La mostra L’età dell’oro alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia

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Chi è stato a Venezia durante la 60. Biennale Arte ha potuto aggiungere al proprio carnet di visita una preziosa mostra che dalla Galleria nazionale dell’Umbria ha portato nella Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro una serie di opere provenienti dal museo umbro, a confronto con le opere di artisti contemporanei. Preziosa, non solo per la qualità del progetto, ma anche per il filo conduttore che lega maestri della storia dell’arte a figure rappresentative del dibattito presente. L’oro, randello e voluttà del potere, simbolo mistico e di trascendenza, elemento luminoso e accessorio ammaliante, è protagonista della mostra L’età dell’oro, nella sala Podiani della Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, in un percorso, con il patrocinio del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Città del Vaticano, che attraversa nove secoli, dal Medioevo a oggi.

Un programma trasversale

Questo programma trasversale tra antico e contemporaneo, certo sull’idea che esistono linguaggi e temi che hanno trasformato la storia dell’arte, è nelle linee strategiche del direttore Costantino D’Orazio, da inizio anno alle redini del museo. Racconta, infatti: “Negli ultimi anni la Galleria Nazionale dell’Umbria, che gode del bellissimo allestimento realizzato da Marco Pierini, ha valorizzato giustamente la presenza di Perugino in collezione, compiendo un grande lavoro di ricerca sulle sue opere. Ho voluto spostare l’attenzione su quelli che si definiscono “i primitivi”, sulla grande collezione di fondi oro che rende la nostra istituzione un grande museo internazionale alla pari con il Metropolitan di New York e i Musei Vaticani. La mia idea è che sia giusto tentare di dare nuove letture dei maestri del passato, portando avanti la ricerca accademica, come stiamo facendo, ma anche provocare la mente dei visitatori riattivando il patrimonio con lo sguardo dei contemporanei. Da questa idea nasce ‘L’età dell’oro’, dove il metallo nobile si presta benissimo all’obiettivo, da strumento qual è stato nella storia dell’arte per costruire uno spazio trascendentale e paradisiaco assume nelle mani dei contemporanei connotati diversi di una spiritualità più laica”. 

La mostra L’età dell’Oro a Perugia

Nella mostra, curata da Alessandra Mammì, Veruska Picchiarelli e Carla Scagliosi, opere di artisti come il Maestro di San Francesco, Duccio di Boninsegna, Gentile da Fabriano, Taddeo di Bartolo, Niccolò di Liberatore, Bernardino di Mariotto, il Maestro del Trittico del Farneto, Bartolomeo Caporali dialogano con Carla Accardi, Alberto Burri, Mario Ceroli, Gino De Dominicis, Jan Fabre, Fausto Melotti, Gilberto Zorio, Yves Klein, Jannis Kounellis, Marisa Merz, Elisa Montessori, Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto, Andy Warhol. Le opere si guardano, si parlano, si confrontano e si scontrano. Da inni sacri alzano gli occhi a rimirare le volte del cielo, magari in un’apoteosi che è più degli elementi della natura; le icone della spiritualità cristiana tornano alla propria natura fisica, il metallo è talvolta spogliato dalla ricchezza e diventa testimone della tragedia, della storia, elemento di tessitura, assunzione intellettuale, riscatto di povertà, tra le trombe d’oro della solarità per dirla con Montale.

I lavori di ricerca su Le tre età di Gustav Klimt

La mostra  L’età dell’oro offre non solo nuove visioni, ma anche la possibilità di avanzare nella ricerca sulle opere d’arte. Grazie a un accordo tra la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea e la Galleria Nazionale dell’Umbria, infatti, sono state condotte delle analisi sull’opera Le tre età di Gustav Klimt, di proprietà del Museo romano e in prestito a Perugia fino a gennaio. Le operazioni hanno visto la collaborazione di un team di ricercatori degli Istituti di Scienze e Tecnologie Chimiche “G.Natta” (CNR-SCITEC) e di Scienze del Patrimonio Culturale (CNR-ISPC) del CNR e del Centro di Eccellenza SMAArt (Scientific Methodologies applied to Archaeology and Art) dell’Università degli Studi di Perugia, per un approfondimento scientifico su alcuni aspetti conoscitivi dei materiali e della tecnica impiegati per la realizzazione di questo capolavoro. Le operazioni sono state coordinate dall’Ufficio Diagnostica e Restauro della Galleria Nazionale dell’Umbria. I risultati hanno evidenziato la presenza di argento, oro e platino in lamine e polveri metallichenell’opera del maestro della secessione viennese, sia negli sfondi che nei corpi delle donne raffigurate, per dare iridescenza. Una novità che aggiunge maggiore comprensione sulle tecniche e la pratica dell’artista e che rende il capolavoro della collezione romana un vero e proprio quadro gioiello.

