Dieci punti per la rinascita delle aree interne nel 2025

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Dieci punti che vedono UNCEM lavorare e pensare per il 2025 a una strategia fatta di concretezza, fiducia ed entusiasmo per la rinascita delle aree interne

L’AQUILA – Sanità e istruzione territoriali, no al colonialismo delle grandi aziende, innervamento digitale, più impegno dalle Regioni e spazio agli Enti locali. Sono solo alcuni dei dieci punti programmatici per il 2025 proposti dall’UNCEM, l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani, che da oltre 60 anni raggruppa e rappresenta i comuni interamente e parzialmente montani, oltre ad associare varie amministrazioni ed enti operanti in montagna. È un bacino territoriale pari al 54% di quello nazionale e nel quale risiedono oltre 10 milioni di abitanti.

Appello che ha trovato risonanza nel tradizionale discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha dedicato una particolare attenzione alle sfide che l’Italia è chiamata ad affrontare, con un focus specifico sul fenomeno dello spopolamento delle aree interne. Il capo dello Stato ha evidenziato come il recupero delle zone meno urbanizzate non debba essere visto solo come un dovere sociale, ma soprattutto come una grande opportunità. Le aree interne, con il loro patrimonio naturalistico, culturale e storico, rappresentano una risorsa straordinaria per l’Italia, che può diventare un motore di sviluppo economico e sociale se supportato da politiche mirate.

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Un tema sollecitato anche dalla nostra Costituzione, che all’articolo 44 recita: “La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane” e che riguarda in modo significativo la regione Abruzzo, che da sempre ha avuto un rapporto profondo con la montagna e i piccoli borghi. Dei 305 comuni abruzzesi, 224 sono infatti classificati come comuni montani (106 nella sola provincia dell’Aquila). Eppure, nonostante tanta bellezza e ricchezza, le aree interne della regione sono ormai da anni vittime di un processo di spopolamento che minaccia il mantenimento della loro identità e la sostenibilità del loro sviluppo. Lo confermano i recenti dati ISTAT: il costante calo della popolazione, il progressivo invecchiamento dei residenti, lo spostamento dei giovani verso le città in cerca di opportunità lavorative, chiusura di scuole, uffici postali, attività commerciali e piccoli negozi, con un conseguente svuotamento dei centri abitati e difficoltà di accesso ai servizi essenziali.

L’Abruzzo non è però rimasto immobile di fronte a questa problematica. Negli ultimi anni sono state messe in campo diverse iniziative per contrastare lo spopolamento delle aree interne e favorire un ritorno a una crescita sostenibile. Fondi europei e nazionali sono stati destinati alla valorizzazione dei piccoli borghi, alla riqualificazione dei centri storici e al miglioramento delle infrastrutture e le amministrazione hanno promosso iniziative di attrazione di giovani imprenditori. Quali sono allora i dieci punti su cui lavorare per un 2025 di rinascita e sviluppo?

1. Montagna, aree interne e zone rurali sono perno della nuova strategia di crescita dell’Italia, secondo le direttrici Uncem: Green economy con le Green Community, innovazione, sostenibilità, Smart economy.

2. “Una ambulanza e un medico di base in ogni Comune” per costruire un nuovo welfare pubblico – a partire dalla sanità territoriale – che colmi i divari strutturali del vivere in montagna, agendo su scuola, sanità, trasporti.

3. Cambiamenti climatici e crisi demogratica,

due terreni di azione cuore della nuova politica montana che dobbiamo mettere in campo. Fuori da noi, c’è troppa sottovalutazone dei disastri climatici che arrivano prima in montagna. Creiamo “patti”, “città delle alpi insieme con le valli”, Appennino Parco d’Europa in legame con le zone urbanizzate.

4. Legge forestale, legge sulla Green Economy, legge sui piccoli Comuni agiscono efficacemente, completando il quadro normativo con una legge sulla montagna che non rimanga inattuata come la precedente 97/94. Dalle Regioni serve più impegno. Si attuino strategie integrate [aree interne, green community, foreste, sviluppo sostenibile].

5. I LEP devono riconoscere la specificità montana. Con autonomia per le Autonomie.I LEP, livelli essenziali devono tener conto della peculiarità montagna come area di sovracosti strutturali permanenti, che devono essere garantiti per il diritto di cittadinanza di tutti.

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6. Le aziende pubbliche (Enel, Eni, Anas, Ferrovie dello Stato, Rfi, Terna, ecc. non devono più considerare il territorio come logica coloniale, ma devono cominciare a investire in montagna creando valore sociale.

7. Sulle concessioni idroelettriche parte una fase nuova, sono da rivisitare attraverso il ristoro ai territori e gli investimenti da realizzare. Non solo le Regioni ai tavoli di concertazione, ma anche gli Enti locali.

8. L’innervamento digitale della montagna è

obiettivo prioritario. I Comuni ne sono il perno.

Sula digitalizzazione serve uno scatto, con investimenti e sincronizzando Piano banda ultralarga, Piano Italia 5G, Piano Italia 1Giga. Piani non isolati.

9. Occorre prevedere il pagamento dell’uso delle reti immateriali da parte dei giganti del web, trovando risorse per investimenti nelle aree montane. Qui si innesta il lavoro su fiscalità differenziata, centri multiservizio, difesa del commercio di vicinato, contrasto alla desertificazione.

10. Nella logica della legge sui piccoli Comuni, va programmato insieme lo sviluppo locale, attribuendo ai Comuni [grandi e piccoli] associati la funzione operativa per crescita e investimenti, evitando colli di imbuto statali o regionali. Comunità montane o Unioni montane di Comuni siano per tutti: 500 aggregazioni di Comuni

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C’è un futuro possibile e che anzi ci attende, come sottolineato dal Presidente Mattarella, sia per l’Abruzzo, come per altre regioni italiane e non potrà che passare dal recupero delle aree interne. Gli auguri dell’UNCEM per il 2025 sono proprio questi: una sfida da vincere insieme, attraverso politiche mirate, investimenti e un forte impegno collettivo.



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