MINISTERO INTERNO * SICUREZZA: PIANTEDOSI, «NEL 2024 RIDOTTI GLI ARRIVI IRREGOLARI DEL 60%, RISULTATI IMPORTANTI NELLA LOTTA ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA»

Di Paolo Festuccia

«Il rimpasto? Non mi coinvolge, il compito mi è stato affidato e parlano i risultati sui centri in Albania hanno pesato le prime decisioni di alcuni magistrati già contrari preventivamente». «Non è il momento di fare congetture né è opportuno farle». In un’intervista ai quotidiani La Stampa e Il Secolo XIX, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi parla dell’arresto di Cecilia Sala in Iran. «La riservatezza – spiega il titolare del l’Interno – è uno degli elementi fondamentali per arrivare al risultato che tutti noi desideriamo: il suo ritorno a casa.

Il Ministero degli Esteri e l’intelligence stanno lavorando per ottenere la sua liberazione e confidiamo di poterci riuscire prima possibile». Piantedosi affronta anche i temi politici di questo fine anno, a cominciare dal rimpasto di governo, le polemiche per i centri migranti in Albania, e il peso che hanno avuto sulla vicenda «le dichiarazioni preventive» di alcuni magistrati. Sull’assoluzione di Salvini, imputato per sequestro di persona nel processo Open Arms, Piantedosi afferma: «Era un processo alle politiche migratorie del governo, per questo non doveva neanche cominciare».

Ministro, le tensioni in Medio Oriente, gli avvenimenti in Siria, il recente attentato in Germania, l’evento Giubilare, quasi inevitabilmente comportano maggiori attenzioni sul fronte del terrorismo: in che misura siamo protetti? 

«Il clima internazionale è peggiorato negli ultimi anni per l’aggravarsi dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente. Finora non sono mancate ripercussioni sulla tenuta dell’ordine pubblico interno, se si considera il numero di manifestazioni che si stanno svolgendo da mesi in varie città italiane, talvolta non senza qualche tensione. A ora, tuttavia, non abbiamo notizie né allerte specifiche su iniziative ostili di tipo terroristico. Gli italiani possono confidare su un sistema di sicurezza che può garantire un altissimo livello di efficienza sul piano della prevenzione. Abbiamo innalzato il livello con la protezione massima di tutti gli obiettivi sensibili e l’allontanamento dal territorio di persone sospettate di estremismo pericoloso, ma non è il caso di fare allarmismi».

L’opposizione accusa il governo di aver sprecato milioni di euro per i centri in Albania. L’esecutivo va avanti sul progetto ma, nei fatti, quei centri restano vuoti… 

«Hanno pesato le prime decisioni di alcuni magistrati che hanno trovato una prima, importante smentita in una recente pronuncia della Cassazione. Noi confidiamo di aver gettato le basi per il superamento di qualsiasi dubbio con il recente intervento normativo sui cosiddetti “paesi sicuri”. E su queste basi contiamo di riprendere al più presto i trasferimenti, che in questi giorni non sono necessari perché sta funzionando molto bene l’azione preventiva di contrasto delle partenze dalla Libia e dalla Tunisia. Sono inoltre certo che le prossime decisioni della Corte di giustizia europea affermeranno le ragioni del diritto e quello che è ormai chiaro a livello europeo: quei centri sono un tassello importante della strategia di contrasto all’immigrazione irregolare. Una di quelle “soluzioni innovative” tanto invocate dal Consiglio europeo al fine di combattere l’immigrazione illegale gestita dai trafficanti di esseri umani».

Su questo fronte qual è il suo bilancio di fine anno? 

«Un bilancio positivo, lo dicono i numeri. Nel 2024 abbiamo ridotto gli arrivi irregolari del 60% rispetto all’anno precedente e del 38% rispetto al 2022. Per il secondo annodi fila aumentano i rimpatri degli immigrati espulsi, con un incremento di un ulteriore 16%. Sono risultati frutto di mirate azioni messe in campo dal Viminale, tra le quali una stretta cooperazione con le Forze di polizia dei Paesi di origine e transito che in due anni ha consentito di bloccare le partenze di 192mila migranti irregolari che dalla Libia e dalla Tunisia erano diretti sulle nostre coste. Stiamo inoltre sostenendo questi stessi Paesi nei progetti di rimpatri volontari assistiti di migranti dal loro territorio, rimpatri che nel 2024 sono stati oltre 21mila».

Sul banco degli imputati per il caso Albania sono finite le toghe che “intralcerebbero” – a sentire esponenti di centrodestra – le leggi del governo. La pensa in questo modo? 

