UN 2024 IN SCIVOLATA LIBERA



di Massimo Di PaoloAbruzzo forte e gentile si diceva. Lo è ancora oggi per le capacità di resilienza e di adattamento che manifesta costantemente con il trascorrere dei lustri. Rinnovando silenziosamente una sudditanza a un sistema politico annacquato, smorto, antico: ormai privo di prestigio e di valori espressi al di là del colore delle casacche. Clientelismo borbonico misto alla saccenza dei piccoli gruppi di potere sparsi nei territori delle province abruzzesi. Un sistema familistico diffuso che trova poco da spolpare in una regione che, con enfasi, acclama piccole imprese di successo che messe a confronto con realtà ed esperienze evolute, fuori confine, non possono che abbassare il capo. Analisi cruda si potrà dire ma sono i fatti, a partire dalle condizioni della sanità abruzzese e dallo sviluppo delle infrastrutture ormai fermo e vetusto. Un dato regna sovrano: la mancanza di ogni forma di contestazione e di contrapposizione giovanile indice di una realtà povera, dismessa, svuotata, che migra, o si adatta, ai meccanismi omertosi dell’arretratezza. C’è chi sopravvive e anche bene: figli di papà che non fanno statistica, ereditando potestà e ricchezze familiari. Pochi e fortunati. Il 2024 si chiude, per le province abruzzesi, con la cinica, dolorosa e certa classifica annuale del Sole 24 Ore che ci fa toccare la realtà con metodo e numeri che non mentono. Prima delle province italiane per qualità di vita è, a sorpresa, Bergamo. Sì proprio la provincia che pochi anni fa, durante l’emergenza Covid era devastata, in ginocchio. Qualcosa che sa di miracoloso, di impossibile ma che fa riflettere. La Politica sana, forte, l’operosità, le alleanze territoriali, la progettazione sistemica possono andare contro i destini e soverchiare le credenze e i metodi medioevali che condizionano le popolazioni. La prima delle abruzzesi è Pescara al 55° posto seguita da Teramo, L’Aquila al 67° e Chieti posizionata al 71°. Meridione. Certo guardando Crotone, Reggio Calabria, Casera, Cosenza possiamo sentirci dei campioni, ma fa parte dei giochi dei numeri o del bicchiere mezzo pieno. Le classifiche fanno brutti scherzi, celebrate da chi si trova ai primi posti e contestate da chi inesorabilmente, da anni, permane nelle retrovie. Ricchezza e consumi; Affari e lavoro; Giustizia e sicurezza; Demografia e società; Ambiente e servizi; Cultura e tempo libero. Sei macro-categorie con novanta indicatori che vedono L’Abruzzo sofferente con le quattro province collocate non certo tra le top per qualità della vita e indici di benessere. Ed è certo, che nell’Abbruzzo di siloniana memoria, non si può affermare che piccolo è bello. Lo sguardo sulle entroterre, sulle numerose sperimentazioni economiche e di resistenza antropologica, non fa ben sperare.

Servizi, scuole, ospedali, trasporti e indicatori di benessere in avvitamento;differenziazione sociale e indici di povertà in crescita. I grandi processi di innovazione sono fermi da anni, i piccoli territori spesso in competizione se non in conflitto, le maggiori scuole pubbliche preparano la migliore gioventù a lasciarci; i poteri locali nelle mani di poche dinastie che resistono al tempo. Le piccole e medie imprese, prevalentemente a carattere familiare, non introducono innovazione e sviluppo con maestranze qualificate e processi organizzativi moderni. La politica sceglie la via delle piccole concessioni, delle leggi mancia per il controllo e il governo dei territori.

 

Riqualificare l’Abruzzo, terra di parchi e di bellezze naturali: terra di omertà e arretratezza culturale. Fa paura a sentirlo dire ed infatti non lo si dice illudendoci che qualcosa cambierà. Ma intanto la Città capoluogo supera di poco i 287 mila abitanti, resta tra le province con una delle maggiori superfici di aree protette a fronte di un posizionamento a dir poco imbarazzante per l’efficienza delle reti di distribuzione dell’acqua potabile. Onori e oneri. Per ora ci restano più oneri da saldare che onori, visto che una strada per uno sviluppo di qualità ben sostenibile non la si riesce a trovare. Governi di sinistra e governi di destra, sempre con palcoscenici pieni di personaggi che per sopravvivere alla recita, non sono riusciti a consorziarsi, ad alzare lo sguardo per una visione comune di sviluppo, a patteggiare un percorso per l’Abruzzo che forse resta ancora gentile, ma forte non lo è più. Nonostante tutto: “nella mia fine è il mio principio”, e che il 2025 sia migliore.


Post Views: 677



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link