i momenti salienti del 2024

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Dopo le Regionali del 2023, il 2024 è stato l’anno delle Amministrative e delle Europee: l’8 e 9 giugno 2024 la due giorni di chiamata alle urne, 164 comuni bergamaschi, sui 243 totali, chiamati a scegliere i loro amministratori per i prossimi cinque anni. Oltre 600.000 elettori: più della metà della popolazione totale della provincia di Bergamo, che secondo il censimento Eurostat del 2019 si attesta intorno a 1,1 milioni di persone: 323 i candidati sindaci e 351 le liste presentate. Sono stati inoltre 46 i Comuni in cui solo un canmdidato si è presentato alla corsa per la poltrona da sindaco, con l’unica incognita relativa al raggiungimento del quorum. Una tornata elettorale che, poi, ha portato con sé due sostanziali novità, da un lato un doppio voto: i cittadini hanno infatto eletto i loro sindaci ma anche i loro rappresentanti politici in Europa, insieme alla possibilità di veder rinnovate le cariche dei primi cittadini anche in occasione del terzo mandato per i Comuni dai 5 a 15mila abitanti. Oltre al capoluogo, 4 i grandi Comuni, quelli sopra i 15mila abitanti, che hanno rinnovato sindaco e Giunta: Dalmine, Albino, Romano di Lombardia e Seriate.

Dalmine, Albino, Seriate e Romano di Lombardia

Due Comuni alla Lega, uno a Fratelli d’Italia e uno a Forza Italia. Questa la geografia politica del voto dei 4 grandi Comuni che sono andati al voto nella tornata tra l’8 e il 9 giugno, con la postilla relativa al Comune della Bassa bergamasca che ha dovuto ricorrere al ballottaggio per trovare il suo primo cittadino. A Dalmine ha vinto la continuità con Francesco Bramani, oggi al suo secondo mandato, ad Albino, roccaforte della Lega, Daniele Esposito ha messo a segno una vittoria sul filo di lana, come si suol dire, con soli 11 voti di scarto sulla candidata del centrosinistra Paola Benigni, mentre a Seriate il candidato, in quota Fratelli d’Italia, Gabriele Cortesi, l’ex vice sindaco, ha superato in scioltezza l’avversaria  Anna Piras. Sorte diversa per Romano di Lombardia dove Gianfranco Gafforelli, ex presidente di Provincia e politico di lungo corso, ha dovuto faticare per strappare il Comune al governo del centrosinistra, riuscendo comunque nell’impresa grazie anche alla decisione di Paola Suardi di non stringere alleanze e correre da sola, mentre l’azzurro ha preferito giocare il jolly dell’accorpamento e dell’appoggio con il civico Mario Suardi. Scelta illuminata, che ha dato i suoi frutti.

Comune di Bergamo

Il 2024, anno di conclusione del secondo mandato di Giorgio Gori, candidato per le elezioni Europee e poi eletto europarlamentare, è stato l’anno in cui Bergamo ha scelto, per la prima volta nella sua storia, un sindaco donna. Elena Carnevali, in quota Partito Democratico, leader dell’ampia coalizione di centrosinistra, ha infatti bissato, superandolo pure seppur di poco, il successo del suo predecessore che, di fatto, sancendo la linea della continuità, le ha passato di mano il testimone a Palazzo Frizzoni. Ex deputata Dem e già assessore ai Servizi Sociali del Comune di Bergamo, ha prima avuto la meglio nella scelta tutta interna al partito rispetto a Sergio Gandi, e poi, dopo una campagna elettorale cominciata a fine ottobre, ha sbaragliato la concorrenza del frontman del centrodestra Andrea Pezzotta e del candidato del Movimento 5 Stelle Vittorio Apicella. Carnevali, a guida di Partito Democratico, Gori per Carnevali, Elena Carnevali Sindaca, Bergamo Insieme, Bergamo Europea, Futura, non ha avuto bisogno del ballottaggio, vincendo largamente al primo turno: un successo raggiunto grazie al favore dei quartieri, i veri motori pulsanti del suo trionfo. I numeri parlano chiaro: 54,95% delle preferenze contro il 42,24% di Pezzotta. 2,80% per Apicella. Rammarico in casa centrodestra con l’avvocato Andrea Pezzotta, il nome scelto per tentare di tornare ad amministrare il capoluogo dopo dieci anni, sostenuto da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, oltre che dalla sua lista civica Pezzotta Sindaco, che raggiunge lo stesso identico risultato del suo predecessore, Giacomo Stucchi, indicato dal Carroccio cinque anni prima. Corsa solitaria per il professore Vittorio Apicella, voluto dal movimento di Conte, che non riesce a entrare nemmeno in Consiglio Comunale.

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Europee

Il voto di giugno fa rima anche con le Europee, appuntamento per la tornata che ha portato oltralpe due parlamentari bergamaschi tra i 4 candidati. A volare a Bruxelles, l’ex sindaco di Bergamo Giorgio Gori e l’ex sotto segretario allo Sport, prima ancora assessore al Turismo di Regione Lombardia, Lara Magoni, scelta con quasi 20mila preferenze. Niente da fare, invece, per Giovanni Malanchini, candidato della Lega e consigliere regionale, e per Simonetta Fiaccadori, volto di Azione. Corsa finita ancora prima di cominciare per Carla Finali, Pensioni e lavoro-Risveglio europeo che, raccogliendo solo sei firme, non è mai entrata in partita. Nell’olimpo degli eletti, dunque, sicuramente Gori che si è piazzato secondo, in ordine di preferenze, dietro solo a Cecilia Strada, capolista Dem. Nonostante lui fosse in sesta posizione. 

 

Giorgio Gori al Parlamento europeo

 

Eletto nel collegio Nord Ovest con quasi 200mila voti, Gori, con oltre 11.610 preferenze nella sola città di Bergamo – nella quale ha trainato il PD, primo partito con oltre il 36,78% dei voti, con un affluenza superiore al 60%, molto sopra la media nazionale -, più di 51mila preferenze nella sola provincia di Bergamo, 30mila preferenze in provincia di Brescia (quasi 10mila nella città capoluogo), oltre 21,5mila nella città di Milano, Gori si conferma uno dei nomi forti del PD lombardo. Tanto che la sua elezione ha praticamente fatto da traino anche a quella di Carnevali a sindaca di Bergamo.

 

 

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