Dall’elezione dei giudici della Corte costituzionale alle riforme istituzionali (separazione delle carriere dei magistrati e premieranno), fino agli impegni internazionali per il nostro paese. Tutti gli impegni dei parlamentari al rientro dallo stop per le festività natalizie
Il 28 dicembre è stato l’ultimo giorno di lavoro per il Parlamento italiano che ha chiuso il 2024 con il voto di fiducia sulla Legge di Bilancio 2025. L’approvazione della manovra in Senato ha sancito la fine delle attività parlamentari, deputati e senatori riprenderanno i lavori all’inizio del 2025.
PRIMO IMPEGNO DEL 2025: ELEZIONE DEI GIUDICI DELLA CORTE COSTITUZIONALE
Il 2025 partirà subito in salita per il Parlamento che dovrà trovare un’intesa per l’elezione dei quattro giudici mancanti della Corte Costituzionale, dopo mesi di votazioni inconcludenti. Le norme prevedono che a scelta dei giudici avvenga a maggioranza qualificata dei tre quinti dei parlamentari in seduta comune; dunque, l’accordo tra le forze politiche di maggioranza e opposizione è d’obbligo. Fino ad oggi la Corte ha lavorato con soli undici membri, il minimo necessario, ma una composizione così ridotta rende complesso pronunciarsi su temi cruciali, come l’ammissibilità del referendum abrogativo sulla legge sull’autonomia differenziata.
IL SOSTEGNO ALL’UCRAINA CHE DIVIDE LA MAGGIORANZA
Tra i primi impegni per i nostri parlamentari c’è la ratifica di accordi internazionali. Tra questi spicca il provvedimento per l’invio di armi all’Ucraina nel 2025. Questo è un tema controverso non solo nel dibattito parlamentare ma anche per quello interno alla maggioranza. Se Partito Democratico e centristi (Azione, Italia Viva, +Europa) sono favorevoli a proseguire nel sostegno all’Ucraina, nella coalizione di governo la Lega si smarca dalle posizioni di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il partito di Matteo Salvini potrebbe proporre un emendamento per limitare l’impegno al prossimo anno.
RIFORME ISTITUZIONALI: SEPARAZIONE DELLE CARRIERE DEI MAGISTRATI E PREMIERATO
Sul fronte delle riforme istituzionali sono tre i tavoli più caldi. Prima di tutto i parlamentari dovranno discutere delle questioni di costituzionalità sollevate dalle opposizioni contro la riforma della giustizia proposta dal ministro Carlo Nordio. Il provvedimento, che vorrebbe introdurre la separazione delle carriere dei magistrati, è una battaglia di bandiera del centrodestra, fortemente caldeggiata dall’ex premier Silvio Berlusconi. La discussione si prevede serrata, con le minoranze pronte a dare battaglia tramite numerosi emendamenti. Un altro tema caldo sarà la riforma del premierato, altra battaglia storica della destra italiana (questa volta targata AN). La premier Giorgia Meloni vuole vincere la sfida di portare a casa il premierato con un referendum.
E poi c’è il nodo della riforma dell’autonomia differenziata. L’iter parlamentate è concluso ma dopo la pubblicazione della legge 86 del 2024, sono state presentate diverse richieste di referendum abrogativo. La prima riguarda l’abrogazione totale della legge sull’autonomia differenziata, mentre altre due altre richieste sono state pubblicate riguardano una l’abrogazione integrale della legge, l’altra l’abrogazione di alcune parti di essa. Inoltre, alcuni consigli regionali (Campania, Puglia, Sardegna, Toscana ed Emilia-Romagna) hanno deliberato in ordine alla richiesta di referendum abrogativo.
LE ALTRE SFIDE NELL’AGENDA DEI PARLAMENTARI
Tra le proposte più discusse vi è quella del ministro per gli Affari Europei, Tommaso Foti, di riformare la Corte dei Conti, trasformandola in un organo di supporto per la Pubblica Amministrazione, anziché un ente di controllo. La proposta ha già suscitato riserve da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ne ha sottolineato l’importanza come istituzione imparziale.
Sul fronte locale spicca la legge “salva Milano”, che dovrebbe servire a superare gli ostacoli legati a presunti abusi edilizi in progetti residenziali. Si prospetta un percorso accidentato: le modifiche apportate dalla Camera potrebbero richiedere un ulteriore passaggio al Senato per l’approvazione definitiva.
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