Giustizia e Grazia tra Legge e Fede nell’Ultimo Capolavoro di Tolstoj

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Il romanzo Resurrezione (1899) di Lev Tolstoj rappresenta un’intensa riflessione sulla giustizia, la redenzione e la fede, intrecciando analisi sociale, filosofica e teologica. Attraverso la vicenda di Dmitrij Nechljudov e Katjuša Maslova, Tolstoj denuncia un sistema giudiziario oppressivo e privo di umanità, invitando a interrogarsi sul rapporto tra legge e giustizia.

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Introduzione alla trama

Resurrezione (Voskresen’e, 1899), l’ultimo grande romanzo di Lev Tolstoj, si configura come una denuncia sociale, un viaggio di redenzione e una riflessione sulla giustizia umana e divina. La storia segue Dmitrij Nechljudov, un giovane nobile che, convocato come giurato per un processo, si trova di fronte Katjuša Maslova, una donna accusata ingiustamente di omicidio. Nechljudov riconosce in lei la ragazza che aveva sedotto e abbandonato anni prima, ora divenuta una prostituta. Colpito dal rimorso, decide di espiare la sua colpa seguendola in Siberia, dove è stata deportata. Questo viaggio rappresenta per entrambi una “resurrezione”: spirituale per Nechljudov, morale e personale per Katjuša. Il romanzo non offre una conclusione romantica, ma una profonda riflessione sulla giustizia e sulla fede.

Approfondimento filosofico

Sul piano filosofico, Resurrezione incarna la maturazione del pensiero morale di Tolstoj, ormai distante dall’ortodossia cristiana e vicino a un’etica universale basata sull’amore e sulla compassione. Questo richiamo a un’etica più alta, radicata negli insegnamenti di Cristo, si manifesta attraverso tre aspetti fondamentali.

Il conflitto interiore di Nechljudov

La crisi esistenziale del protagonista, che lo conduce a una trasformazione profonda, richiama il concetto kierkegaardiano di angoscia. Secondo Kierkegaard, l’angoscia è il punto di partenza per raggiungere un’autenticità esistenziale. Nechljudov, confrontandosi con la propria colpa per aver sedotto e abbandonato Katjuša, abbandona l’ipocrisia della morale convenzionale per intraprendere un cammino verso una moralità autentica e universale.

Questa riflessione è particolarmente rilevante nel nostro tempo, caratterizzato da una crescente consapevolezza sulle responsabilità individuali, come evidenziato dai movimenti globali per la giustizia sociale e ambientale. Il viaggio interiore di Nechljudov può essere visto come una metafora dell’esigenza contemporanea di riconoscere il proprio ruolo nelle ingiustizie collettive.

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Tolstoj utilizza Resurrezione per smascherare le ingiustizie insite nelle istituzioni moderne: il sistema giudiziario, il carcere e il potere statale. In linea con il suo pensiero anarchico-cristiano, denuncia l’inefficacia di una giustizia fondata sulla coercizione e sulla violenza, auspicando una società basata sulla semplicità e sulla solidarietà comunitaria.

Questo tema risuona con i dibattiti odierni sulle riforme della giustizia penale e sull’abolizionismo carcerario. Le critiche di Tolstoj alle carceri come strumenti di oppressione sociale trovano eco nei movimenti contemporanei che sottolineano come il sistema penale perpetui disuguaglianze anziché risolverle.

La resurrezione spirituale

La trasformazione di Nechljudov evoca la metànoia cristiana, intesa come conversione interiore e ritorno all’essenziale. La lettura del Sermone della Montagna rappresenta per il protagonista un momento di svolta, paragonabile alla conversio agostiniana, in cui la scoperta di una fede autentica si traduce in un rinnovato impegno etico.

Questo messaggio di trasformazione interiore ha rilevanza anche nel contesto odierno, dove la ricerca di senso e la spiritualità stanno emergendo come risposte alla crisi di valori nella società iperconsumistica e tecnologica.

Approfondimento teologico

Dal punto di vista teologico, Resurrezione incarna un’esegesi narrativa dei temi della fede e della redenzione, intrecciando profondi rimandi al messaggio evangelico.

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La giustizia divina versus la giustizia umana

Il percorso di Nechljudov evidenzia l’inadeguatezza della giustizia umana rispetto alla giustizia divina, che si fonda sul perdono e sulla misericordia. Questa contrapposizione richiama la riflessione tomista sulla lex aeterna, secondo cui le leggi umane, pur necessarie, sono sempre limitate rispetto alla legge eterna di Dio.

Oggi, il contrasto tra giustizia umana e divina può essere reinterpretato alla luce dei dilemmi etici legati all’intelligenza artificiale e alle decisioni giudiziarie automatizzate, che pongono nuovi interrogativi sulla possibilità di una giustizia autenticamente umana.

Il tema del sacrificio e della kenosi

Katjuša, nella sua sofferenza e nel suo rifiuto di una salvezza imposta, diventa un simbolo di dignità ritrovata. La sua vicenda rimanda al concetto paolino di kenosi, in cui la redenzione avviene attraverso l’umiltà e l’abbandono dell’ego.

In questo senso, Katjuša può essere interpretata come una figura che ispira le attuali discussioni sul perdono e sulla riconciliazione in contesti di conflitto, come nel caso delle commissioni per la verità e la giustizia in paesi segnati da violazioni dei diritti umani.

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Una riflessione giuridico-filosofica

Tolstoj usa Resurrezione non solo come veicolo di critica sociale, ma come piattaforma per una riflessione profonda sul rapporto tra diritto, morale e fede. Il sistema giudiziario descritto nel romanzo rappresenta un paradigma della fallibilità delle istituzioni umane, incapaci di rispondere alla complessità del male morale e sociale.

Per un giurista, l’opera diventa un monito sull’importanza di un diritto che non si limiti alla norma positiva, ma che sia ispirato a valori etici universali. Per un filosofo, Resurrezione pone interrogativi cruciali sulla possibilità di una giustizia autentica, che vada oltre le strutture coercitive per riscoprire la centralità della responsabilità individuale e dell’amore universale.

In questo senso, le riflessioni di Tolstoj possono arricchire il dibattito attuale sulle riforme legali per garantire una maggiore equità e inclusione, come nei casi di giustizia riparativa e diritti delle minoranze.

Conclusioni

Resurrezione trascende i confini della narrativa per ergersi a manifesto di riforma spirituale e sociale. Tolstoj invita il lettore a una duplice resurrezione: quella individuale, basata sulla conversione interiore, e quella collettiva, fondata sulla costruzione di una società più giusta e compassionevole.

Per il giurista e il filosofo, l’opera rappresenta un punto di partenza per interrogarsi sul ruolo del diritto e della morale nella realizzazione di questa visione. Allo stesso modo, per il lettore contemporaneo, Resurrezione continua a offrire una potente chiamata all’azione per affrontare le sfide etiche e sociali del nostro tempo.

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Bibliografia

  • Tolstoj, Lev. Resurrezione. Trad. italiana, Milano: Garzanti, 2012.
  • Beccaria, Cesare. Dei delitti e delle pene. Milano: Mondadori, 1994.
  • Foucault, Michel. Sorvegliare e punire. Torino: Einaudi, 1976.
  • Kierkegaard, Søren. Aut-Aut. Milano: Adelphi, 2005.
  • Agostino d’Ippona. Confessioni. Milano: Rizzoli, 2010.
  • San Tommaso d’Aquino. Summa Theologiae. Trad. italiana, Bologna: ESD, 2005.
  • Vattimo, Gianni. Credere di credere. Milano: Garzanti, 1996.





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