La presenza del lupo in Lombardia cresce, ma il suo ritorno solleva preoccupazioni e dibattiti tra tutela e gestione: avvistamenti nell’ultimo anno dall’alto Lario all’Oltrepò Pavese.
Il ritorno del lupo in Lombardia
L’Oltrepò Pavese, insieme ad altre zone montuose della Lombardia, sta vivendo un fenomeno che sta attirando sempre più attenzione: il ritorno del lupo. Animali che un tempo erano (o sembravano) spariti dalla regione, ora stanno rioccupando gli spazi che un tempo abitavano, generando sia preoccupazioni che speranze.
Ultimi avvistamenti includono branchi di lupi che attraversano le piste da sci di Santa Caterina Valfurva, in Valtellina, o che si avvicinano alle case di Morterone (LC), nelle vicinanze del Resegone, suscitando sorpresa e timori tra gli abitanti.
Il lupo, da tempo simbolo di un ecosistema sano, ha avuto un ritorno significativo. Con 21.500 esemplari in Europa e oltre 3.000 in Italia, circa un migliaio di lupi si sono stabiliti nelle regioni alpine italiane, con una stima di circa un centinaio di esemplari in Lombardia. Questo incremento ha portato a una riconsiderazione del suo status di protezione: il Comitato permanente della Convenzione di Berna ha recentemente votato a favore del declassamento, suscitando la reazione di numerose associazioni ambientaliste, che hanno presentato ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Il progetto “Life WolfAlps EU”
Nel 2023, nell’ambito del progetto “Life WolfAlps EU”, sono stati rilevati 961 segni di presenza del lupo attraverso fototrappole, avvistamenti e richieste di risarcimento per predazioni. La crescita della popolazione è evidente, ma non priva di implicazioni per gli agricoltori e le comunità rurali.
8 branchi in Oltrepò Pavese
In Lombardia, i lupi si trovano in diverse aree, dall’Oltrepò Pavese fino alla Valtellina, passando per l’alto Lario. Con 21 branchi distribuiti nel territorio, il lupo sta cercando di adattarsi a un ambiente che si è modificato nel corso degli anni, con un aumento delle prede e una crescita delle aree protette.
I dati più recenti indicano che circa 8 branchi si sono stabilizzati regolarmente in Oltrepò, mentre altri 9 prediligono le zone alpine, con alcuni di essi che si spingono anche verso la Svizzera e la provincia di Trento. Inoltre, sono stati segnalati 4 branchi che si avventurano fino alle zone di pianura.
Coesistenza tra uomo e natura
Nel corso del 2023, sono stati registrati circa un centinaio di attacchi da parte dei lupi, causando danni stimati intorno ai 700 mila euro.
L’incontro con i lupi non è più un evento eccezionale dimostrando quanto la presenza di questi animali si sia estesa anche nei centri urbani. L’allarme crescente ha portato all’azione delle comunità locali, con molte petizioni popolari che chiedono un intervento immediato da parte delle istituzioni, con la Regione Lombardia in prima linea.
Tuttavia, il ritorno del lupo porta con sé la necessità di ripensare le pratiche agricole e le modalità di coesistenza tra uomo e natura. Giacomo Zamperini, presidente della Commissione Montagna in Lombardia, sottolinea che le normative devono essere aggiornate per permettere una gestione più efficace del fenomeno, che includa misure preventive come le reti elettrificate per proteggere il bestiame.
Il dibattito sulla convivenza
La presenza crescente del lupo ha sollevato un acceso dibattito. Mentre alcune zone della Lombardia, come la Valtellina, hanno raccolto firme per adottare politiche simili a quelle dei Grigioni in Svizzera, dove i lupi sono stati abbattuti per ragioni di sicurezza, le organizzazioni ambientaliste invitano alla cautela.
Il Wwf, ad esempio, ribadisce che le paure alimentate dalle tradizioni e dalle leggende non devono prevalere sulla razionalità: i lupi non rappresentano un pericolo per l’uomo e la loro presenza non deve generare psicosi collettiva.
Il ritorno del lupo in Lombardia e in altre regioni alpine porta con sé una riflessione cruciale sulla gestione della biodiversità. Sebbene il lupo sia un predatore naturale, le sue incursioni nelle aree abitate devono essere affrontate con strategie basate su studi scientifici solidi, per garantire una coesistenza pacifica tra l’animale e le comunità umane.
Mentre l’equilibrio ecologico è fondamentale, non si può dimenticare la necessità di tutelare anche le popolazioni rurali che potrebbero sentirsi minacciate dal ritorno di una specie tanto iconica quanto controversa.
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