«Io e il mio compagno Matteo, insultati e picchiati da 10 persone a Capodanno. Ora non esco più di casa»

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Parla il 26enne di origini peruviane: aggredito a Roma «Ci hanno offeso ma non abbiamo reagito. Poi la scarica di botte da parte di giovanissimi»

«Ho paura, non esco più di casa e non so se riuscirò a lavorare ancora. Il timore è di incontrare ancora quei ragazzi e di essere aggredito. Quello che è accaduto, una violenza così feroce, ha segnato me e il mio compagno e non so come affronteremo il futuro». Un racconto dell’orrore, quello di Stephano Quinto, il 26enne di origini peruviane vittima, che insieme al compagno Matteo, è stato vittima di un’aggressione omofoba la notte di Capodanno a Roma. Il ragazzo racconta a Flaminia Savelli su Il Messaggero quello che ha vissuto la notte del 31. La coppia stava andando a cena da amici nel quartiere Malatesta quando un gruppo di ragazzi li ha notati dal balcone di un appartamento al primo piano di via Gabrino Fondulo. Sono partiti gli insulti dall’appartamento, violenze verbali ignorate dalla coppia. Poi ore dopo, quando la coppia stava rincasando è ripassata nella via. Stavolta però il gruppo è sceso, quattro ragazzi a cui, pochi istanti dopo, si sono aggiunti altri amici. Ed è partito il pestaggio. Dopo l’aggressione il branco è scappato via. La coppia è stata soccorsa e ora i carabinieri di zona indagano sulla vicenda.

La dinamica, gli insulti dal balcone e il pestaggio

«L’aggressione è avvenuta in due fasi: intorno alle nove di sera insieme a Matteo stavamo andando verso la fermata della metro Malatesta. Quando siamo passati sotto il balcone i ragazzi che erano affacciati. Lì sono iniziati gli insulti: “ricchioni”, “fr… di m…”. Abbiamo lasciato correre. Non abbiamo replicato, li abbiamo ignorati», racconta alla testata il 26enne. «Abbiamo proseguito, siamo andati alla cena con i nostri amici. La questione in realtà, almeno per noi, era finita lì. Eravamo offesi certo ma non volevamo rovinarci la festa. Poco dopo la mezzanotte siamo andati via perché a casa c’erano le nostre cagnoline e non volevamo lasciarle sole troppo a lungo soprattutto per i botti e i fuochi d’artificio. Intorno all’una quindi siamo ripassati lungo via Fondulo e la situazione, a quel punto, è precipitata». «Quando siamo arrivati sotto il balcone – spiega Stephano – il gruppetto era ancora lì. Io e Matteo ci stavamo tenendo per mano: gli insulti sono diventati ancora più pesanti. In particolare uno dei ragazzi è passato alle minacce: “Adesso scendo e vi meno”. A quel punto però Matteo ha risposto: “Nessuno vuole litigare, non roviniamoci la serata”». Nulla da fare. In pochi secondi il gruppo li raggiunge e li accerchia. Prima erano in quattro e prendono di mira il compagno di Stephano, Matteo. «Poi hanno cominciato con me. Quando sono finito a terra mi hanno preso a calci, a pugni. Mi hanno sputato addosso e intanto gridavano: “Ti piace così fr… di m…?”. Il mio compagno ha cercato di difendermi ma il gruppo è aumentato ancora. Alla fine erano almeno in dieci che a turno ci picchiavano e ci insultavano», racconta il giovane.

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La minaccia dei carabinieri, il video fatto cancellare

Sono riusciti a liberarsi perché Matteo, cellulare in mano, ha urlato al gruppo che stava filmando e che avrebbe consegnato tutto ai carabinieri. «Tra loro c’era anche una ragazza, la padrona di casa dell’appartamento dove stavano festeggiando. Era preoccupata di quello che sarebbe potuto accadere. Ancora minacciato, Matteo è stato costretto a cancellare il video e poi sono scappati via», ha raccontato il 26enne. I residenti in zona sono scesi per intervenire ma il pestaggio era già avvenuto. Poi i due sono andati in ospedale dove i medici hanno refertato 25 giorni di prognosi. Ora la palla passa agli inquirenti perché anche se hanno fatto cancellare il video dell’aggressione rimangono le telecamere di sorveglianza della zona. «Ho paura perché potrei incontrare quei ragazzi, non riesco a superare lo choc, la paura. Non so quando riuscirò a tornare a lavorare – racconta Stephano – sono un badante e sono impegnato con una famiglia che vive poco distante da me eppure non sono nelle condizioni di riprendere la mia vita di sempre. Non so come riuscire a superare quello che è accaduto a me e al mio compagno. La violenza, gli insulti, le botte da un gruppo di ragazzi giovanissimi».

(in copertina Stephano Quinto intervistato dal Tg3)



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