Etna, un laboratorio di architettura per il vulcano: nuove strategie tra innovazione e tradizione

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Etna, un laboratorio di architettura per il vulcano: nuove strategie tra innovazione e tradizione

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Buona la prima. Inizia bene il progetto di ricerca “Mount Etna, abitare il vulcano, memorie, tecniche, natura”.

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Organizzato dal Parco dell’Etna in coproduzione con l’Archeoclub d’Italia. Finanziato dall’Assessorato territorio e Ambiente e dall’Assemblea Regionale Siciliana, patrocinato dalla Fondazione Federico II.

Nell’aula conferenze della sede del parco, si è svolta la conferenza programmatica, utile per presentare il piano di ricerca sulle modalità di recupero dei ruderi e relitti che sono presenti diffusamente nel territorio. Un programma ambizioso fortemente voluto dal nuovo commissario straordinario del Parco dell’Etna, Giovanni Riggio.
Sono stati numerosi gli interventi, provenienti dai sindaci, dalle istituzioni, dalle professioni e dall’università. Adesione e condivisioni, ma non sono mancate alcune precisazioni sulla necessità di tutelare, di governare, di accedere, di dare continuità e certezza al governo del parco. Il Deputato Francesco Ciancitto ha espresso l’esigenza di tutelare senza imbalsamare, per vivere i luoghi, ma sempre nel rispetto dei valori naturalistici. Il vulcano come atlante di valori culturali, scientifici ed economici, illustra nella sua relazione lo storico Andrea Cerra. A moderare la giornata è stata la giornalista Mary Sottile.

Evidentemente il parco può essere uno spazio per il confronto – senza logiche condominiali – evidenzia l’avvocato Agatino Cariola, mentre l’architetto Luigi Longhitano propone la necessità di riprendere un percorso di ricerca sull’architettura e il paesaggio nei territori etnei, già avviato ma perso nel tempo. Convergenze da parte dell’Ordine degli Architetti PPC di Catania e della sua Fondazione, espresse dall’Arch. Giovanni Longhitano e poetica la sollecitazione nel perseguire la cultura del progetto come ricerca nella gestione delle trasformazioni del territorio da parte del Presidente del Corso di Laurea in Architettura di Siracusa (DICAR), l’Arch. Luigi Pellegrino, che ha confermato il coinvolgimento dell’università.
L’Arch. Giovanni Laudani e il vulcanologo Salvo Caffo hanno ripreso la genesi del parco e i punti fermi da cui bisogna ripartire, prendendo atto delle fragilità normative e procedurali e dalla necessità di salvaguardare gli ecosistemi nelle aree più fragili e delicate del perimetro del parco. Presupposti necessari per evitare equivoci sulle ragioni del seminariodi progettazione e sulle possibili implicazioni. Bisognava ascoltare tutti, sentire il territorio, percepire non solo le adesioni ma soprattutto le preoccupazioni. Questo significa partecipare con la comunità e in tanti hanno voluto dare il loro contributo.

Il progetto potrebbe avere un impatto determinante solo se oltre ai contenuti offri una strategia di comunicazione capillare, diffusa e prolungata nel tempo fino a diventare formazione permanente e opportunità turistica. Una proposta che a partire dalle attuali criticità costruisce soluzioni e diventa un volano per il turismo sostenibile grazie anche al lavoro divulgativo e comunicativo che deve accompagnare questa iniziativa. Il Monte Etna diventa incubatore di ricerca, di qualità dell’architettura e del paesaggio e laboratorio sperimentale in termini di mitigazione del rischio sismico e vulcanico. Con la possibilità di offrire soluzioni alternative legate alla siccità e alla produzione di energia sostenibile.

Per tali ragioni sono state presentate le line guida della ricerca che esplorerà alcuni temi progettuali: Protecting | Coprire. Crossing | Attraversare. Fencing | Recintare. Underpinning | Puntellare. Covering | Rivestire. Founding | Fondare. Collegando questa visione operativa alle sollecitazioni che scaturiscono dal parallelismo con le Lezioni americane di Italo Calvino, riassunte in questo elenco: Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità, Concretezza. Senza dimenticare altre tre questioni che devono essere interne alla ricerca: acqua/siccità – energia/ sostenibilità – rifiuti/opportunità.

Ma è stata anche l’occasione per discutere di perimetri, di confini, di percezioni dello spazio Etneo. Luogo immaginifico – patrimonio dell’Unesco ma forse qualcosa di più. Torna attuale quella visione geografica che definisce l’Etna come un vulcano perimetrato da due fiumi: il Simeto e l’Alcantara. E in questo senso coinvolgere tutte le città incluse tra i due fiumi, sembra una strada, oggi più che mai possibile, anche alla luce del Piano Territoriale Strategico della Sicilia in corso di adozione. Abitare il vulcano e farlo coerentemente ai valori di tutela e salvaguardia, senza rinunciare alla qualità dell’architettura è un buon proposito per il 2025. Ma abitare significa anche accedere, produrre, pregare. Forse serve anche prendere atto dell’esistenza di una cultura Etnea ricca di diversità ma pur sempre unificante, spesso tagliata a fettine come una torta di compleanno.

Le conclusioni sono state affidate all’eurodeputato Ruggero Razza che ha rilanciato sul dubbio amletico tra diventare parco nazionale o restare regionale, invitando a riflettere sulla possibilità di individuare una terza via. Sottolineando che in ogni caso serve un cambiamento per rilanciare questo territorio sul piano della competitività internazionale. Il prosegue dei lavori sarà la sede utile per approfondire e definire un piano condiviso dalle comunità.

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