C’è un tesoro, non ci stancheremo mai di ripeterlo, che vale miliardi e che il nostro paese deve ancora capire come sfruttare al meglio. E’ il turismo nautico, in ogni sua declinazione.
Turismo nautico, cosa deve cambiare nel 2025
Nel 2024, nonostante siano stati fatti degli indubbi passi avanti (patentino nautico, nuove dotazioni, ecoincentivi…) il mondo delle barche (e di tutti coloro che delle barche fruiscono, ad ogni livello) è ancora appesantito, soprattutto, da vizi endemici. A partire da una burocrazia lenta e complessa, da leggi bizantine, obblighi asfissianti, oneri eccessivi, approdi insufficienti, cari ed elitari, controlli in mare continui, scarsi servizi.
Vediamo allora di proporre qualche idea, dei suggerimenti (in alcuni casi, consigli) per migliorare il settore rendendo la nautica (e il turismo nautico) più efficiente e accessibile a un pubblico sempre più ampio. In più puntate, tema dopo tema sviscereremo problemi e proposte per risolverli per il 2025 che inizia.
Titolo di skipper professionista ancora fermo
La nuova figura di Ufficiale di Navigazione del diporto di 2° classe nonostante sia stata introdotta con una legge del 2023 e normata da diverse circolari applicative ancora non riesce a partire.
A bloccare gli esami che consentirebbero di acquisire il titolo di “skipper professionista”, finalmente svincolato dal settore mercantile, sembra essere ormai solo un ostacolo formale: il divieto di iscrizione al corso di addestramento di “primo soccorso sanitario (First Aid)” finora riservato ai marittimi della “Gente di Mare”. A consentire l’accesso anche agli aspiranti nuovi Ufficiali (che non rientrano tra i marittimi) dovrebbe essere il ministero della Salute con una semplice atto amministrativo, così come ha già fatto il dicastero delle Infrastrutture con gli altri corsi di addestramento previsti per il nuovo skipper. Ma ciò non avviene, nonostante proteste e richieste arrivino ormai da ogni fronte, esponenti governativi e Confindustria Nautica compresi. Anche il Giornale della Vela da mesi è impegnato in una campagna di stampa in questo senso.
Proposta – Premesso che appare incomprensibile come il problema dell’accesso ai corsi di addestramento, per i non iscritti alla Gente di Mare, sia stato così sottovalutato in fase di elaborazione della norma, ciò che conta ora è una presa di coscienza del problema e la volontà di risolverlo. La giusta “spinta” può arrivare soprattutto dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Che si attivi.
Registro telematico, si può fare meglio
L’istituzione del sistema telematico centrale della nautica da diporto con le sue varie diramazioni (Atcn, Ucon, Sted) ha fatto compiere un salto epocale alla gestione delle pratiche nautiche e reso più semplice la vita al diportista. Dopo alcune difficoltà iniziali dovute alla migrazione dei dati cartacei agli archivi digitali e ad alcuni colli di bottiglia operativi, attualmente i ritardi della gestione delle pratiche sembrano essersi ridotti. Ma se la burocrazia nautica è uscita dall’età della pietra, siamo ben lungi dall’essere approdati nel mondo digitale.
Basta affacciarsi oltre frontiera e guardare a nazioni come Spagna, Francia, Belgio o Gran Bretagna per accorgersi del divario che ci separa da loro. In questi Paesi servizi di e-government, portali pubblici e applicazioni in chiave mobile consentono ormai al diportista di effettuare la maggior parte delle pratiche (immatricolazione, cancellazione, passaggi proprietà, duplicati licenza navigazione, cambio nome, modifica dati personali, etc.) in maniera autonoma dal web o via app. Senza intermediari, sportelli, file, certificati da portare o compilare, versamenti postali da esibire, attestati da produrre, sostituti di certificazioni o “Dci” da richiedere a caro prezzo a enti terzi. In alcuni Paesi questi atti sono gratuiti e i documenti rilasciati in formato digitale in tempo reale. La soffocante burocrazia che incombe su ogni pratica nautica continua a essere una delle principali cause che impedisce al diporto di diffondersi realmente.
Proposta – La transizione digitale della pubblica amministrazione è uno dei pilastri del “Pnrr” italiano a cui sono destinati il 25 per cento dei fondi assegnati. È necessario che ne benefici anche la nautica da diporto con la creazione di un portale specifico che consenta al diportista di effettuare in autonomia le principali pratiche amministrative, collegato a un’app che ne duplichi le funzioni. Un (ottimo) esempio è quello avviato da pochi mesi dal ministero delle Imprese e del Made in Italy (ex ministero delle Comunicazioni) che consente di chiedere il rilascio del “patentino Rtf” (il Certificato limitato di radiotelefonista), o la Licenza di esercizio radioelettrico direttamente online.
Barche: quale fine vita?
Se ne parla troppo poco, ma il problema dello smaltimento-rottamazione-riciclo delle unità da diporto in vetroresina e non solo è sempre più pressante, con tante barche che vengono abbandonate nei porti e sul litorale o, peggio, affondate o addirittura bruciate.
Causando gravi danni all’ambiente, alla vita marina o nella migliore delle ipotesi occupando spazi preziosi e deteriorando il paesaggio. Il fatto è che quando la barca non è più utilizzabile, per il proprietario si aprono poche opzioni: o lo smaltimento e il riciclo o l’abbandono. E purtroppo, considerando costi e difficoltà per la prima scelta, tanti ripiegano sulla seconda. Da anni associazioni nautiche, porti, cantieri, organizzazioni ambientali, enti di ricerca, istituzioni europee e nazionali studiano il problema, fanno convegni, ma senza offrire soluzioni concrete.
Proposta – Avviare un censimento delle barche abbandonate coinvolgendo amministrazioni locali, porti e autorità marittime. Creare una filiera di strutture per smaltire le unità da diporto sul modello dell’Aper (Association pour la Plaisance Eco-Responsable) francese dove l’operazione sia gratuita per il singolo armatore. Stabilire convenzioni con società di trasporto per agevolare lo spostamento delle barche nei centri di smaltimento.
Fabrizio Coccia
- Nella prossima puntata: Porti Turistici e Aree Marine Protette
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