Il 2024 di Papa Francesco, artigiano di pace e pellegrino nel mondo

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Dalla “A” di Asia e Oceania, tappe del viaggio più lungo del pontificato, fino alla “Z” di zero deficit, obiettivo richiesto alla Curia romana con “sensibilità” e “sacrificio”. I momenti più significativi dell’anno in conclusione del Pontefice 88 enne, tra le trasferte all’estero e le visite in Italia e nelle parrocchie di Roma, il Sinodo e il Concistoro, l’enciclica “Dilexit Nos” e l’apertura dell’Anno Santo. In mezzo appelli, incontri, telefonate, lettere, udienze, riforme

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Il viaggio più lungo nel Sud Est Asiatico e in Oceania (quasi due settimane) e quello più corto in Corsica (circa dieci ore). Quasi 200 appelli contro le guerre, le «crudeltà» nei confronti dei bambini, la produzione di armi e la pena di morte. Incontri con autorità di Medio Oriente e Ucraina e con le vittime dei conflitti. Lettere-appelli ai nunzi a Kyiv e Mosca e ai cattolici della Terra Santa. Messaggi vigorosi al G7, al G20, al Forum di Davos, alla Cop29. Riforme e ristrutturazioni interne al Vaticano o nella Diocesi di Roma. Poi telefonate, telegrammi, videomessaggi, interviste, biografie, prefazioni di libri e pure una enciclica, la Dilexit Nos, sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù. E ancora: il Sinodo sulla Sinodalità, le visite nelle parrocchie di periferia di Roma e gli incontri coi sacerdoti. Infine, il Giubileo della Speranza con l’apertura della Porta Santa a San Pietro, il 24 dicembre, e poi a Rebibbia, carcere divenuto per un giorno «basilica». Non c’è stato un periodo di stallo, un momento di pausa, un mese di riposo per Papa Francesco in questo 2024 in conclusione. Un anno a dir poco intenso per il Pontefice, tra le contingenze mondiali, il governo della Chiesa universale e i preparativi dell’Anno Santo. Lo ripercorriamo attraverso le tappe fondamentali e le parole chiave.

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Il Papa a Dili, capitale di Timor-Leste

A – Asia e Oceania

Dal 2 al 13 settembre Francesco ha compiuto l’impresa più impegnativa: un viaggio di quasi due settimane nel Sud-Est asiatico con tappe in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor-Leste, Singapore. Un viaggio a cavallo tra due continenti, quattro diversi fusi orari, 32.814 chilometri percorsi in aereo. Un viaggio “sogno” accarezzato già nel 2020 prima della pandemia di Covid e una sfida vinta per chi temeva eventuali problemi di salute. Scene indimenticabili hanno scandito la trasferta papale: i gesti di affetto con il grande imam di Giakarta; l’accoglienza per strada con canti e balli tribali della popolazione di Port Moresby; l’oltre mezzo milione di persone a Dili, lungo le coste e i marciapiedi o arrampicati sugli alberi; la Messa composta e ordinata nello scenario futuristico di Singapore. Il Papa, entusiasta, mai stanco ma rinvigorito dall’incontro con questi popoli giovani e queste Chiese vive, è riuscito a incastonare nel programma anche una tappa a Vanimo, ai confini della Papua Nuova Guinea, raggiunta in aereo militare, per incontrare i missionari argentini che annunciano il Vangelo nelle foreste tra gli indigeni. Un viaggio che, dopo l’Iraq, rimarrà tra i capitoli più significativi della storia del pontificato.

