Vigevano, chiude lo storico «Caffè commercio», aperto dal 1896 sotto i portici di piazza Ducale: «Costi insostenibili»

La sua storia ultracentenaria segue quella della città di Vigevano (Pavia). Con vari nomi, il caffè Commercio esiste dal 1896 e, sotto i portici di piazza Ducale, è stato il punto di riferimento per i turisti, la buona borghesia cittadina e, ultimamente, una clientela più giovane. Il «salotto nel salotto» chiude i battenti: l’ultimo giorno di servizio sarà il 6 gennaio. Poi saracinesche serrate per il locale più antico della città e l’incognita di una riapertura al momento non prevista.

A Vigevano la notizia di ha creato scalpore e amarezza. Il presidente della holding che gestisce il locale è l’imprenditore Enzo Stilla. Aveva rilevato l’attività nel 2015 investendo oltre 2 milioni di euro per sistemare gli spazi, arredandoli in stile contemporaneo. Rinnovato, il locale ha rivisto la luce tre anni dopo mantenendo il nome storico. «L’ho fatto — aveva spiegato — per amore del luogo che mi ha accolto, a 16 anni, quando sono arrivato dalla Calabria senza nulla per raggiungere mio padre emigrato». 

Durante i lavori di ristrutturazione erano stati scoperti un pozzo del 1492 che fungeva da ghiacciaia e parte delle fondamenta dell’adiacente castello Sforzesco. Tutto è diventato un’attrazione per i clienti e i curiosi. Si prendeva l’aperitivo, infatti, e si potrà farlo per un’altra manciata di giorni, con la vista di vestigia rinascimentali. In veranda, d’estate, invece si era a pochi passi dalla facciata concava del duomo barocco. Q

uesto scenario da cartolina non è bastato. «A Vigevano e in tutta la provincia di Pavia — spiega Stilla — stanno sparendo le aziende e nessuno investe sul territorio, sia a causa della viabilità obsoleta che ostacola il commercio, sia per ragioni che non so spiegare fino in fondo. L’impegno, di energia e di denaro, in questi anni è sempre stato costante, nonostante le difficoltà e i disagi per gli esercenti del centro storico di Vigevano. Un esempio sono i costi del plateatico che ogni anno, tra suolo pubblico, smontaggio e rimontaggio, superano i 30 mila euro. O ancora l’impossibilità data dal regolamento comunale di usare corde e fioriere per delimitare il dehors, facendoci perdere il controllo sull’afflusso di clienti e di conseguenza rendendo necessaria la presenza di una persona in più in turno, che va quindi regolarmente stipendiata».

Il fattore emotivo, la voglia cioè di tenere in vita questa istituzione e di garantire a Vigevano il proprio angolo elegante, non è stato più sufficiente. Il locale era in perdita secca: all’interno della holding che gestisce le imprese di Stilla, il bar Commercio era ormai definito un «ramo secco» e a nulla è servita la decisione dei proprietari dei muri di dimezzare l’affitto, né la riduzione del personale. «In alcune serate — prosegue l’imprenditore — la piazza è semideserta. E una minore disponibilità economica della clientela, ha fatto il resto». Un’atmosfera malinconica che ha portato al capolinea lo storico caffè vigevanese. «Ho il cuore spezzato — conclude Stilla —, soprattutto per i dipendenti che hanno perso l’impiego. In 40 anni di attività imprenditoriale e con decine di progetti realizzati il mio obiettivo è sempre stato creare posti di lavoro. Non licenziare. Non è stato facile quindi dare la comunicazione ai lavoratori, a inizio dicembre. Tuttavia, sempre di comune accordo con la proprietà, le attrezzature non verranno smontate subito: chi vorrà nel prossimo futuro rilevare la gestione, sarà così agevolato». Se non ci saranno manifestazioni d’interesse l’insegna, i tavoli e il bancone spariranno, e Vigevano si ritroverà un po’ più vuota.

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