Dimensionamento scolastico, è polemica. Upi, sindacati e Federazioni di categoria: «Scelte sbagliate»

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ANCONA – Continua a far discutere il dimensionamento scolastico relativo al prossimo anno scolastico. Il presidente dell’Upi Marche, Giuseppe Paolini, risponde all’assessore regionale all’Istruzione, Chiara Biondi. «Sono esterrefatto dalle dichiarazioni dell’assessore riportate dalla stampa in merito agli accorpamenti scolastici nella regione Marche. L’assessore Biondi asserisce che le Province non abbiano adempiuto ai loro compiti, non predisponendo i piani di dimensionamento e costringendo la Regione ad intervenire: niente di più falso. Invito Biondi – afferma Paolini – ad essere onesta intellettualmente e riportare pubblicamente quanto accaduto realmente in questi mesi, durante i quali sia le Province sia l’Upi Marche, che riunisce tutti e cinque gli Enti provinciali, l’hanno incontrata formalmente ed anche informalmente. Gli stessi uffici provinciali e regionali possono confermarlo, viste le riunioni che si sono tenute».

«Molte sono state le proposte fatte da parte delle Province – continua il presidente Upi Marche – anche tenendo conto degli accorpamenti già effettuati negli anni passati e che hanno toccato più massicciamente alcuni territori rispetto ad altri. Per questo ci saremmo aspettati quest’anno un ribilanciamento delle situazioni, come fatto presente nelle sedi opportune. Ed invece – prosegue ancora Paolini – le riorganizzazioni avanzate dai territori, anche sulla base di questi criteri, sono state ignorate e la Regione è intervenuta di imperio con una delibera, fra l’altro l’antivigilia di Natale. Una manovra davvero scorretta».

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Non si è fatta attendere anche la replica dei sindacati e delle Federazioni di Categoria della scuola. «Respingiamo con forza le dichiarazioni dell’Assessore Regionale Biondi – si legge nella nota congiunta – sul dimensionamento scolastico per l’anno 2025/26. Era previsto dagli accordi tra il governo Draghi e l’Unione Europea, eppure l’attuale governo avrebbe potuto evitare i tagli investendo più risorse nella scuola pubblica, invece, ha deciso di fare cassa sull’istruzione. Ricordiamo però che gli indirizzi nazionali non fissano più come predittivo il criterio numerico dei 900 alunni indicando la quota complessiva delle autonomie scolastiche per ogni regione, che quindi si assume la responsabilità delle scelte sugli accorpamenti. Il dimensionamento scolastico non riguarda solo i dirigenti scolastici. Sebbene accorpare istituti non significhi sopprimere plessi, si vengono a unire più istituti, quindi in ultima analisi si parla di tagli di intere istituzioni scolastiche. Giustificare gli accorpamenti dicendo che non si chiudono i plessi è inaccettabile: chi conosce la scuola, sa bene che ci saranno ricadute sul personale , ma soprattutto che gestire Istituti comprensivi con decine di plessi sparsi in aree interne, come previsto nella provincia di Pesaro, equivale a pregiudicare la loro funzionalità e quindi il servizio alla comunità. Le Province si sono mosse sulla base delle linee guida emanate dalla Regione Marche di cui più volte abbiamo denunciato la genericità e per il secondo anno la Regione affronta il dimensionamento in maniera tardiva e in modo non condiviso al tavolo interistituzionale come più volte ribadito».

«Questo dimensionamento scolastico, così come ipotizzato, è sbagliato. Non è stata colta l’opportunità di una riorganizzazione del sistema dell’istruzione (questo era l’obiettivo del PNRR), non produce una riduzione degli alunni per classe – prosegue il comunicato – ma si traduce in un mero taglio a spese del personale delle scuole nonché delle studentesse e degli studenti, senza una programmazione efficace dell’offerta formativa. Abbiamo ampiamente motivato nei vari incontri la necessità di salvaguardare e rilanciare le aree interne, facendo crescere un sistema culturale e socio-economico aperto senza produrre ulteriormente chiusura e isolamento di territori già in sofferenza. Ecco perché ribadiamo ancora una volta la nostra contrarietà a questo dimensionamento scolastico e alla modalità con cui continua ad essere affrontato questo tema da parte della Regione ai danni proprio di quei territori con il più alto grado di complessità dei bisogni. La valorizzazione delle aree interne dovrebbe partire dal non tagliare e penalizzare uno degli elementi di maggiore aggregazione comunitaria e sociale, quale è la scuola».



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