L'accoglienza al Papa a Port Moresby, Papua Nuova Guinea

L’accoglienza al Papa a Port Moresby, Papua Nuova Guinea

B – Belgio e Lussemburgo

Dopo una settimana e mezzo il Papa, il 26 settembre è tornato a imbarcarsi su un aereo per raggiungere il Lussemburgo, prima parte di un itinerario fino al 29 settembre che ha incluso anche il Belgio. Un viaggio nel cuore dell’Europa con il focus sulle sfide del continente: la guerra (memorabile l’appello agli «onorevoli compromessi» per giungere a una soluzione di pace nei conflitti), le migrazioni, la secolarizzazione, i casi di abusi nella Chiesa. Un tema, quest’ultimo, ricorrente nel corso della visita con il Papa che non ha risparmiato vigorose denunce contro «una vergogna» per cui chiedere umilmente perdono e ha incontrato privatamente per due ore 17 vittime di abusi a Bruxelles. Francesco ha visitato poi le due sedi dell’antica Università di Lovanio, in occasione dei 600 anni della fondazione, dove non sono mancate lievi contestazioni. Di Bruxelles rimangono impressi i tanti fuori programma: la visita in una casa di carità per anziani e malati, la preghiera alla tomba del Re Baldovino, la colazione in parrocchia con poveri e rifugiati, l’apparizione a sorpresa sul palco di un evento giovanile con 6 mila ragazzi e ragazze accampati per la notte in attesa della Messa papale del giorno successivo.

La visita a sorpresa ad un evento di giovani a Bruxelles

La visita a sorpresa ad un evento di giovani a Bruxelles

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C – Corsica

A settembre il viaggio più lungo, a dicembre quello più breve: per meno di dieci ore Jorge Mario Bergoglio si è recato nella île de beauté, la Corsica, patria di Napoleone e isola tra le più grandi del Mediterraneo. Il Papa ha visitato Ajaccio dalla mattina al pomeriggio di domenica 15 dicembre, partecipando alla sessione conclusiva di un Congresso sulla pietà popolare, incontrando il clero locale e celebrando la Messa nel Parc d’Austerlitz. A conclusione anche l’incontro riservato con il presidente francese Emmanuel Macron in aeroporto per un colloquio sull’attualità dell’Europa e del mondo. Nella giornata ad Ajaccio anche preghiere alla Madonnuccia (la Vergine patrona della Corsica), saluti alla gente e soprattutto ai bambini. Quelli che, come ha detto ai giornalisti sull’aereo di ritorno, sono la cosa che più l’ha colpito dell’intero viaggio.

La Messa del Papa ad Ajaccio

La Messa del Papa ad Ajaccio

D – Dilexit Nos

L’aveva annunciata a giugno, l’ha pubblicata il 24 novembre. La quarta enciclica di Francesco ripercorre tradizione e attualità del pensiero «sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo», invitando a rinnovare la sua autentica devozione per non dimenticare la tenerezza della fede, la gioia di mettersi al servizio, il fervore della missione. Un messaggio soprattutto per un mondo che sembra aver perso il cuore. «In mezzo a guerre e frammentazioni, Dilexit Nos ci sfida a guardare in alto e a fare scelte coraggiose, a volte perdenti, ma per il bene di tutti», ha detto l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, nella presentazione del testo. Esso, ha chiarito, non è «un cambio di passo» per Papa Francesco, bensì «un cambio di passo per chi ha appiattito il suo magistero sul sociale e sul politico».

L'enciclica Dilexit Nos, la quarta di Papa Francesco

L’enciclica Dilexit Nos, la quarta di Papa Francesco

E – Ecumenismo

Nuovi passi in quest’anno per il cammino ecumenico, priorità da sempre e da subito per Papa Francesco. A giugno è stato presentato il documento del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei cristiani Il Vescovo di Roma che fa il punto sul dialogo ecumenico attorno al ruolo del Papa e sull’esercizio del primato petrino. Tante le udienze del Pontefice con luterani, metodisti, delegati di varie confessioni cristiane e anche con il patriarca assiro Mar Awa a trent’anni dalla firma della “Dichiarazione cristologica comune” di Giovanni Paolo II e Mar Dinkha IV che pose fine ad oltre un millennio di controversie dottrinali tra Chiesa cattolica e orientale. Nella Bolla di indizione del Giubileo, la Spes non Confundit, Francesco ha espresso il «vivo desiderio» che durante l’Anno Santo «non manchi una celebrazione ecumenica». E ha ribadito il desiderio per il 2025 di viaggiare in Turchia per i 1700 anni del Concilio di Nicea.

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Francesco e il patriarca della Chiesa assira dell'Oriente, Mar Awa

Francesco e il patriarca della Chiesa assira dell’Oriente, Mar Awa

F – Fondo contro la fame

Utilizzare una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti attività educative nei Paesi più poveri. Questa proposta il Papa l’ha ribadita in tutti i suoi interventi più importanti del 2024: i messaggi alla Cop29 e al Forum economico di Davos, il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, gli incontri con capi di Stato e di governo, la Spes non Confundit. A più riprese Francesco ha puntato il dito contro il mercato delle armi, denunciando «l’ipocrisia» del parlare di pace e intanto «armare le guerre». Con il denaro impiegato in quelle spese, ha detto svariate volte citando il parere di esperti, si potrebbe debellare la fame in tanti Paesi.

