Il Giubileo della speranza, ogni uomo varchi la Porta che è Cristo

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Con l’apertura della Porta Santa, alla vigilia di Natale, nella Basilica di San Pietro, è iniziato il 27° Giubileo ordinario della storia della Chiesa. Papa Francesco esorta ogni uomo e popolo «ad avere il coraggio di varcare la Porta», che è segno di Cristo. Ieri, aperta anche la Porta al carcere di Rebibbia.

– Come nacque il giubileo, di Stefano Chiappalone

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È iniziato il 27° Giubileo ordinario della storia della Chiesa. Nella notte di Natale, Francesco è arrivato in sedia a rotelle davanti la Porta Santa e ha bussato tre volte, come da tradizione. I battenti dell’opera realizzata da Vico Consorti si sono spalancati mentre le campane della Basilica di San Pietro hanno iniziato a suonare. «Questa è la notte in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo; questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza anche per te», ha detto Bergoglio nell’omelia pronunciata nel corso della celebrazione eucaristica.


Un Giubileo dedicato alla speranza che arriva nove anni dopo quello straordinario dedicato alla misericordia. Nell’omelia, dopo aver citato una meditazione tratta da un volume di don Alessandro Pronzato, il Papa ha spiegato che questo tempo giubilare «ci invita a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al rinnovamento spirituale e ci impegna nella trasformazione del mondo, perché questo diventi davvero un tempo giubilare: lo diventi per la nostra madre Terra, deturpata dalla logica del profitto; lo diventi per i Paesi più poveri, gravati da debiti ingiusti; lo diventi per tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù».


Al termine della Santa Messa per la Solennità del Natale del Signore, Francesco ha portato la statua del Bambinello di fronte al presepe della Basilica, accompagnato da un gruppo di bambini provenienti da continenti diversi e vestiti in abiti tradizionali. Nel giorno di Natale, il Pontefice si è affacciato dalla loggia delle benedizioni per il messaggio Urbi et Orbi affiancato dal cardinale protodiacono, Dominique Mamberti, e dall’ex delegato speciale presso l’Ordine di Malta, il cardinale Silvano Maria Tomasi. Nelle parole di Francesco una richiesta di pace per gli scenari più drammatici della situazione geopolitica: Ucraina, Medio Oriente, Sudan, Myanmar, Haiti, Venezuela, Colombia e Nicaragua. «In questo Natale, inizio dell’Anno giubilare», ha detto Bergoglio, «invito ogni persona, ogni popolo e nazione ad avere il coraggio di varcare la Porta, a farsi pellegrini di speranza, a far tacere le armi e a superare le divisioni». Una menzione particolare è andata alla comunità di Gaza, seguita dalla richiesta di liberare gli ostaggi israeliani. Il Pontefice ha anche citato il caso di Cipro dove resta in piedi l’ultimo muro di separazione d’Europa ed è poi tornato a chiedere agli Stati più ricchi di rimettere i debiti dei Paesi più poveri.


Nella festa di Santo Stefano, invece, è stata la volta dell’apertura della seconda Porta Santa: quella voluta appositamente dal Papa nel carcere romano di Rebibbia. Nella Spes non confundit, la bolla d’indizione del Giubileo 2025, Francesco aveva chiesto segni di speranza concreti anche nei confronti dei detenuti. E ha dato l’esempio scegliendo di andare in uno dei penitenziari di Roma ad aprire l’unica porta che si aggiunge a quelle delle quattro basiliche papali romane. A differenza della Vigilia, ieri Francesco si è alzato dalla sedia a rotelle per bussare tre volte e ha varcato poi la soglia in piedi. Nell’omelia della Messa, Bergoglio ha detto che la strada della speranza porta al perdono e alla libertà. E ha insistito: «La porta che apriamo in questo carcere è segno di Cristo, nostro fratello e Redentore, che spalanca la nostra vita a Dio. Iniziando insieme il Giubileo, riflettiamo su queste due mete: il perdono e la libertà». Francesco ha poi ricevuto dei doni da una delegazione di detenuti e uscendo, a colloquio con i giornalisti, ha detto che la sua presenza a Rebibbia è stata importante «perché dobbiamo pensare che tanti di questi non sono pesci grossi, i pesci grossi hanno l’astuzia di rimanere fuori e dobbiamo accompagnare i detenuti».

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