Ferrara Erano altri tempi, la comunicazione viaggiava a ben altre velocità, internet era un mondo sconosciuto ai più, i telefonini (altro che smartphone…) oggetti dal prezzo elevato e dai costi di utilizzo tali da consigliarne un uso morigerato. Così, quel 30 dicembre del 1994, in redazione arrivò una telefonata dai colleghi dal Centro di Pescara, quotidiano regionale dell’Abruzzo: «Guardate che qui è morto un giocatore di pallavolo russo, credo che riguardi anche voi…».
Il caposervizio dello sport, per fortuna, era ancora alla scrivania, nonostante l’ora di cena fosse già passata. Raccolse tutti gli elementi, scrisse il pezzo, un’esclusiva di quelle che pesano, visto che il giornale del 31 è buono per due giorni. Quel giocatore russo non era uno qualunque, ma Andrej Kouznetsov, già capitano della Nazionale sovietica, il fuoriclasse che Vanni Monari portò a Ferrara qualche mese prima per poter ambire alla promozione in A1.
Era la Les Copain Jeans dei vari Giulio Di Toro, Roberto Pietrelli, Giancarlo Snidero e Lorenzo Cavallini, Paolo Pascucci, ma anche dei ferraresi Paolo Ferrioli, Marco Roversi, Marco Fabbrini, Maurizio Carli, Luca Roversi, Andrea Gelli, Luca Stagni e Massimiliano Vitali. Ad allenarla era Nino Beccari, con vice Roberto Poli.
È proprio con il coach ravennate che ieri abbiamo ricordato quell’uomo strappato troppo presto alla vita: con la famiglia, moglie e due figli piccoli, stava scendendo a Gioa del Colle, dove aveva giocato in precedenza, per andare a trascorrere il capodanno da amici e fu proprio Beccari a prestargli la sua auto, una station wagon, per rendere più comodo il viaggio; all’altezza di Francavilla al Mare, provincia di Chieti, lungo l’autostrada A14, un’altra auto rientrando dal sorpasso troppo presto, toccò quella guidata da Kouznetsov sull’anteriore, lanciandola in una girandola mortale, da cui per fortuna i figli piccoli uscirono senza un graffio e la moglie solo con un braccio rotto, mentre Andrej lasciò la vita sull’asfalto e il conducente che provocò la tragedia nemmeno si fermò.
Beccari risponde al telefono e non ha dubbi: «Mi hai chiamato per Andrej…».
Il legame era forte, trent’anni fa, ma con il tempo si è allontanato dalla sua famiglia: «La moglie si è risposata a Gioia del Colle, il ragazzo che porta il nome del padre non l’ho mai visto giocare, la figlia sta in Svizzera. Ci siamo un po’ perso di vista».
Poi, torna su Andrej: «Il destino crudele portò via due degli astri russi della pallavolo, Kouznetsov e Sapega. Andrej era uno di quei giocatori, come Kiraly, Vujevic, quei grandi giocatori che erano tessuto connettivo della squadra, oltre a essere grandi giocatori in tutti i fondamentali, riempivano spazi vuoti in difesa. Un paragone con un giocatore di adesso è difficile, la pallavolo è diventata molto più fisica e i giocatori sono delle “bestie”, però il nome che fare è quello di Oleh Plotnytskyi, l’ucraino che gioca a Perugia».
Ucraino come Kouznetsov, che poi scelse di diventare russo con il disfacimento dell’Urss.
Beccari ricorda Andrej anche come persona: «In più aveva una modestia incredibile, per quanto fosse grande in campo, fuori era un timido. Aveva un forte senso dell’ironia, i siparietti tra lui e Vanni Monari erano uno spasso: ho avuto la fortuna di fare l’allenatore con degli amici, assieme erano una battuta attaccata all’altra».
A prevalere, per tutti, era però la grandezza del giocatore, arrivato a Ferrara con l’aurea di chi ha scritto pagine di livello internazionale nel volley: argento olimpico a Seul 1988, bronzo al mondiale in Brasile nel 1990, due ori e un bronzo europei (Belgio 1987, Germania 1991 e Finlandia 1993, il secondo vinto dall’Italia dei Fenomeni dopo quello del 1989 con la telecronaca Rai di Iacopo Volpi conclusa con la celeberrima frase “adesso la Russia siamo noi”).
«Nella mia piccola carriera – riprende Beccari – quell’anno lì a Ferrara l’ho portato tante volte ad esempio: il gruppo si è ricompattato e siamo andati su. Eida arrivò dopo oltre un mese e gli si giurò una caviglia, ma lui volle giocare lo stesso a Macerata, poi Giulio Di Toro non era in forma e al suo posto fece una gran partita Pascucci, ma anche Pietrelli contro Cherednik, Margutti, Bachi, Vescovi che palleggiava e Paolini in panchina. Vincemmo in casa e fuori con Macerata. Tutti diedero il 110% dopo la morte di Kouznetsov».
Su tutti, Luca Roversi, chiamato a sostituire il campione russo e il mancino lo fece in maniera impeccabile nel primo match, quello con il lutto al braccio, ad Asti: «Ma fece una grandissima partita anche giocando in casa contro il Brescia allenato da Anastasi, squadra accreditata quanto noi per la promozione. Hanno tutti dato tantissimo, è stato un piccolo miracolo sportivo. Perdemo a Napoli contro la Com Cavi di Van der Meulen, quello sì. Non mi attribuisco nessun merito per quella promozione, senza dover fare tanti discorsi, quella squadra dava il 110%. Ne ho avute squadre forti, ma un’atmosfera così non l’ho mai più ritrovata».
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