Francesco a pranzo con 1500 poveri

Francesco a pranzo con 1500 poveri

G – Giubileo

Il Giubileo della Speranza, il XXVII ordinario della Chiesa universale, il secondo di Jorge Mario Bergoglio dopo l’Anno Santo della Misericordia nel 2016. Dodici mesi di grazia, perdono, rinnovamento e anche di auspicati segni concreti di “speranza” quali l’abolizione della pena di morte, il condono del debito per i Paesi poveri, il cessate il fuoco. Un Anno per portare la speranza «là dove è stata perduta», in particolare «nei luoghi profanati dalle guerre e dalla violenza», ha detto il Papa nell’omelia della Notte di Natale del 24 dicembre, dopo il suggestivo rito di apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro. Una cerimonia sobria, partecipata, solenne, a cui è seguita, due giorni dopo l’apertura della Porta Santa nella chiesa del carcere di Rebibbia. Gesto senza precedenti attraverso il quale Francesco ha voluto iniettare speranza in un luogo di reclusione e ristrettezze. Nella preghiera all’Immacolata dell’8 dicembre, il Papa ha raccomandato di non «soffocare» la grazia giubilare con l’organizzazione, le lamentele per i cantieri in giro per Roma, le «cose da fare». E a parroci, sacerdoti e religiosi della Diocesi di Roma ha inviato una lettera per invitarli a mettere a disposizione durante l’Anno Santo strutture ricettizie o appartamenti liberi di cui sono proprietarie così da «arginare l’emergenza abitativa» e attivare «forme di tutela» per chi è senza casa o rischia di perderla. Tanti gli appuntamenti che attendono il Papa fino alla chiusura del 6 gennaio 2025 con i vari “giubilei” dedicati a comunicatori, artisti, forze armate, volontariato, operatori sanitari, vita consacrata, imprenditori, governanti, giovani e adolescenti. A questi due ultimi eventi, in particolare, si prevede il maggior afflusso a motivo della canonizzazione dei due beati Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati.

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Il Papa apre la Porta Santa di San Pietro per il Giubileo 2025

Il Papa apre la Porta Santa di San Pietro per il Giubileo 2025

H – Helsinki

In mezzo all’esacerbarsi dei conflitti e delle tensioni internazionali, Papa Francesco – e come lui anche il presidente italiano Sergio Mattarella e il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin – ha più volte invocato lo “Spirito di Helsinki”, la grande conferenza del 1975 che frenò la Guerra Fredda e contribuì alla distensione in Europa, codificando dei punti fermi sul dovere di rispettare i confini degli Stati e risolvere le controversie con la diplomazia e il dialogo. «Senza dialogo non ci sarà mai pace», è stata una delle frasi ricorrenti del Papa nel corso di quest’anno.

Papa Francesco all'Angelus

Papa Francesco all’Angelus

I – Incontri

Da sempre promotore del principio della «equivicinanza» verso chiunque soffra, Papa Francesco ha ricevuto in questi mesi i testimoni degli orrori in Medio Oriente e in Ucraina. Ad aprile ha accolto in Vaticano una delegazione di parenti di persone sequestrate da Hamas il 7 ottobre, poi a novembre un gruppo di ex ostaggi. A ottobre, invece, l’incontro con Ehud Olmert, 78 anni, ex primo ministro dello Stato di Israele insieme all’ex ministro degli Esteri dello Stato palestinese, Nasser Al-Kidva. A dicembre anche l’udienza di circa mezz’ora con il presidente palestinese Abu Mazen. Sul fronte ucraino il Papa ha dato udienza per la terza volta in Vaticano, l’11 ottobre, al presidente Volodymyr Zelensky, già visto quattro mesi prima nel G7 in Puglia. Poi ha ricevuto la moglie Olena Zelenska e, nel corso dei mesi, ha incontrato profughi, vittime, bambini provenienti da zone devastate dai bombardamenti, le mogli dei soldati combattenti di Azov condannati all’ergastolo in Russia.

