Escalation di sequestri di giovani attivisti. 82 da giugno, 7 solo negli ultimi giorni. Di 29 di loro non si sa più nulla
Le vittime sono dissidenti della GenZ che da mesi contestano le politiche del presidente Ruto. L’ex vicepresidente Gachagua parla di operazioni di un’unità speciale delle forze di sicurezza che opera sotto copertura
La polizia arresta il senatore Okiya Omtatah (in maglia rossa) e altri attivisti incatenati per protesta contro le sparizioni forzate il 30 dicembre a Nairobi (Credit: News Central Africa)
Lunedì 30 dicembre è stata un’altra giornata di mobilitazione in Kenya. Questa volta la ragione della protesta è stata la scomparsa o il sequestro, anche in pieno giorno, di decine di giovani ad opera di persone in abiti civili, con il viso coperto e dotate, in molti casi, di auto senza targa.
Tutti nel paese le identificano come unità di sicurezza speciali. La polizia nega che facciano parte del suo organico. L’ex vicepresidente Righati Gachagua, recentemente messo in stato d’accusa e sollevato dall’incarico, ha ripetutamente detto che si tratterebbe di unità sotto copertura.
Nei giorni scorsi, durante una conferenza stampa tenutasi nella sua casa, nella contea di Nyeri, ha aggiunto inquietanti dettagli: «C’è un’unità nel centro di Nairobi che opera dal 21° piano di un palazzo, comandata da un certo Abel. Sveleremo il suo nome completo entro una settimana» se i giovani detenuti segretamente non saranno rilasciati.
Conferma così un modo di fare, e di parlare, sopra le righe, in questo caso radicato in informazioni che, sembra suggerire, sono a conoscenza di pochi agli altissimi vertici del potere. Certo, simili dettagli sarebbe meglio fornirli al tribunale oltre che ai giornalisti, ma tant’è, lo scalpore è assicurato.
Coro di condanne
Ha usato parole pesanti anche il leader dell’opposizione Raila Odinga. In un’intervista rilasciata alla rete televisiva nazionale Citizen Television il 27 dicembre scorso e ampiamente ripresa dal Daily Nation, il quotidiano più diffuso del paese, ha paragonato le squadre accusate dei rapimenti a quelle operanti ad Haiti ai tempi del feroce dittatore “Papa Doc”. «Assomigliano ai Tonton Macoute, le forze paramilitari del generale Papa Doc Duvalier».
Sui sequestri è stato altrettanto chiaro: «I sequestri di persona sono ripugnanti e un affronto alla legge del nostro paese». Ha poi osservato che i colpevoli sembrano essere sicuri dell’impunità perché agiscono alla luce del giorno, pubblicamente, e non si preoccupano dei video che riprendono i loro abusi.
Ha anche detto che si tratta certamente di uomini degli apparati di sicurezza perché usano manette che sono in dotazione solo ed esclusivamente a loro.
Ha aggiunto che «questi sviluppi sono molto pericolosi. Sembra di essere in uno stato mafioso dove non si è sicuri di sé stessi». E ha rincarato la dose dicendo che questo modo di operare come «gangster, è qualcosa che non possiamo tollerare nel nostro paese», evocando anche i ricordi degli anni del partito unico, della dittatura di Daniel Arap Moi, quando le sparizioni, le detenzioni in incommunicado e le torture erano all’ordine del giorno.
Altri numerosi leader si sono uniti al coro delle condanne. Tra gli altri Kalonzo Musyoka – che, nel caso in cui Raila Odinga diventasse presidente dell’Unione Africana, potrebbe essere il prossimo leader dell’opposizione -, l’ex governatore della contea di Makueni, Kivutha Kibwana, il senatore della contea di Busia, Okiya Omtatah, che ha presentato un esposto al tribunale sul problema. E tanti altri, rappresentanti politici e istituzionali ben noti nel paese.
82 persone scomparse in 5 mesi
Parole così dure e un’alzata di scudi così ampia sono motivate dalla sparizione e dal sequestro documentato di 82 persone dallo scorso mese di giugno, quando sono cominciate le proteste per le tasse organizzate dai giovani della GenZ.
Di 29 non si sa ancora niente. Lo ha denunciato la Commissione nazionale del Kenya sui diritti umani, (KNCHR), ente di controllo parastatale che già a novembre aveva duramente condannato l’escalation di abusi di polizia sui civili, che ha precisato: “… i sequestrati erano espliciti dissidenti” che si sono espressi particolarmente attraverso le piattaforme sociali.
Leader delle proteste antigovernative, insomma, esponenti della GenZ a tutti gli effetti. Tanto che l’organizzazione degli studenti del Kenya (KUSO) ha chiesto una commissione indipendente che indaghi sui casi di sparizione e sequestro, osservando che la maggior parte delle vittime viene dai college e dalle università.
Il 29 dicembre il direttore della Procura generale, Rendon Ingonga, ha ordinato alla polizia (National Police Service – NPS) e all’Autorità indipendente di controllo della polizia (Independent Police Oversight Authority – IPOA) di accelerare le indagini e di presentare un rapporto entro tre giorni.
Nel corso del mese di dicembre si è verificata un’escalation che ha determinato la giornata di mobilitazione del 30 dicembre. Sono stati 7 i giovani sequestrati in pochi giorni, tra cui Gideon Kibet, conosciuto con il nome d’arte di “Kibet Bull”, vignettista pungente, con un numeroso seguito.
Ha fatto scalpore anche un sequestro perpetrato il 27 dicembre ad Embu, cittadina del Kenya centrale. Billy Mwangy, uno studente universitario, è stato preso in pieno giorno da uomini armati non identificati mentre faceva la fila dal barbiere. L’episodio ha scatenato il caos in città.
Proteste, brutale repressione e arresti
Embu, insieme alla cittadina non lontana di Karatina sono stati tra i punti caldi della protesta di ieri. Le manifestazioni più numerose e agguerrite si sono avute a Nairobi e a Mombasa, dove la polizia è intervenuta con gas lacrimogeni e spari ad altezza d’uomo, provocando diversi feriti.
Numerosi anche gli arrestati. Tra gli altri Okiya Omtatah, il senatore di Busia già nominato, che si era incatenato con altri attivisti che cantavano in coro di essere manifestanti pacifici.
Ha passato la notte in carcere e non avrebbe potuto ricevere la visita neppure di Martha Karua, candidata alla vicepresidenza in tandem con Odinga, leader di un partito di opposizione e soprattutto, in questo caso, ben noto avvocato. Sembra che il senatore potrebbe essere processato per direttissima entro la giornata di oggi 31 dicembre.
Ieri, sembra di poter dire anche a seguito delle proteste, la Corte Suprema ha ordinato l’immediato rilascio di 6 giovani presi, con ogni evidenza, dalla polizia.
Anche il presidente William Ruto è intervenuto sulla questione nei giorni scorsi, per dire che si impegna a mettere fine allo scandalo e per invitare le famiglie ad educare meglio i propri figli, che, ha precisato, devono essere più rispettosi delle leggi del paese.
Intanto nelle strade gli slogan che lo invitano ad andarsene sono risuonati con rinnovata forza.
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