Il 2025 sarà un anno all’insegna del sacrificio, almeno in Europa. Le principali leggi di bilancio del Vecchio Continente stanno già iniziando a scontare l’effetto dell’anno nuovo. Da una parte ci sono manovre approvate che trasudano tasse da ogni dove e dall’altra ci sono leggi di bilancio che avevano una componente fiscale così spiccata che hanno portato alla caduta di governi.
Italia, i primi ad inaugurare la stagione del “sacrificio”
Era il 4 ottobre 2024 quando il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in un’intervista rilasciata a Bloomberg dichiarò che la manovra richiederà “sacrifici da tutti”, perché rimettere a posto i conti pubblici, come esige Bruxelles, impone uno sforzo da parte dei cittadini e delle imprese, grandi e piccole. E infatti, la nostra legge di bilancio qualche sacrificio lo prevede. Il principale è per le banche e le assicurazioni. Il contributo volontario, per le casse pubbliche, è infatti lievitato a 6,5 miliardi. Per i contribuenti ci sono poi restrizioni come ad esempio la conferma dell’ulteriore ridimensionamento del superbonus che passa dal 1° gennaio 2025 al 65%, dall’attuale 70%, e lo stop agli incentivi per le caldaie a gas dal 2025. Ma c’è da dire che siamo in buona compagnia.
Regno Unito: sempre più tasse
Il Regno Unito ha dato il via alla sua manovra finanziaria, l’Autumn budget, a novembre e la cancelliera dello Scacchiere, Rachel Reeves, ha annunciato un aumento del livello di tassazione di non poche sterline, per mettere in sicurezza i conti. Una scelta interessante se si pensa che Reeves ha passato tutto il mese di ottobre a dire che non avrebbe aumentato le tasse. E dunque, per gli inglesi questo 2025 sarà particolarmente frizzantino. La misura principale, per cercare di ottenere un gettito di 26 miliardi di sterline (32 miliardi di euro), è l’aumento della National insurance contribution, che sarebbe l’assicurazione nazionale dei datori di lavoro. Dal prossimo aprile, i datori di lavoro dovranno affrontare un aumento dei contributi che passerà dal 13,8 al 15%. Inoltre, la soglia di esenzione viene ridotta da 9.100 a 5.000 sterline. Ma non finisce qui, perché è stato anche previsto l’aumento delle imposte sulle plusvalenze. L’aliquota base sale infatti dal 10% al 18%, mentre l’aliquota maggiore passa dal 20% al 24%. E ciliegina sulla torta, sono state fatte modifiche al rialzo anche per l’imposta di successione: per i patrimoni superiori a un milione di sterline verrà applicata una nuova aliquota del 20%.
Francia: la prima legge di Bilancio lacrime e sangue ha fatto cadere la testa a Michel Barnier
La prima manovra finanziaria del governo Barnier non è riuscita ad arrivare a tagliare il panettone. L’ormai ex primo ministro Michel Barnier ha infatti perso la poltrona proprio perché la sua idea di legge di bilancio prevedeva tasse, tasse e ancora tasse per cercare di mettere in ordine i conti dello Stato (oltre che rispettare i nuovi vincoli Ue). Da qualche settimana è arrivato un nuovo primo ministro, Francois Bayrou, che ha già in mente un’idea alquanto pericolosa, visti i precedenti francesi. Parliamo della riforma delle pensioni. Dato l’attuale clima poco sereno, Bayrou ha però spiegato che per finanziare il sistema pensionistico francese si può trovare una soluzione diversa dall’innalzamento dell’età da 62 a 64 anni, come nella riforma adottata nel 2023. Buone intenzioni che però si scontrano con il “dobbiamo porci anche la questione del finanziamento”.
Spagna: barcolla ma non molla
E dopo la Francia non si può non fare un accenno alla Spagna, che nonostante al momento non abbia ancora una legge di bilancio, può vantare un’economia che galoppa. Il Pil nel terzo trimestre del 2024 è aumentato dello 0,8%, rispetto al trimestre precedente, ed è aumentato del 3,3% anno su anno dopo essere cresciuto ad un ritmo annuo del 3,2% nel trimestre precedente, secondo i dati dell’istituto di statistica Ine. Di contro, il governo spagnolo del primo ministro socialista Pedro Sánchez è in ritardo di mesi sull’approvazione della legge di bilancio 2025. La proposta sarebbe dovuta arrivare al Parlamento entro lo scorso 1° ottobre, ma così non è stato e ormai l’approvazione avverrà nel 2025. Il motivo del ritardo è squisitamente politico. Sánchez ha infatti avuto problemi soprattutto con Junts per Catalunya, partito indipendentista catalano guidato dall’ex presidente Carles Puigdemont, che dà appoggio esterno al governo. Nel mentre, nella giornata del 23 dicembre, il governo spagnolo nell’ultimo Consiglio dei ministri dell’anno, ha approvato, tra le altre cose, l’estensione della tassa sull’energia, che il governo punta a far diventare permanente.
Il Papa: “ci sono problemi nella gestione del fondo pensione”
E infine, il clero. I giovani italiani ci sono abituati: stipendi bassi, contratti precari e la pensione come un miraggio. Ma per il clero è la prima volta. Il Papa ha infatti scritto una lettera perché ci sono problemi nella gestione del fondo pensione. Nella missiva si legge come sono stati fatti diversi studi dove è emerso che al momento c’è un grave squilibrio nel Fondo e se non si prendono misure questo problema si ingigantirà sempre di più, diventando un ostacolo per le giovani generazioni. Il Papa ha quindi chiesto di fare dei sacrifici, oltre che di essere collaborativi e di “accompagnare il momento con delle preghiere”.
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