L'udienza a un gruppo di ex ostaggi israeliani

L’udienza a un gruppo di ex ostaggi israeliani

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L – Lettere

Nella fitta corrispondenza pubblica e privata del Papa, spiccano tre lettere. La prima è la lettera del 7 ottobre, anniversario del massacro di Hamas in Israele, ai cattolici del Medio Oriente: un testo-denuncia di un conflitto «fatto dai potenti» sulla pelle degli innocenti e dell’«incapacità» della comunità internazionale di «far tacere le armi». Soprattutto un messaggio di vicinanza a quanti patiscono la guerra: madri, bambini, sfollati e la popolazione di Gaza sofferente. L’altra lettera è quella al nunzio a Kyiv, monsignor Visvaldas Kulbokas, del 19 novembre, per i mille giorni dallo scoppio del conflitto: una pagina e mezzo che si conclude con l’assicurazione che su questa tragedia «l’ultima parola» sarà di Dio: Lui «chiederà conto di tutte le lacrime sparse». Sulla stessa scia, Francesco ha scritto il 12 dicembre al nunzio apostolico nella Federazione Russa, monsignor Giovanni D’Aniello, per stigmatizzare ancora una volta la guerra, «grave ferita» inflitta alla famiglia umana, e incoraggiare «rinnovati sforzi diplomatici per fermare la progressione del confitto».

Gli appelli del Papa al termine dell'udienza generale del mercoledì

Gli appelli del Papa al termine dell’udienza generale del mercoledì

M – Medio Oriente

Non c’è stato Angelus, udienza generale del mercoledì, udienza nel Palazzo Apostolico in cui il Papa non abbia citato la tragedia da oltre un anno si consuma in Medio Oriente, con l’attacco di Hamas, la risposta militare di Israele a Gaza che ha provocato oltre 50 mila morti (cifre riferite dal Ministero della Salute gestito da Hamas), il crescendo di tensioni con l’Iran, gli attacchi in Libano. Un peso sul cuore di Francesco che ha sempre invocato il cessate il fuoco immediato nella Striscia, la liberazione degli ostaggi israeliani ancora sotto prigionia, l’accesso agli aiuti umanitari a Gaza dove la popolazione è allo stremo. E di Gaza il Papa – soprattutto nell’ultimo periodo – ha denunciato le brutalità quali i «bambini mitragliati» o gli attacchi a scuole e ospedali. Nel libro La speranza non delude mai, edito da Piemme, il Papa ha chiesto pure di «indagare con attenzione per determinare» se quanto accade nella Striscia «s’inquadra nella definizione tecnica» di genocidio «formulata da giuristi e organismi internazionali». Parole queste, come anche altre, che hanno suscitato rimostranze dal mondo ebraico e dal governo di Israele.

Il momento di preghiera nei Giardini Vaticani nel decennale dell'"Invocazione per la Pace" in Terra Santa

Il momento di preghiera nei Giardini Vaticani nel decennale dell'”Invocazione per la Pace” in Terra Santa

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N – Nuovi cardinali

A sorpresa nell’Angelus del 6 ottobre, il Papa dalla finestra del Palazzo Apostolico ha annunciato il decimo Concistoro del suo pontificato per la creazione di 21 nuovi cardinali. Una lista che ancora una volta ha ricalcato la visione globale della Chiesa da parte del Papa gesuita, con porpore da Iran, Giappone, Cile, Filippine, Costa d’Avorio, Algeria ma anche Roma, Torino, Napoli (l’arcivescovo Domenico “don Mimmo” Battaglia è stato aggiunto un mese dopo). Con i nuovi porporati il Collegio cardinalizio è salito al numero di 253 membri, di cui 140 elettori e 113 non elettori in caso di Conclave.

Il Concistoro per la creazione di 21 nuovi cardinali (7 dicembre)

Il Concistoro per la creazione di 21 nuovi cardinali (7 dicembre)

O – Ottantotto anni

Il 17 dicembre Jorge Mario Bergoglio ha compiuto 88 anni. Con una salute che sembra essere andata migliorando rispetto al 2023, anno di operazioni e ricoveri, a parte qualche influenza stagionale che lo ha costretto ad annullare udienze o recitare l’Angelus a Santa Marta, con i soliti dolori al ginocchio che gli impediscono di compiere lunghi tragitti se non in sedia a rotelle, Francesco è diventato uno dei Pontefici più longevi della storia. Nessuna festa il 17 dicembre, ma una normale giornata di lavoro in mezzo, però, ad auguri e regali da parte di tutto il mondo.

