Il ritorno degli expat, rinunciano al posto fisso per fare impresa al Sud: così nasce Sam

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Il racconto di Fabio Marchitelli ed Ettore Rosato, dall’estero alla nascita di Techloop



31 Dicembre 2024 alle 08:18

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Quella che segue è una delle storie e delle inchieste che trovate sulle pagine de “L’Edicola”, il quotidiano distribuito in abbinata con Sorrisi, una volta al mese, in tutta Italia. Per leggere questo e altri articoli potete acquistare “L’Edicola”, insieme con Sorrisi, oppure abbonarvi a questo link.

È una storia di ritornanza, per dirla con l’antropologo Vito Teti, quella di Fabio Marchitelli ed Ettore Rosato. Amici fin dall’infanzia, un pezzo di vita importante da expat in giro per il mondo e poi, proprio quando si sono sistemati nel così detto posto fisso, uno in una multinazionale dell’informatica, l’altro in Fiat, non hanno resistito al richiamo di casa. Così hanno mollato tutto e sono tornati nella loro Taranto dove, grazie ai fondi ex Ilva destinati alla riconversione del tessuto socio-economico, hanno fondato un’azienda specializzata in automazione industriale. Ora realizzano Sam, un assistente smart che usa l’intelligenza artificiale per aiutare nella gestione di fabbriche, aziende agricole e piccole e medie imprese. Due cervelli non più in fuga, che vogliono aiutare i giovani del Sud a farsi strada. «Siamo nelle scuole con progetti contro la dispersione scolastica e all’università facciamo corsi di autoimprenditorialità in cui cerchiamo di far appassionare i ragazzi, creando competizione e confronto», raccontano i due founder. Con l’associazione Taranto Makers diffondono il concetto di making, insegnano ai ragazzi a sporcarsi le mani e raccontano il futuro: stampe 3d, Metaverso, nuovi software. «La più grande soddisfazione? Assumere un ragazzo che avevamo formato a scuola», dicono.

Il percorso

«Siamo tornati in Puglia dall’Inghilterra nel 2020 subito dopo la prima ondata di Covid. Volevamo fare qualcosa per e nella nostra città. Abbiamo vinto il bando “Taranto global innovation accelerator” del Comune e siano riusciti a realizzare un sogno che era chiuso in un cassetto ma faceva rumore. Fin da ragazzini studiavamo app e software da applicare al nostro territorio, guardavamo al settore turistico ma poi ci siamo resi conto che il manifatturiero era più trainante», raccontano. Fabio è un geniaccio delle architetture software, ma ha anche un master in amministrazione aziendale che ha voluto prendere per capire il linguaggio delle imprese. Ha lavorato a New York, San Francisco e Chicago in diverse multinazionali. Ettore è un ingegnere gestionale. Si occupava di qualità del prodotto per Fiat ed è stato anche facility manager del gruppo Fedrigoni. E dire che dopo le scuole superiori si erano persi di vista. «Ci siamo rincontrati all’università a Torino e poi ancora percorsi paralleli in Europa e Stati Uniti».

La start up

L’azienda si chiama Techloop e si occupa di ottimizzare i processi aziendali e manifatturieri attraverso l’internet delle cose, sistemi di esecuzione della produzione e monitoraggio avanzato. Sam, l’assistente virtuale che usa l’Ia, ha l’immagina di un essere umano e dialoga con le persone. È una super team leader che facilita l’inserimento dei dipendenti ed il loro aggiornamento, migliorando produttività ed efficienza a parità di personale impiegato. Sam sa cosa sta succedendo su impianti e dispositivi, si rivolge con linguaggio naturale agli operatori spiegando le attività di manutenzione da fare. Così anche chi non ha anni e anni di esperienza sul campo può agire e risolvere problemi in tempo reale. Di recente ai due fondatori si è unito un terzo socio, Giorgio D’Amore, 46 anni, che lavora da Torino. Una delle caratteristiche della start up è la flessibilità. Non ha una sede fisica, i soci si incontrano negli uffici di coworking messi a disposizione dal Comune e dall’università. Si lavora collegati in rete. «Nell’arco di pochi mesi siamo riusciti a sostentarci e ora ingaggiamo collaboratori esterni e iniziamo anche ad assumere», raccontano. Lo smart working ha rivoluzionato anche il modo di lavorare. «Prima dovevamo incontrarci per forza in presenza – racconta Marchitelli – io ero un grande sostenitore dello smart working. Dopo il Covid solo call online, niente più incontri. Questo ha velocizzato il lavoro ma ci sono anche delle negatività, come ad esempio il non affezionarsi al gruppo di lavoro. Con lo smart si crea inevitabilmente un distacco dal contesto che ti può appassionare, si diventa un po’ automi. Per ovviare a questa solitudine organizziamo periodicamente meeting insieme con la massima flessibilità certo ma anche ci teniamo ai momenti conviviali, un caffè una pizza insieme, per creare legami umani. Alla macchinetta del caffè, confrontandomi in relax coi colleghi sono nate le idee e opportunità più belle della mia vita».

Il lavoro

Techloop ha steso una rete di partnership sul territorio. Per Acquedotto Pugliese monitora 230 siti di sollevamento acque aiutando le forze dell’ordine ad evitare sversamenti incontrollati in mare. Una rete di sentinelle virtuali trasmette dati in tempo reale. L’azienda si occupa anche di sviluppare software per robot autonomi per l’agricoltura. «Costruiamo il software di gestione flotte dei robot autonomi che lavorano ai filari dell’uva. Noi pianifichiamo i percorsi a distanza e gli diamo la possibilità di effettuare manutenzione da remoto, abbattendo così i costi significativamente, dal momento che sono macchinari costosi destinati a mercati Usa ed Emirati Arabi. «Dal prossimo anno i robot con l’intelligenza artificiale scansioneranno le piante per verificarne lo stato e le eventuali malattie attingendo ad un database messo a disposizione dalla comunità scientifica». E poi ancora c’è un progetto di telecontrollo e monitoraggio di apparati di pubblica illuminazione che permette di manipolare il fascio luminoso per garantire il benessere umano. Ad esempio lo modula a seconda dell’orario e della stagione per evitare la presenza eccessiva di insetti.

Il futuro

A chi gli chiede come immagina il futuro, Marchitelli risponde che «il mondo sta cambiando rapidamente. E con le più recenti tecnologie sta diventando velocissimo. Purtroppo molte persone rimarranno indietro e dobbiamo cercare di trainare. Non bisogna aver paura dell’intelligenza artificiale. Il lavoro cambierà completamente. Perfino il settore dei programmatori sarà colpito da questa rivoluzione. Sta cambiando la richiesta. C’è sempre meno bisogno di mano d’opera e invece non si trovano ingegneri informatici e dell’automazione. Insomma se prima c’era bisogno di 4-5 contadini per coltivare un terreno agricolo, ora servono 15 laureati per realizzare il sistema informativo che gestisce il campo».



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