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30 Dicembre 2024

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Che per Andrea Pecile l’Andalusia non fosse una regione come le altre lo si era capito già da tempo. Nel 2005 ad Almeria segnò sulla sirena la tripla della vittoria nella finale dei Giochi del Mediterraneo, ultimo successo ottenuto dalla nazionale azzurra. In quella zona, per la precisione a 156 chilometri ad ovest da percorrere sull’A-92, l’autovia che taglia in due l’Andalusia, Pecile era già di casa da due anni:  aveva lasciato Pesaro e l’Italia per accettare l’offerta del Club Baloncesto Granada. Quello che poteva sembrare “solo” un passaggio nella carriera di giocatore, si è rivelato invece essere il primo passo verso un legame fortissimo con il territorio prima ancora che con la società. Vent’anni dopo ritroviamo Andrea Pecile ancora a Granada, nello staff tecnico del Fundación Club Baloncesto che ha raccolto l’eredità della defunta vecchia società. Nel chiacchierare con Pec siamo ripartiti dal primo sbarco in terra iberica, nell’estate 2003.

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L’annata precedente a Pesaro non era stata granché, avevamo reso molto al di sotto delle aspettative e anche per questo avevo una grandissima voglia di provare qualcosa di diverso. Volevo qualcosa che mi stimolasse dal punto di vita sportivo ma anche umano, andare all’estero e giocare da straniero mi sembrava la scelta migliore in quel momento. Non sapevo nemmeno dove fosse Granada, ho accettato perché volevo sconvolgere la mia vita e volevo responsabilità diverse da quelle che avevo avuto fino a quel momento. Da un certo punto di vista è stato anche un salto nel vuoto, una mossa azzardata passare a 23 anni da giocare l’Eurolega a disputare la seconda serie spagnola. Ho avuto un ovvio periodo di adattamento, non è stata un’esperienza facile ma con il passare dei giorni è migliorato tutto, dentro e fuori dal campo. I primi due anni a Granada sono stati di fatto la tappa più formativa che mi ha permesso di crescere definitivamente come giocatore e come uomo”.

Immediato ritorno in ACB poi un campionato da protagonista con il traguardo della salvezza raggiunto comodamente, con tanto di inserimento nel quintetto rivelazione della stagione con il primo premio andato ad un interessante 18enne di belle speranze, Sergio Rodriguez. A Granada Pecile ci è poi tornato dopo le esperienze a Siena e Avellino, è passato anche da Siviglia e Lugo prima di tornare in Italia per l’ultima fase della sua carriera. Appese le scarpette al chiodo inizia ad allenare e lo fa nelle giovanili della sua Trieste. Ma ad un certo punto il richiamo della Spagna e di Granada in particolare si fa decisamente troppo forte.

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Quando si è interrotto il mio rapporto con Trieste nel 2021, ho contattato il presidente Óscar Fernández-Arenas che è uno dei soci della ditta di abbigliamento sportivo con la quale creammo una maglia con il simbolo di Sunshine che 18 anni fa andò a ruba al palazzetto. Dopo il fallimento di Granada nel 2011 l’ha rifondato e dalle categorie inferiori l’ha riportato in ACB. ‘Vieni che qualcosa da fare insieme troveremo’ mi disse al telefono e in effetti è andata così. Ho lavorato nelle Giovanili nel primo anno, nel secondo mi sono affacciato in prima squadra quando avevano bisogno di allenamenti individuali e da due stagioni sono fisso in prima squadra”.

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Ma di cosa si occupa di preciso Andrea Pecile? “La parte principale da me curata sono le sedute individuali pre e post allenamento di squadra, in più faccio tutto il lavoro di video sempre nell’ottica di un miglioramento individuale studiando e analizzando insieme i dettagli che possono far migliorare le performance dei giocatori. Durante l’allenamento, a seconda del programma giornaliero, do una mano all’attacco e alla difesa. La cosa per me fantastica qui è la predisposizione naturale a valutare qualunque cosa venga proposta dai membri dello staff, senza guardare al curriculum o al grado di esperienza: c’è un ambiente in generale nel basket spagnolo molto propenso ai cambiamenti”.

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L’indole e il carattere di Andrea Pecile lo ha portato dunque a provare nuove esperienze di vita, a curiosare qua e là – “Adesso sto facendo il corso di allenatore in Spagna, sono curioso di capire cosa insegnano e come lo insegnano” – ma anche ad essere uno sperimentatore. Dal 2006 al 2009 ha tenuto un blog sul sito della Liga e creato un canale YouTube, naturalmente chiamato Sunshine: di fatto lo si può definire un content creator ante litteram. “Quell’attività è stata possibile anche per la grande attenzione mediatica che c’era già una ventina di anni fa attorno alla pallacanestro in Spagna; oggi la quantità e la qualità del contenuto mediatico attorno alla ACB è enorme. Ma se devo dire la più grande innovazione di oggi rispetto a quando giocavo vado dritto sull’impiantistica: ora si gioca in palazzetti nuovi costruiti negli ultimi venti anni oppure rimodernati di recente, ci si può allenare in strutture di alto livello e questo aiuta tantissimo a migliorare. Quella che è rimasta immutata è la passione dei tifosi, sempre molto partecipativi nei confronti di tutti gli sport e il baloncesto non è da meno; questo fa sì che ci sia terreno molto fertile per le attività di promozione anche a livello scolastico e giovanile”. Non è un caso, quindi, che uno dei patrocinadores di Granada sia Saiko: esponente di spicco della nuova generazione di musicisti reggaeton e trap, conosciutissimo e amatissimo in Spagna, è nato a Granada e ha deciso di legare il suo nome come sponsor sia al club di basket che alla squadra di calcio della sua città.

Una città che si è evoluta molto nel corso degli ultimi anni – ci conferma Pec –: è cresciuta e si è modernizzata. Mi piaceva viverci da single, mi piace viverci adesso con la mia famiglia”.

                                                                                                                                                             Dario Ronzulli




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