Crisi industriali, in Campania ci sono 5 mila lavoratori con il fiato sospeso

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di
Emanuele Imperiali

Dall’automotive all’aerospazio: un quinto delle vertenze nazionali riguarda il nostro territorio. L’eredità che alla regione lascia il 2024 è pesante

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Sette tavoli di crisi aperti in sede di ministero delle Imprese e del Made in Italy — guidato da Adolfo Urso — sui 35 nazionali. Un quinto del totale, insomma: tra cui quelli su Jabil e Softlab, che insieme contano più di 600 lavoratori, quello di Almaviva che impiega 44 addetti in sede locale, e quello della Dema a Somma Vesuviana, che opera nel comparto dell’aerospazio. In fase di monitoraggio, poi, ci sono i tavoli di Italian Green Factory (ex Whirlpool), Trasnova, Fos, ed ex Industria Italiana Autobus. E, ancora, i 65 lavoratori della Metro di Pozzuoli. Circa 5 mila lavoratori tra diretti e indotto che rischiano il licenziamento. L’eredità che alla Campania lascia il 2024 è pesante. 

La crisi dell’automotive è davvero profonda

Troppe vertenze e crisi irrisolte da anni. Senza considerare tutte le altre numerose realtà dell’indotto, più di 400 aziende solo nell’orbita di Stellantis. Essere riusciti a salvare per un anno la subfornitrice Trasnova non deve illudere, la crisi automotive è davvero profonda, non solo al Sud ma in Italia, in Europa e in tutto il mondo occidentale. Le promesse, fatte al tavolo delle trattative con il colosso automobilistico franco-italiano, per il futuro di Pomigliano sono interessanti ma vanno verificate con i gesti concreti: dal 2028 nello stabilimento napoletano dovrebbe essere installata la nuova piattaforma sulla quale è prevista la produzione di due nuovi modelli compatti. E qui sarà prodotta la Pandina fino al 2030. Ma con quanti addetti? E ci sarà ricorso alla cassa integrazione di cui finora Stellantis ha fatto massicciamente uso? Squarciare il velo sulla forza lavoro sarà uno dei primi obiettivi che il sindacato si dovrà porre nel 2025, anche perché non c’è la copertura degli ammortizzatori sociali per tutti i circa 4mila dipendenti del Gianbattista Vico. 




















































I dubbi del sindacato

Non a caso il leader della Uil regionale Giovanni Sgambati insiste sul fatto che la continua delocalizzazione sulla subfornitura sia un grave errore di Stellantis. L’incontro con il presidente Vincenzo De Luca non ha soddisfatto le aspettative di Cgil e Fiom, che chiedono alla Regione di far valere il proprio peso nei confronti del Governo assumendo un indirizzo politico e di gestione della vertenza per quelle che sono le competenze e risorse campane, a partire dai fondi del PNRR, da una costituzione di una cabina di regia per monitorare il settore automotive su scala territoriale e porre in essere provvedimenti per creare condizioni attrattive di investimento. Come sollecitano i segretari generali di Fiom Campania, Napoli e Avellino, Massimiliano Guglielmi, Mauro Cristiani e Giuseppe Morsa. 

Il frequente ricorso alla cassa integrazione

In Campania sono state circa 26 milioni le ore di cassa integrazione autorizzate fino a settembre del 2024, con un balzo in avanti del 18% rispetto all’anno precedente. Nella sola provincia di Napoli le ore di Cig sono state quasi 14 milioni, con un aumento del 32%. Ha ragione il segretario della Cgil campana Nicola Ricci quando sostiene che Napoli, pur tra tanti problemi e contraddizioni, ha anche potenzialità, se si pensa alla città metropolitana non solo come attrattore di turismo, ma anche al suo patrimonio manifatturiero, che richiede qualità del lavoro e di formazione per mettere in condizione chi è uscito dal ciclo produttivo di riqualificarsi.
L’unica luce in fondo al tunnel sembra quella lasciata dallo stabilimento ex Whirlpool di Napoli, ormai quasi abbattuto del tutto per dar vita alla Italian Green Factory, la fabbrica che darà lavoro ai circa 300 lavoratori rimasti a quasi sei anni dall’inizio della vertenza. Grazie alla mediazione della Zes guidata da Giosy Romano

Il lavoro «povero»

Crisi industriali e lavoro povero sono le due facce di una stessa medaglia. Tanti, troppi campani si sono impoveriti per la bassa capacità di acquisto in base ai magri stipendi attuali. Senza considerare che il 2024 è stato l’anno della cancellazione di una misura di contrasto alla povertà come il Reddito di Cittadinanza, che, pur tra tante criticità, aveva però il pregio di essere universalistica, a differenza dell’Assegno di Inclusione. I numeri sono impietosi, c’è stato un calo di oltre 71mila nuclei familiari che hanno potuto usufruirne, più di 156mila persone. Il dossier regionale sulle povertà 2024 della Caritas Campania ha rivelato che sono oltre 15mila le famiglie assistite. Il dato sul rischio povertà nella Regione fa tremare le vene ai polsi, quasi un campano ogni due .

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3 gennaio 2025 ( modifica il 3 gennaio 2025 | 07:21)

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