Il sudcoreano è accusato di aver provocato un crac di 45 miliardi di dollari dopo il crollo di TerraUSD. Trump ha promesso di trasformare gli Stati Uniti nella capitale mondiale delle criptovalute. E il «nemico» Gensler, presidente della Sec, si dimetterà il 20 gennaio
L’ultimo giorno del 2024 si è chiuso con l’estradizione dal Montenegro agli Stati Uniti di uno dei re delle criptovalute, il sudcoreano Do Kwon, 33 anni, laurea in informatica alla Stanford University, ricercato negli Usa con l’accusa di frode, per aver ingannato gli investitori sulla stabilità della sua valuta virtuale TerraUSD e della valuta sorella Luna. Il collasso, nel maggio 2022, è costato 45 miliardi di perdite agli investitori di tutto il mondo.
Kwon era stato arrestato nel marzo 2023, mentre cercava di lasciare la capitale del Montenegro Podgorica diretto a Dubai con un passaporto falso del Costa Rica. Ed è ricercato anche in Corea del Sud per evasione fiscale.
TerraUSD, lanciata dalla piattaforma Terraform Lab di cui Kwon è co-fondatore e Ceo, era una cosiddetta «stable coin», una valuta progettata per mantenere un prezzo costante di un dollaro, perché ancorata ad asset stabili, in questo caso al dollaro, per prevenire drastiche fluttuazioni di prezzo. Però il 17 maggio 2022, quando un gruppo di importanti investitori comincia a vendere criptovalute per centinaia di milioni di dollari, le riserve non bastano a tenere l’ancoraggio, che si spezza. TerraUSD sprofonda in una settimana fino a 10 centesimi, accompagnato dalla caduta della valuta sorella Luna, che precipita dal picco storico di oltre 119 dollari a zero.
Il crollo è provocato da una specie di corsa allo sportello virtuale, dove invece della banca c’è una piattaforma online. Ma le perdite sono reali e si riflettono sull’intero ecosistema cripto. Che oggi, però, sembra vivere una nuova età dell’oro in attesa dell’insediamento dell’amministrazione Trump.
Il presidente eletto, che in passato aveva definito il bitcoin «una truffa», durante l’ultima campagna elettorale, finanziata anche con i guadagni delle criptovalute, non solo ha cambiato idea, lanciando la propria attività di cripto valute, ma ha promesso di «trasformare gli Usa nella capitale cripto del pianeta» e ha messo la questione tra i punti di cui si occuperà «dal primo giorno».
Il suo super finanziatore e uomo ombra, Elon Musk, non è da meno. Da ieri il proprietario di Tesla e Space X, nonché uomo più ricco del mondo, ha cambiato il suo nome sul suo social network X (ex Twitter). Ora si chiama «Kekius Maximus», il nome di una criptovaluta, il cui valore, dopo la decisione di Musk, si è impennato di oltre il 1.400% il 31 dicembre e l’1 gennaio era in volo di un altro 122%.
Ma la parabola di Do Kwon insegna che servono norme rigorose e regolatori inflessibili per proteggere gli investitori, in particolare i piccoli risparmiatori. Che cosa succederà con l’avvento di Donald Trump e la sua promessa di cambiare le regole dell’industria? I primi segnali non sono per nulla positivi. Il presidente della Sec, Gary Gensler, che durante il suo mandato è diventato il nemico pubblico numero uno delle criptovalute ed è stato il grande inquisitore dell’imprenditore sudcoreano, ha già annunciato che si dimetterà il 20 gennaio, giorno dell’insediamento di Trump alla presidenza.
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