«Ho sempre nutrito ed espresso fiducia nella giustizia e rispetto per la magistratura, ma è stato evidente a tutti che alcuni magistrati abbiano pubblicamente e anche preventivamente espresso contrarietà a questa come ad altre iniziative del governo per contrastare l’immigrazione irregolare. A ogni modo, abbiamo deciso di ribattere scegliendo la via del ricorso alle giurisdizioni superiori contro le loro decisioni e adeguando la normativa. Ricordo che stiamo parlando di attività – quelle delle procedure accelerate di frontiera – che consentiranno di rimpatriare in tempi brevi e in paesi sicuri quei migranti irregolari che non hanno diritto a rimanere e che pesano inutilmente sul sistema dell’accoglienza senza possibilità di integrazione. Il tutto, in linea con gli orientamenti normativi europei».

Prima di assumere il ruolo di ministro lei è stato un collaboratore strettissimo del vice premier Salvini. Come andò con Open arms e cosa pensa dell’assoluzione dell’allora ministro dell’Interno? 

«Concorsi in prima linea alla gestione di quell’evento e mi rimase impresso l’atteggiamento equivoco e ostile che ebbe quella ONG nell’occasione. Mi apparve prevalentemente orientato a condizionare la politica del governo dell’epoca sul contrasto all’immigrazione irregolare. Il processo che ne seguì, a causa soprattutto all’improvvida decisione del Parlamento, ebbe a oggetto la linea politica di un governo e come tale a mio avviso non avrebbe mai dovuto neanche cominciare. L’assoluzione di Salvini ne è la logica conseguenza. La ragione, ancor più della giustizia è come l’araba fenice: prima o poi riemerge».

Salvini ha detto che quando “uno si occupa della sicurezza degli italiani, questo gli rimane dentro”: le fa effetto fa sapere che vorrebbe riprendersi il “suo” ministero? 

«Da 36 anni lavoro al Viminale e nessuno meglio di me può comprendere i sentimenti di Salvini, in primis la gratitudine verso forze di polizia, vigili del fuoco, prefetture, apparati del dicastero: migliaia di uomini e donne impegnati a garantire la sicurezza. E, con ciò, affermando l’essenza più profonda dello Stato. Un ministro dell’Interno non occupa un posto di potere ma svolge un alto incarico al servizio della collettività, è normale che una simile esperienza ti affascini e ti rimanga nel cuore».

Teme il rimpasto di governo? 

«È una discussione che non mi coinvolge e alla quale non partecipo. Mi è stato affidato il compito di guidare da Ministro l’istituzione a cui ho dedicato tutta la mia vita, senza che abbia mai chiesto di farlo. E fino a quando mi sarà richiesto mi interessa solo far bene il mio lavoro. Porto con orgoglio risultati importanti: nella lotta alla criminalità organizzata in termini di arresti rilevanti, a partire dalla cattura di Matteo Messina Denaro, e di tante operazioni anticrimine; nella gestione dell’ordine pubblico, con le forze di polizia che stanno garantendo il diritto di manifestare con una gestione accorta ed equilibrata; nei servizi di controllo del territorio delle nostre città, accrescendo progressivamente la presenza “su strada” delle forze di polizia nei luoghi dove ce n’è maggiormente bisogno; sul fronte dell’antiterrorismo, con un sistema finora efficace di prevenzione e contrasto nei confronti dei soggetti pericolosi».

Con l’assoluzione del leader della Lega cambierà la politica sui migranti? 

«La nostra politica migratoria è scritta nel programma di governo votato dagli italiani che siamo determinati a rispettare».

Si candiderà in Campania alle regionali? E cosa pensa di un possibile rinvio del voto al 2026? 

«Le elezioni regionali, per previsione costituzionale, si svolgeranno nei termini previsti dai rispettivi statuti regionali. Io, l’ho già detto fino allo sfinimento, non sarò candidato».

Tra qualche giorno si insedierà il presidente Trump. Il nuovo corso Usa arriva in un momento difficile per l’Europa. Come si muoveranno il governo e la premier Meloni? 

«Giorgia Meloni ha dimostrato di avere eccellenti capacità sul piano delle relazioni internazionali assicurando un ruolo di primo piano all’Italia. Credo che con il presidente Trump sia emersa già la prospettiva di un’ottima sintonia. Del resto il rapporto con gli Usa è da sempre connotato da un’amicizia ispirata ai valori di libertà e democrazia».

Prima il Presidente Mattarella poi quello tedesco hanno criticato le ingerenze di Musk sulle politiche interne degli Stati. E preoccupato da ministro dell’Interno? 

«Premetto che condivido quanto detto dal Presidente Mattarella: “L’Italia sa badare a sé stessa”. Dopodiché le dico anche che siamo un Paese con un solido sistema istituzionale e democratico e con un governo autorevole che non teme la libera manifestazione del pensiero men che meno le ingerenze dall’esterno. Anche in passato in Italia abbiamo registrato più volte prese di posizioni da parte personalità straniere che hanno variamente commentato la nostra vita politica, spesso senza nemmeno sapere di cosa stessero parlando. Non ci vedo nulla di nuovo e tantomeno di preoccupante».