Il Papa spegne le candeline sopra una torta regalata dai fedeli

Il Papa spegne le candeline sopra una torta regalata dai fedeli

P – Pace

Il dono più grande, il traguardo da raggiungere e l’antidoto alla guerra «che è sempre una sconfitta». Non si contano le occasioni in cui il Papa ha esortato a pregare per la pace. Il 7 ottobre – sulla scia di altre iniziative simili dal 2013 in poi per Siria, RD Congo, Sud Sudan, Afghanistan, Libano – il Vescovo di Roma ha indetto una giornata mondiale di digiuno e preghiera per invocare la pace nei territori lacerati dalle violenze. Il giorno precedente, il 6 ottobre, si è recato a Santa Maria Maggiore per recitare il Rosario e pregare la Madonna perché «ascolti il grido» di quanti soffrono. Da non dimenticare, poi, la cerimonia dell’8 giugno nei Giardini Vaticani, nello stesso luogo in cui esattamente dieci anni prima, nel 2014, pregò e piantò un ulivo con il presidente israeliano Peres e quello palestinese Abbas, come segno di pace per il Medio Oriente ferito. «Lo Stato di Palestina e lo Stato d’Israele possano vivere l’uno accanto all’altro», la preghiera del Papa durante la cerimonia dello scorso giugno.

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Il Rosario per la Pace a Santa Maria Maggiore

Il Rosario per la Pace a Santa Maria Maggiore

Q – Quadro

In un anno di parole – tante parole – scritte e pronunciate, nella memoria collettiva rimane impressa una immagine: il Papa in meditazione davanti alla Crocifissione bianca di Chagall. Un’opera a lui cara da sempre, una cui riproduzione è custodita nel suo studio privato. Francesco ha potuto ammirare il quadro a Palazzo Cipolla in Via del Corso, nell’ambito della mostra Chagall a Roma: La crocifissione bianca. Vi si è recato, il Papa, a sorpresa dopo la preghiera in Piazza di Spagna, ribadendo così il suo legame con il capolavoro realizzato da Chagall nel ’38 dopo la Notte dei Cristalli, che in passato Bergoglio ha definito un messaggio di «dolore» ma «pieno di serenità». 

Francesco dinanzi al quadro "La Crocifissione Bianca" di Marc Chagall in mostra a Roma

Francesco dinanzi al quadro “La Crocifissione Bianca” di Marc Chagall in mostra a Roma

R – Roma

«Vescovo e popolo, insieme…», aveva detto nella sua presentazione al mondo dalla Loggia delle Benedizioni dopo il Conclave. E mai quanto quest’anno Francesco si è fatto presente come pastore nella sua Diocesi, Roma, recandosi in un lungo tour durato mesi in parrocchie di centro e periferie per incontrare i sacerdoti dei diversi settori o con diversi anni di ordinazione (giovani, medi, anziani). In vista del Giubileo ha avviato pure le Scuole di preghiera, una serie di appuntamenti di «catechismo» con differenti realtà romane: i bambini in una parrocchia in zona Borghesiana, gli adolescenti in un auditorium parrocchiale a Colli Aniene, le famiglie in un garage condominiale nel quartiere Palmarola. Da segnalare poi il Motu Proprio La vera bellezza con il quale il Papa ha riorganizzato la Diocesi facendo assorbire il settore centro dagli altri quattro settori così da favorire «una maggiore comunione ecclesiale».

Francesco catechista in un garage nel quartiere Palmarola di Roma

Francesco catechista in un garage nel quartiere Palmarola di Roma

S – Sinodo

Quasi tutto il mese di ottobre è stato occupato dalla seconda sessione del Sinodo sulla Sinodalità. Stessa configurazione e organizzazione dell’ottobre 2023, ma l’assise ha visto due novità: l’istituzione di dieci Gruppi di Studio per approfondire dopo i lavori sinodali alcuni temi dottrinali, teologici e pastorali (tra cui quello delle donne e del loro ruolo nella Chiesa, sulle quali è stata forte la pressione mediatica e non solo) e il fatto che il Papa non abbia pubblicato un’esortazione post-sinodale ma abbia accolto come magistero pontificio il Documento finale, votato a maggioranza dall’assemblea. Una scelta perfettamente in linea con il tema della sinodalità, al centro del Sinodo.

