Esposti e denunce alla procura dei singoli cittadini per chiedere anche un eventuale risarcimento del danno, ma anche una possibile autodenuncia collettiva: pronti a tutti purché l’acqua torni a scorrere nei rubinetti dei residenti di via Rigopiano, via Fonte Romana e in generale nel quartiere San Giuseppe dove da maggio sono tantissime le persone che per tutto il giorno non ne hanno e che, sempre con una pressione contenuta, possono usufruirne solo nelle ore notturne.
Una vera e propria class-action quella che si intende intraprendere ad annunciarlo è l’associazione dei consumatori Abaco (Associazione di base dei consumatori) che è scesa in strada con i residenti della zona per denunciare quelli che sono ben più dei disagi, ma una situazione di vera e propria invivibilità tanto che il suo rappresentate Teodoro Pace chiama in causa l’articolo 31 del regolamento di Igiene del Comune di Pescara per cui “gli edifici con questo tipo di interruzione dei servizi – afferma – non sono più abitabili” dato che, spiega, secondo lo stesso gli alloggi non servizi da rete idrica e senza soluzione tampone sono inabitabili e il primo cittadino ha facoltà di sgomberarli e di consentire il rientro solo dopo, si legge nell’articolo stesso, “l ripristino delle condizioni igienico-sanitarie e rilascio di nuovo certificato di abitabilità”.
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Un problema per tutti e ancor più per disabili e anziani che vivono nella zona e che sono anche tanti, sottolinea, con molti di loro che sembra non possano neanche riscaldare casa perché capita che con poca pressione la caldaia non regga andando in blocco. “Qualcuno l’ha cambiata, qualcuno ha fatto già riparazioni due o tre volte. Siamo pronti a fare un’autodenuncia con tutti i cittadini perché la situazione è al limite. Ci sono persone disposte anche a compiere atti inconsulti”, afferma.
E che la situazione sia diventata insostenibile lo confermano i cittadini presenti costretti, come alcune donne riferiscono, a non dormire per poter fare una lavatrice, lavare il bagno o comunque compiere le normali attività di pulizia della propria abitazione. Qualcuna ironizza. “Sembra che esco a fare la vita da vip” e invece “vado a dormire alle 3 per fare i panni”.
“Inutile dire che c’è l’erogazione dall’una alle 6 di mattina – riprende quindi Pace -. Tocca al Comune risolvere? Tocca all’Aca? A chiunque spetti lo faccia”, aggiunge sollevando anche il tema delle reti idriche su cui prioritariamente, rimarca, si dovrebbe intervenire.
Una situazione che avrebbe ormai stremato i residenti soprattutto dal punto di vista psicologico, mentre dall’altra parte, denuncia l’associazione, di risposte non ne arriverebbero se non evasive. L’occasione anche per ricordare che il problema non è relativo a lavori sulla rete e che la situazione attuale è in forze contrasto con la “Carta del Servizio Idrico Integrato” dell’Aca stessa laddove, proprio in merito “Continuità del Servizio idrico integrato” si legge: “costituisce impegno prioritario garantire un servizio continuo (h 24 per tutti i giorni dell’anno), regolare e ridurre, nei limiti del possibile, la durata di eventuali disservizi. Ove ciò non sia possibile il gestore si impegna a darne tempestiva e massima informazione ai cittadini indicando l’inizio, la durata e la causa della sospensione del servizio e a mettere in atto tutte le misure necessarie utili ad arrecare il minor disagio all’utenza anche attraverso l’erogazione di servizi alternativi di emergenza (così come previsto al capitolo 10 della presente carta del servizio)”.
“Stendiamo un velo pietoso poi sul totale mancato rispetto di quanto previsto nello stesso documento al punto 2.5 ‘Cortesia’ laddove – si legge ancora nella nota con cui l’associazione ha annunciato la protesta svoltasi il 28 dicembre – il gestore (Aca) garantisce un rapporto improntato alla cortesia e al rispetto dell’utente, adottando comportamenti, modi e linguaggi adeguati allo scopo. Pertanto i dipendenti sono tenuti a soddisfare le esigenze e i diritti dell’utente”.
“Sembra una barzelletta, ma l’hanno letta la carta dei servizi in Azienda?”, chiosa Abaco citando altre voci dello stesso compresa quella relativa ai “Livelli tecnici minimi (standard) di Fornitura del Servizio di acquedotto” per cui, denuncia ancora “l’Aca non garantisce affatto, per questi cittadini, ciò che dovrebbe invece assicurare per contratto” e cioè “una dotazione pro-capite giornaliera alla consegna pari a 150 litri al giorno per abitante e una portata minima erogata al punto di consegna non inferiore a 0.10 litri al secondo”.
Pronti dunque alle azioni legali i cittadini con il sostegno dell’associazione dei consumatori con quest’ultima che rimarca infine quali sono le richieste che i residenti chiedono di soddisfare e cioè avere l’immediata fornitura di acqua grazie alle autobotti “come previsto in casi di emergenza nella carta dei servizi”, rimarca Abaco e che si tenga al più presto una riunione tecnica convocata dal Comune cui invitare i cittadini che stanno vivendo in condizioni più che critiche ormai da maggio e dell’associazione, al fine di definire le problematiche della rete esistente e per programmarne la totale ristrutturazione”.
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