei prodotti al Sian (registro usato per monitorare la produzione e la commercializzazione dei prodotti) che consenta di avere dati certi, sulla base dei quali operare un controllo efficace sulle aziende e ridurre il pericolo delle frodi.

Pensa sia utile istituire un marchio agricolo territoriale?

La nostra idea è quella di promuovere un marketing territoriale attraverso la costituzione di un brand che racchiuda tutte le produzioni locali a cominciare dall’olio, le castagne, le nocciole eccetera.

La nostra provincia sta vivendo forti criticità legate al prolificare degli impianti Fer e all’ipotesi della costruzione del deposito nazionale di rifiuti radioattivi. Che impatto può avere sull’agricoltura?

Devastante. Sarà la nostra condanna a morte. Il contadino è il custode della terra. Abbiamo una forte responsabilità. Raccogliamo i frutti della terra e li portiamo sulle tavole degli italiani. Dobbiamo garantire un ambiente sano e pulito e di certo un deposito di scorie nucleari non ci aiuta. Noi crediamo nello sviluppo e nel progresso di questo territorio e l’attacco speculativo che sta subendo contrasta con la nostra idea di promozione e tipicità, per questo la nostra associazione è protagonista in ogni vertenza che coinvolge l’integrità del territorio. Per quanto riguarda le Fer, si tratta di terreni che piano piano vengono sottratti all’agricoltura, dopodiché cosa rimarra? Recentemente è stato annunciato che entro la fine del decennio l’intelligenza artificiale avrà bisogno di tutta la corrente attualmente prodotta nel mondo, questa notizia mi fa sorgere una domanda: è possibile sottrarre preziosa terra coltivata, utile all’alimentazione umana, rivalutare tecnologie energetiche rischiose e vecchie quasi di un secolo per alimentare i data center dell’AI?

Lei pensa che i giovani di oggi possano rappresentare il futuro di questo settore?

Assolutamente si, anche se le cose sono molto cambiate rispetto al passato. Difficilmente chi non ha in eredità un’azienda agricola avviata si cimenterà in questa attività. Servono politiche di sostegno, altrimenti i giovani preferiranno altre strade.

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Qual è il suo augurio per il 2025?

Sono un agricoltore e osservo la realtà da un punto di vista privilegiato, la mia posizione non è ancora viziata da tante dannose inutilità che ci circondano. Per me e per quelli come me sono importanti la pioggia, il sole, il freddo, la terra, il vento, l’acqua e ogni altra cosa che contribuisce alla vita e per questo mi auguro che i tanti errori che stiamo commettendo possano insegnarci qualcosa.

Per il futuro mi auguro che la politica riesca a sostenere maggiormente questo settore. Vogliamo essere apprezzati per i nostri prodotti agricoli, ma anche naturali, storici e culturali. Dobbiamo fare un grande lavoro di rete, valorizzando questo territorio ricco di storia e tradizione agricola.





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