L’oro, il mito e il simbolo. Intervista alle curatrici della mostra

Che cosa ha rappresentato l’oro nella storia dell’arte del passato?           
Un materiale quasi sovrannaturale che non a caso compare già nelle sepolture del tardo neolitico come offerta agli dei per la sua forza, la sua qualità energetica, la sua luce assoluta. Unico metallo che non conosce ossidazione, inalterabile all’acqua e all’aria, malleabile eppure forte diventa la materia simbolo del divino già nelle religioni primitive. Nel Medioevo poi l’oro acquista nelle arti visive il potere di trasformare la figurazione in manifestazione stessa di Dio, del sacro e della luce celeste.

Perché ancora oggi l’oro esercita un fascino così forte nell’immaginario politico, sociale e anche sul glamour? 
Con l’introduzione delle monete d’oro a Firenze e Genova nel 1252 il metallo simbolo del sacro diventa profano e misura della ricchezza del mondo. Anche quando il rapporto fra moneta e riserva aurea viene interrotto, l’oro mantiene la sua potenza simbolica sia per le sue intrinseche caratteristiche di forza e luce, che, come abbiamo detto, lo rendono il principe dei metalli, sia per la storia e soprattutto la storia dell’arte, che ne hanno consolidato la potenza simbolica

Come gli artisti contemporanei si confrontano invece con quello che non è solo un colore? Lo interpretano, lo dissacrano, lo sacralizzano, lo detournano…
Ci sono due modi per un artista di accostarsi all’uso dell’oro: il primo può essere puramente decorativo per arricchire superficialmente una figurazione, l’altro invece si assume la responsabilità di confrontarsi con un materiale che porta con sé storia, mito, simbolo. Nella mostra abbiamo scelto solo artisti che ne hanno fatto un uso consapevole, spesso in diretto dialogo con la potenza delle icone dei grandi maestri del passato.

Dall’anteprima veneziana a Perugia, come cambia il percorso espositivo?
L’anteprima veneziana, che si è tenuta in un’unica sala, ci ha dimostrato che un incontro ravvicinato fra un capolavoro della collezione della Galleria Nazionale dell’Umbria e un’opera di un grande artista dei nostri giorni non solo era possibile ma illuminava il presente con la luce del passato e viceversa.  A Perugia invece in uno spazio molto più grande, l’idea è di avere una dimensione corale dove le voci si moltiplicano e la distanza di tempo si annulla. E questa cosa è resa possibile solo da un coefficiente magnetico come l’oro.

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Come dialogano a Perugia i maestri dell’antico con i colleghi del presente? 
Il nostro scopo era potenziare lo sguardo di un visitatore attraverso un corto circuito che annullasse il tempo. Un’opera di Spalletti rivela la sua vicinanza a un polittico, un sacco di Burri è testimonianza del dolore dell’uomo quando un crocefisso su tavola medievale, la scelta dell’oro e del blu dell’Accardi rimanda ai colori mariani…. le forme si rincorrono e simboli si ripetono. Questo intreccio crea una coralità e allo stesso tempo ci riporta alla ragion d’essere di ogni opera. In fondo come scrive Pavel Florenskij nelle “Porte regali”: “qualsiasi arte pittorica ha come scopo quello di trasportare lo spettatore oltre il limite dei colori e della tela che sono percepibili sensibilmente e condurlo in una determinata realtà, e allora l’opera condivide con tutti i simboli in generale la loro caratteristica ontologica fondante: essere ciò di cui sono simbolo”.

Santa Nastro

L’età dell’oro. I capolavori dorati della Galleria Nazionale dell’Umbria incontrano l’arte contemporanea
Perugia//Fino al 19 gennaio 2025
Curata da Alessandra Mammì, Veruska Picchiarelli e Carla Scagliosi
Galleria Nazionale dell’Umbria

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