Meloni «apprezza» il discorso di Mattarella, ma le ombre descritte su sanità e detenuti non fanno piacere

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di
Monica Guerzoni

Tra i punti critici anche il passaggio sul clima

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Con una nota divulgata a tempo di record, Giorgia Meloni ha messo nero su bianco parole come cordialità, apprezzamento, condivisione e gratitudine. E ha tenuto per sé ogni alzata di sopracciglio, ogni fischio che le parole di Sergio Mattarella hanno fatto risuonare nelle sue orecchie e in quelle degli esponenti dell’esecutivo.

Meloni e Mattarella si erano sentiti nel pomeriggio per la nomina del nuovo commissario all’alluvione. A sera lei ha richiamato il Quirinale per rivolgere al presidente «i migliori auguri per il 2025 e per la prosecuzione del suo mandato». Nel «cordiale» colloquio lampo, la premier ha espresso a Mattarella il suo «apprezzamento personale» e quello del governo e lo ha ringraziato per aver ricordato «l’importante momento della presidenza del G7» e «il forte impegno dell’Italia» negli scenari di crisi.




















































Meloni fa sapere di aver gradito il richiamo «al valore fondante del patriottismo, come motore dell’azione quotidiana e sentimento vivo che muove l’impegno di quanti sono al servizio della cosa pubblica». Eppure, a molti fedelissimi non è sfuggito come il concetto di patriottismo espresso da Mattarella sia molto diverso da quello che ispira la politica dei sovranisti, in particolare nel passaggio su migranti e integrazione e nel cenno alla cittadinanza. Ma Giovanni Donzelli invita a «non strumentalizzare le parole trasversali» di Mattarella.

Fonti di governo fanno notare con soddisfazione come il capo dello Stato abbia «volato alto», si sia tenuto alla larga dai conflitti dell’attualità politica e abbia risparmiato alla premier una nuova moral suasion sulle tensioni con i magistrati e sui giudici costituzionali ancora da eleggere. Con assai meno soddisfazione sono stati letti nella maggioranza i passaggi in cui il presidente disegna un’Italia «luci e ombre», che a tratti stride con la narrazione ottimistica di un Paese che «torna a correre e a stupire», come ama dire Meloni. A Palazzo Chigi non ha fatto piacere, vista la battaglia quotidiana del Pd di Elly Schlein sul fronte della sanità, che Mattarella abbia denunciato le «lunghe liste d’attesa».

Il richiamo di Mattarella «ai positivi segnali macroeconomici, in particolare sull’export e sull’occupazione» è invece «condivisibile» per Meloni, che si è impegnata a intensificare l’azione del governo «per ridurre le aree di precarietà e lavoro povero». La premier ha apprezzato che Mattarella abbia lodato come «incoraggianti» i numeri dell’occupazione che lei ha più volte rivendicato con orgoglio, ma si è adombrata quando il capo dello Stato ha acceso i riflettori su precarietà, bassi salari e cassa integrazione. Un altro passaggio che a Palazzo Chigi è stato letto con disagio riguarda il Sud. Meloni si è tenuta la delega e pensa che il Mezzogiorno sia la «locomotiva d’Italia», il presidente invece invita a «colmare le distanze» con il Nord e a non trascurare la «disuguale disponibilità di servizi». Un monito destinato a pesare quando i partiti torneranno a litigare sull’Autonomia.

Sul disagio giovanile, Meloni ha espresso «piena condivisione». Mentre avrebbe condiviso assai meno lo sprone a prendere sul serio i cambiamenti climatici per prevenire le alluvioni. E non è certo un caso se nella nota della presidenza del Consiglio non ci sia un passaggio sulle carceri, visto che Mattarella ha richiamato al rispetto delle norme costituzionali sulla detenzione. I detenuti devono poter respirare «un’aria diversa» da quella che li ha portati al crimine, ha auspicato il capo dello Stato, con grande soddisfazione di chi, a sinistra, ci ha letto un richiamo alla frase choc del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro sui detenuti al 41bis («Noi non lasciamo respirare chi è nel blindato»).

L’applauso è bipartisan, ma ognuno tira la coperta quirinalizia dalla sua parte. Matteo Salvini condivide la speranza di pace espressa da Mattarella e ne approfitta per rilanciare la sua «grande fiducia» in Trump. Infine, chi a destra ha apprezzato la provocazione di Libero su «Mussolini uomo dell’anno», non deve aver apprezzato il richiamo di Mattarella agli ottant’anni della Liberazione dal nazifascismo.

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2 gennaio 2025 ( modifica il 2 gennaio 2025 | 07:38)

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