Il Papa durante i lavori del Sinodo

Il Papa durante i lavori del Sinodo

T – Telefonate

Canale utilizzato sin dalla sera stessa dell’elezione, Francesco anche in quest’anno ha usato spesso il telefono per avere una comunicazione diretta coi suoi interlocutori. Da Gino Cecchettin, il papà di Giulia giovane vittima di femminicidio, alla parrocchia di Gaza e il suo parroco, padre Gabriel Romanelli, a cui chiama ogni giorno, fino al presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, al quale ha ribadito l’appello a concedere la grazia ai prigionieri nel braccio della morte nelle carceri federali. Istanza, questa del Papa, accolta dal leader democratico che pochi giorni fa ha fatto sapere di aver commutato la pena capitale in ergastolo per 37 detenuti.

Il Papa con il presidente statunitense uscente Joe Biden al G7 in Puglia (14 giugno)

Il Papa con il presidente statunitense uscente Joe Biden al G7 in Puglia (14 giugno)

U – Ucraina

Come per il Medio Oriente, l’espressione «martoriata Ucraina» è stata sulla bocca del Pontefice in ogni pronunciamento pubblico. Oltre ai già citati incontri, appelli e alle iniziative di carità con le spedizioni di indumenti, medicinali, ambulanze, beni alimentari attraverso il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski, in missione per l’ottava volta a Natale nel Paese est-europeo, il Papa ha nuovamente inviato a Mosca il cardinale Matteo Maria Zuppi a ottobre. Una seconda missione del presidente CEI per cercare vie di dialogo e portare avanti le iniziative umanitarie per cui la diplomazia vaticana ha mostrato massimo coinvolgimento. In primis il rimpatrio dei minori ucraini deportati con la forza in Russia e lo scambio dei prigionieri.

L'udienza al presidente ucraino Volodymyr Zelensky dell'11 ottobre

L’udienza al presidente ucraino Volodymyr Zelensky dell’11 ottobre

V – Visite in Italia

Nel 2024 Papa Francesco è tornato a viaggiare in Italia. Venezia, Verona, Trieste le tappe, tutte in Veneto e tutte scandite da fotogrammi o incontri dal forte impatto: il Pontefice in motoscafo sul Gran Canale accolto dai canti dei giovani del Triveneto; Bergoglio sul palco dell’Arena stretto tra le braccia di Maoz e Aziz, imprenditori di Israele e Palestina a cui la guerra ha strappato i familiari, che hanno condiviso la comune volontà di costruire un futuro migliore; il Papa alla Settimana dei Cattolici italiani che puntella la democrazia «che non gode di buona salute» e poi si immerge in un incontro fatto di abbracci e testimonianze con immigrati di Medio ed Estremo Oriente e gruppi di malati e disabili.

Il Papa con gli imprenditori israeliano Maoz e palestinese Aziz a Verona

Il Papa con gli imprenditori israeliano Maoz e palestinese Aziz a Verona

Z – Zero Deficit

Oggetto di studio e lavoro del C9, cristallizzata nella Praedicate Evangelium, la riforma delle finanze vaticane avviata da Papa Francesco ancora non ha avuto piena applicazione, ha affermato lui stesso. Oltre a iniziative concrete, una su tutte la modifica sulle norme relative ad appalti e spese straordinarie dei Dicasteri, rimane centrale la lettera al Collegio cardinalizio in cui il Papa chiede «uno sforzo» per l’obiettivo «deficit zero». Ancora ai cardinali, ma anche a prefetti e responsabili di istituzioni di Curia ed enti legati alla Santa Sede, Francesco ha scritto qualche mese dopo domandando «provvedimenti urgenti» per il Fondo Pensioni, la cui gestione attuale non sembra poter garantire «l’assolvimento dell’obbligo pensionistico per le generazioni future». Quella economica sembra essere una sfida per la Santa Sede e il Papa domanda per l’anno a venire «sensibilità» e «sacrifici» da parte di tutti.

Il Papa durante gli auguri alla Curia romana (21 dicembre)

Il Papa durante gli auguri alla Curia romana (21 dicembre)



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